Giro di vite contro la movida violenta? Si può

L’episodio del ferimento di un ragazzo in una rissa non assurge neppure piu’ a notizia degna di prima pagina. E sì, perchè queste cose stanno diventando ormai un fatto quotidiano. Rientrano nell’ordinario gli eccessi della vita notturna (dalle risse agli atti di vandalismo), almeno  fino a che non ci scappa il morto, come, purtroppo, qualche volta è successo. Da mesi ormai, i luoghi frequentati e  preferiti della movida avellinese sono diventati terra di nessuno, dove ragazzi spadroneggiano, parcheggiando tra le aiuole e abbandonando bottiglie e ogni genere di rifiuto. Questi ragazzi hanno in comune una gran sete di libertà e divertimento, e purtroppo mostrano la tendenza all’uso di droghe e alcool, ma soprattutto palesano il rifiuto della morale convenzionale. C’è comunque da dire che i giovani non hanno spazio in questa città, e non hanno tante possibilità di divertirsi e conoscersi. La questione mi pare seria e sempre più urgente, visti i dati delle ultime statistiche, sia sul tasso di alcolismo sia sul numero di incidenti stradali dovuti agli eccessi nel bere.

Certo che  fare proposte, in questo momento (forse proprio perché non c’è nessuno che le raccolga) qualche lettore potrà dirmi che vaneggio. Forse perché questa città è orfana.  E’ priva di interlocutori. E’ priva di riferimenti certi. L’assenza di un governo della città, assicurato solo dal coraggioso Commissario (che a stento riesce a gestire l’ordinario) senza disponibilità finanziarie, fa del tempo un tiranno.

Occorre   incanalare la “movida” creando un attrattore di cultura, musica, divertimento, con un programma ricco e variegato, che abbracci vari eventi, di diversi generi musicali. E in attesa che venga reso funzionale l’ex Eliseo, si potrebbe “adottare” una strada, una piazza che possa magari diventare il simbolo del fare, senza restare a guardare e senza piangersi addosso.

Bisogna dotarsi, come già hanno fatto in molte città, di un “Patto di civiltà della cittadinanza”,  che passi attraverso una “Conferenza dei servizi”. Occorre procedere in modo diverso,  predisponendo strumenti che si tramutino in impegni concreti, come un’ordinanza, che è un atto serio.

Ai gestori dei locali bisogna spiegare che non  devono farsi carico dell’ordine pubblico, perché non spetta loro questo compito, ma possono vigilare sull’uso del suolo pubblico davanti ai loro locali, dove i giovani si trattengono a bere, affinchè i ragazzi non usino il suolo pubblico per fini privati. Insomma, chi sta in un locale deve bere dentro il locale, non oltre.

E’  venuto il momento che il Prefetto convochi il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, per verificare le situazioni più difficili, anche “per lo spaccio di droga”. Sarebbe opportuno fare una verifica delle misure già messe in campo, e seguirne l’efficacia, con un monitoraggio almeno ogni mese. Ma per fare ciò non debbono impegnarsi solo i rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, ma anche gli esercenti, i soggetti interessati,  le varie associazioni e la cittadinanza stessa. E perché no, anche con la presenza di una rappresentanza del “Movimento studentesco”. Occorre certamente il potenziamento della videosorveglianza. E serve, infine, che Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani si dividano il territorio da presidiare nelle zone maggiormente interessate da questo fenomeno.

La Dama Rosa

 

 

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