Ebola: è italiana (di Modena) l’azienda che produce le sacche per il trasporto dei malati senza pericolo di contagio
Due anni fa avevano lo stabilimento distrutto dal terremoto. Oggi sono gli unici al mondo in grado di produrre sacche che permettono di trasportare in sicurezza i malati di ebola. La Tecnoline di Concordia sulla Secchia (Modena), azienda che produce presidi medico-chirurgici, è riuscita a costruire un dispositivo che consente di trasportare, in aereo o in ambulanza, i malati senza rischio di contagio per il personale.
La Tecnoline ha una settantina di dipendenti e fa parte, per lo più come contoterzista di grandi multinazionali, del distretto biomedicale di Mirandola. E’ stata contattata, già prima del terremoto, dalla Omp di Vicenza (azienda meccanica che lavora per l’esercito) per la realizzazione di una sacca, con saldature particolari, per il trasporto di pazienti contagiati. “Quando ci sono stati i primi casi di ebola – dice Stefano Provasi, titolare della Tecnoline – abbiamo modificato questo prodotto che era concepito per contaminazioni molto meno letali con filtri e saldature particolari, perché assicurasse una sicurezza e una tenuta al 100%. Le abbiamo prodotte per l’esercito italiano, abbiamo ricevuto una commessa dall’esercito inglese e adesso siamo in contatto con numerose aziende europee interessate a questo prodotto. E’ stato un lavoro molto complicato, ma adesso siamo pronti ad ogni evenienza”.
Nessun’altra azienda è riuscita a costruire un prodotto simile. “Le grandi imprese – ha detto Provasi – non si mettono a fare una costruzione così complicata per pochi pezzi. D’altronde è stato un lavoro piuttosto difficile. Di solito noi facciamo saldature di pochi centimetri, in questo caso abbiamo dovuto farne di alcuni metri. Inoltre sono state necessarie delle modifiche che erano completamente inedite. Però ci siamo messi lì e le abbiamo fatte, perché la nostra azienda ama molto sperimentare cose nuove”. Nel maggio 2012 la Tecnoline vide crollare uno dei suoi due stabilimenti, quello di Mirandola. Fortunatamente non ci furono feriti, ma la produzione dovette arrestarsi. Provasi non si è perso d’animo: ha acquistato un terreno vicino all’altro stabilimento, quello di Concordia, a pochi chilometri da Mirandola, e nel giro di sei mesi ha costruito un nuovo capannone, perfettamente antisismico ed in grado di riprendere la produzione. Due anni dopo il sisma, chi ha bisogno di trasportare un malato di ebola deve rivolgersi a lui.
Da Ansa.it