Avellino – Foggia 0 – 0, esordio agrodolce per mister Pazienza ma il bicchiere è terribilmente mezzo vuoto
Avellino – Foggia 0 – 0
Avellino : Ghidotti, Cionek, Benedetti, Rigione, Cancellotti (dal 78’ D’Amico), Dall’Oglio (dal 78’ Sannipoli), Armellino (dal 60’ Palmiero), D’Angelo, Tito (dal 70’ Falbo), Marconi (dal 60’ Gori), Patierno. A disposizione: Pane, Pizzella, Mulé, Ricciardi, Pezzella, Sgarbi, Tozaj. All. Michele Pazienza.
Foggia: Nobile, Marzupio, Carillo, Salines, Garattoni, Martini, Di Noia, Schenetti (dal 68’ Vacca), Rizzo, Beretta (dal 78’ Peralta), Tonin (dal 68’ Tounkara). A disposizione: Cucchietti, De Simone, Vacca, Marino, Pazienza, Antonacci, Agnelli, Fiorini, Papazov, Rossi, Vezzoni. All. Mirko Cudini.
Arbitro: Roberto Lovison di Padova.
Non è stato certamente il tipo di esordio che aveva sognato il nuovo trainer dei Lupi, Michele Pazienza. E sì, perchè il giovane tecnico ex Cerignola avrebbe voluto iniziare con una vittoria quest’avventura in Irpinia. Ma il campo ha restituito un pareggio ad occhiali. Un nulla di fatto che è stato il frutto anche di errori ed omissioni tecnico-tattiche da parte del nuovo mister biancoverde.
Pazienza, che nelle intenzioni del Direttore generale Perinetti dovrebbe essere il “rimedio” alla scellerata e fallimentare riconferma iniziale dell’esonerato Rastelli sulla panchina irpina, qualcosa ha sbagliato nell’undici iniziale da opporre ad un Foggia dinamico e volitivo. Il tecnico di San Severo ha proposto una formazione basata su un 3-5-2 (ma sarebbe più giusto definirlo un 5-3-2) che ha palesato sin da subito i suoi limiti al cospetto di una compagine dauna, che, viceversa, è apparsa assoluta padrona del campo per l’intero arco del primo tempo.
Imbarazzante la superiorità nella gestione del gioco da parte dei Foggiani, anche e soprattutto perchè il centrocampo avellinese (imperniato sul lento Armellino, sul compassato Dall’Oglio e sull’evanescente D’Angelo) è stato letteralmente soccombente, sia nella quantità che nella qualità.
Una fase di non possesso, quella dei Lupi, che ha lasciato assai a desiderare, incapace (come è stato per i primi quarantacinque minuti di gioco) di spezzare la manovra avversaria, che ha potuto agire indisturbata, arrivando a produrre almeno due clamorose occasioni da gol, non sfruttate soltanto per la mancanza di freddezza sotto porta da parte degli avanti rossoneri.
Pazienza ha forse temuto oltre il lecito il suo primo match sulla panca avellinese, e non ha avuto il coraggio di presentare un undici maggiormente propositivo, rinunciando in partenza ad un centrocampista, per schierare tre centrali di difesa. La carenza nella zona nevralgica del campo ha, in pratica, costretto i Lupi ad arrancare dinanzi al palleggio ed al giro palla dei foggiani.
Nella ripresa, anche in ragione di un vistoso calo degli ospiti, la musica è certamente cambiata, anche per una migliore disposizione dei Lupi, e per qualche cambio tempestivo di Pazienza, che dopo quindici minuti ha tolto dal campo un evanescente Marconi ed un Armellino ancora a corto di preparazione, per fare posto a Gori e Palmiero. Due cambi ruolo per ruolo, anche se noi ci saremmo aspettati una rimodulazione dell’assetto tattico, con la rinuncia ad un centrale di difesa (Benedetti) per rimpinguare il centrocampo con Sannipoli, che pure è entrato, successivamente, ma al posto di un omologo come l’esausto Dall’Oglio.
La volontà e l’impegno dei ragazzi in maglia biancoverde ha prodotto qualche occasione da gol, che tuttavia non ha portato marcature. Neppure al 94′, allorquando Patierno, tutto solo dinanzi al portiere, ha mandato incredibilmente fuori una palla che avrebbe sancito una vittoria preziosissima per i Lupi.
E cosi, pure la terza gara di questo campionato è andato in archivio, con la “montagna che ha partorito il topolino”, con un pareggio che, se interrompe la drammatica sequenza di sconfitte, non risolve di certo i problemi di classifica dei Lupi.
In pratica, dopo tre gare ai Lupi mancano già otto punti in classifica, gli stessi che li separano dalla capolista Turris. Insomma un campionato già drammaticamente in salita, che, a nostro avviso, non può non essere ascritto all’imperdonabile “peccato originale” di Perinetti.
Pazienza ha bisogno di tempo e pazienza per riportare in acque più tranquille una barca che rischiava di affondare. Ma il campionato, purtroppo, non aspetta nessuno.