Mafia a Roma, Renzi: “E’ uno schifo” – Berlusconi: “Scioglimento del Consiglio comunale e subito elezioni”
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in ordine alla brutta vicenda della mafia a Roma, sostiene che: “Quello che emerge dalle indagini in queste ore fa letteralmente schifo. Un sistema di potere corrotto, denari ai politici e non solo.Vale come sempre la presunzione di innocenza per tutti. Ma vale anche l’auspicio che si faccia presto a fare i processi. Perchè abbiamo il diritto di sapere chi ha rubato”. Così Matteo Renzi, mentre una delegazione M5s, capitanata dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, è entrata nel Comune di Roma al grido: “Onesta”. Nella delegazione è presente anche Marcello De Vito, capogruppo in Consiglio del Movimento 5 stelle. Obiettivo del gruppo, composto anche da numerosi attivisti, è manifestare lo sdegno dei cittadini romani dentro il Campidoglio e bloccare i lavori “di un Comune che va sciolto per mafia”. “Sento ancora più forza e determinazione che qualche mese fa. La città non è marcia, ma ci sono alcune mele marce”. E’ la replica del sindaco di Roma Ignazio Marino rispondendo ai cronisti alla Stampa Estera, aggiungendo che deciderà “entro domenica se accettare una scorta o meno”. Intanto si asterrà dal girare in bici. Su questa linea, secondo quanto apprende l’ANSA da fonti di Palazzo Chigi, il governo non ha intenzione di rinunciare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2014 nonostante gli scandali e la corruzione emersa nell’inchiesta su Roma. “Non ci facciamo fermare da chi ruba”, è la posizione del governo, determinato ad andare avanti nel progetto.
LE REAZIONI (Il punto di Milena di Mauro) La politica sta con il fiato sospeso a guardare le indagini sul sacco di Roma, nella consapevolezza che ci saranno sviluppi ulteriori e schizzi di fango potranno arrivare sulle forze politiche alla vigilia di partite decisive come quella delle riforme e del Quirinale. Le parole preoccupate di Mario Draghi su una crescita troppo debole avrebbero dovuto trovare ben altro terreno di semina. Cadono invece su un quadro politico avvilito dai racconti di una politica permeabile, nella Capitale, a truffe, mazzette, regolamenti di conti, ruberie e spartizioni milionarie ma anche di pochi spiccioli, che accrescono sfiducia, disagio e disaffezione verso la classe politica. Non siamo che all’inizio e forse per questo Matteo Renzi non esita a parlare di “schifo” e per primo chiede processi rapidi “per sapere chi ha rubato”, in un sistema di potere corrotto che non vede estranei pezzi del Pd. E il premier mette in mano a Matteo Orfini un lanciafiamme, chiedendogli di essere impietoso nel suo lavoro di commissariamento del Pd romano, anche per evitare che sia lambita l’immagine del suo governo e ulteriori divisioni e strumentalizzazioni lacerino ulteriormente un Pd già diviso. Ma soprattutto il premier sta bene attento, nel semestre di presidenza europea dell’Italia, ad evitare che lo scandalo ‘Mafia Capitale’ finisca per imprimersi come un marchio d’infamia su tutto il Paese. Così oggi si levano diverse voci ‘istituzionali’, dal titolare del Viminale Angelino Alfano al Presidente del Senato Piero Grasso a quello della Camera Laura Boldrini, che invitano a non mischiare mele marce e mele sane, esprimendo netta contrarietà verso il commissariamento della Capitale. “Invitiamo la magistratura a ripulire dal marcio ovunque si trovi, senza guardare in faccia nessuno – sprona Alfano, con il quale il premier ha condiviso le sue riflessioni – ma il sindaco non e’ coinvolto. Roma non e’ marcia”. Lo stesso dicono Grasso (“Ci vuole ben altro”) e Boldrini (“Non tutto e’ affarismo, corruzione e speculazione”). E intanto il premier difende il ministro Poletti (“prendere una tangente non e’ la stessa cosa che fare una foto a cena”) e sceglie di battere sul cambiamento e sulle riforme per dare credibilità alla classe politica. Le opposizioni, invece, naturalmente cavalcano. E se Silvio Berlusconi chiede di sciogliere subito il consiglio comunale e indire nuove elezioni (mentre Fi fa sapere che non voterà il presidente della Assemblea capitolina, perchè “la legislatura è finita”), i grillini non perdono la ghiotta occasione per un sit-in in Campidoglio, utile a chiedere la presidenza del Consiglio capitolino e a ribadire che M5s è l’unica forza non corrotta ed estranea alla corruzione bipartisan che ha infestato la Capitale. Lo scandalo non è che agli inizi. E stando ai boatos di Palazzo coinvolgerà un numero sempre maggiore di persone. E Francesco Storace, ex presidente della Regione e compagno di corrente in An di Gianni Alemanno, chiosa: “Gianni ha sbagliato ma non lo vedo a capo di una organizzazione criminale. E se crediamo a Pignatone, alla Mafia che si è impossessata di Roma, mi rifiuto di credere che si sia limitata al periodo 2008-2013, perchè l’inchiesta porta ad Alemanno ma coinvolge anche un pezzo del Pd romano”.
Da Ansa.it