Carmine De Angelis: “La crisi dei partiti è anche crisi di una risposta democratica ai problemi”

Avendo la fortuna di poter godere della sua amicizia, abbiamo avuto il piacere di fare un’interessante chiacchierata con il prof. Carmine De Angelis, docente di “Istituzioni di diritto pubblico” presso l’Universita’ di Roma. Potremmo definirlo un intellettuale con la passione per la politica. Eccovi l’intervista rilasciata in esclusiva al nostro giornale.

 

Qual è la tua attuale posizione politica, e cosa ti ha spinto a questa scelta?

“Dopo la rottura con Lombardo, consumatasi all’indomani dell’alleanza del movimento con il PDL, ho ritenuto necessario percorrere la strada che ho sempre sostenuto in partito, ovvero quella di un’ intesa con il centro sinistra. D’altronde il direttivo nazionale, di cui ero componente, aveva ratificato un accordo con il centrosinistra, visto come diretta prosecuzione dell’alleanza siciliana che si era precostituita nel 2010. Inspiegabilmente, Lombardo a pochi giorni dalla presentazione delle liste, con un’ inversione rocambolesca, avvia un’intesa con Berlusconi. Dal 2010 ho sempre sostenuto che il centro destra sia il maggiore responsabile di politiche devastanti per il Sud, che il legame, stretto e indissolubile, con la Lega rappresenti una pericolosa spirale il cui obiettivo e’ la costruzione di un’Italia settaria, a due velocità: ad un Nord opulento e operoso viene opposto una visione mistificata di un Sud, piagnone e sprecone. E’ questa una sommaria e strumentale semplificazione che le politiche del centro destra non hanno minimamente smentito, anzi attraverso specifici interventi hanno rafforzato e radicalizzato. Dentro questo clima, con molti amici aderenti all’Mpa, più vicini ad una visione riformista, anche di fronte a lusinghe del partito, abbiamo ritenuto proseguire un discorso alternativo e coerente. In tal senso lo sbocco naturale era ed è’ l’adesione al Pd. Adesione, che è’ maturata dai tempi della rottura con il centro destra in consiglio provinciale, alla fine del 2010, e concretizzata, anche e sopratutto, grazie alla mia vicinanza prospettica, ideale e valoriale con il Ministro Barca”.

Il panorama della politica provinciale come lo vedi?

“Come la politica nazionale viviamo una stagione di profondi cambiamenti, i cui tratti identificativi sono la complessità e l’imponderabilità. Ogni minima variabile locale o nazionale muta assetti precostituiti, assottiglia le certezze realizzate e scompagina il sistema di regole sedimentate. In Provincia si avverte, ancora più che a livello locale, questo senso di smarrimento, di assenza di punti fermi, che stordisce gli elettori e radicalizza i conflitti. La crisi dei partiti e’, in tal senso, anche crisi di una risposta democratica ai problemi, di azzeramento dei canali di contenimento dei conflitti sociali e scarsa aspettativa dei cittadini nei processi istituzionali. Se non si ricostituisce un rapporto sano e riconoscitivo tra politica e cittadini, tra esigenze del territorio e vocazione risolutoria dei partiti, si correrà’ il rischio che altri surrogati, o megafoni del malcontento, si sostituiscano ai processi democratici e alle regole della convivenza”.

In particolare nel Pd, cosa pensi abbia spinto tanti a candidarsi nelle primarie al Comune e come mai  il successivo annullamento delle primarie stesse?


“Trovo interessante il grado di stupore di coloro che hanno sgranato gli occhi dinanzi ai numerosi candidati, che democraticamente e con convinzione, hanno ritenuto opportuno gareggiare alla corsa per la candidatura a Sindaco del centro sinistra ad Avellino; così come, mi meraviglio che si accusi, spesso e volentieri, i partiti di essere contenitori di oligarchie o ristretti ambiti decisionali. Sia l’una che l’altra convinzione colgono aspetti di fenomeni, ma non riescono a vedere la dimensione complessiva del problema. Il grado di partecipazione ad uno strumento democratico come le primarie deve essere ben visto proprio perché è’ l’indice di un vivace dibattito interno al partito, di una feconda differenziazione; ma, al tempo stesso, tale inflazione partecipativa deve essere corroborata dal rafforzamento dei criteri di trasparenza e controllo, e dalla visibile e riconoscibile proposta di programma che ogni singolo candidato offre al corpo elettorale. Come dire tanta partecipazione alla selezione ha senso se i contenuti messi in campo dai candidati sono differenziati, se il messaggio e l’ideale progettuale, ai quali si chiedono adesione, siano alternativi. Lo strumento delle primarie, reso necessario a fronte di un sistema nazionale settario e cooptativo, nasce proprio per questo: negli Stati Uniti le primarie di partito sono la cifra di distinzione delle numerose correnti presenti da molti anni, se non decenni, nei due grossi partiti. Si potrebbe dire che sono la palestra selettiva della classe dirigente e delle proposte in campo maturate in seno al partito. Quindi il termine ultimo di un processo maturato e sviluppato, non improvvisato.
E, forse, se si legge con la presunzione del “terzo escluso”, ovvero come osservatore che osserva, le recenti vicende delle primarie di Avellino, allora possiamo notare che il caos prodottosi sia il fallimento sia di uno strumento democratico, che in Irpinia andava rafforzato e, magari, sottratto dai cavillosi giochi regolamentari interni, o dalle logiche di posizionamento; sia la fase conclusiva di una classe dirigente che nel corso degli anni non ha prodotto una reale offerta programmatica alternativa ai soliti schemi allocativi di potere”.


Si  arrivera’ nel Pd a una sintesi capace di raccogliere i consensi ed eleggere il Sindaco al Comune capoluogo?

“Le vie della Provvidenza sono infinite! Ma le decisioni inspiegabili di annullamento delle primarie a due giorni dal loro espletarsi, non ci fanno ben sperare. Occorre grande senso di unitarietà e un velo di ignoranza, ovvero la messa da parte di ogni preconcetta conflittualità’ tra le correnti. Ricompattare in questo momento diventa un’impresa titanica, ma non per questo degna di essere percorsa! Quanto al consenso questo si conquista con il grado di fiducia, non con la presunzione di qualche gruppo”!

Ed i Grillini ad Avellino riusciranno a ritagliarsi uno spazio ed a condizionare le elezioni del nuovo sindaco?

“A queste condizioni hanno un’autostrada davanti: non occorre tanto per differenziarsi! Ci facciamo del male da soli”!

 

Francesco Aufiero

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