Avellino, Cisl Irpinia-Sannio: “Aggressioni agli operatori del 118, intervenga il Prefetto”
Manuale di sopravvivenza per operatori sanitari. Dovrebbe essere questo l’esame finale per chi intende intraprendere le professioni sanitarie. Perché ormai siamo all’indicibile. Le aggressioni in provincia di Avellino nei confronti del personale del 118 e del pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera Moscati di Avellino non si contano più sulle dita di una mano. Questa vota, ‘l’agguato’ si è consumato a Solofra ed è toccato proprio agli operatori del 118, autisti e infermieri. Lo stesso uomo che aveva bisogno di cure si è ribellato alla presenza dei soccorritori e li ha aggrediti con una spranga, colpendo dunque non solo le persone ma anche l’ambulanza che ha subito importanti danni.
“Gli operatori non sono armati se non della loro professionalità e della loro moralità che li spinge ogni giorno ad impegnarsi per il prossimo – spiega Massimo Imparato segretario generale Cisl Fp Irpinia Sannio – ma non possiamo permettere più che la storia continui a ripetersi. Ci rivolgeremo a sindaco e prefetto. A loro indirizzeremo un dossier in cui stiamo ricostruendo tutti gli atti di aggressione che si sono verificati negli ultimi tre anni, pandemia compresa, nei confronti del personale sanitario. Dalle nostre ricerche possiamo già dire che oltre il 70 per cento del personale aggredito è di sesso femminile e che nel 60 per cento dei casi a subire le aggressioni è il personale del pronto soccorso”.
In uno scenario da “Guerra civile – precisa Imparato – vogliamo nel frattempo attivare quelli che possono essere i protocolli del territorio con una richiesta specifica al sindaco di Avellino affinché possa convocare con somma urgenza comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e una seconda richiesta da avanzare al prefetto affinché possa aprire un tavolo sulla questione. Non possiamo e non vogliamo più che qualcuno si scagli contro chi ogni giorno svolge non solo una professione umanitaria ma che semplicemente si reca a lavoro. Il posto di lavoro dovrebbe restare uno dei luoghi dove sentirsi al sicuro e soprattutto tutelati. Non smetteremo mai di essere al fianco degli operatori sanitari valutando anche di costituirci parte civile nei processi che li vedono coinvolti”.