La violenza sulle donne: numeri tremendi per una piaga che appare insanabile
Ogni tre giorni una donna viene ammazzata e poco o nulla si fa per contrastare il fenomeno.
Nel 2013 sono già oltre 25 le donne uccise dai loro mariti, ex compagni, padri dei loro figli, con l’ultima vittima in ordine di tempo quella della scorsa notte! Nel 2012 sono state 124 le vittime, e le storie sono sempre le stesse. Cambia l’età della donna, la condizione sociale ed economica, il paese o la città, ma il meccanismo resta uguale: anni di maltrattamenti da parte di lui, spesso denunce, richieste d’aiuto rimaste inascoltate; e lei che se ne vorrebbe andare, ma ha paura. Tutte morti annunciate, quelle di queste donne: più del 70% delle uccisioni arriva dopo anni e anni di denunce da parte della vittima. Però quasi sempre si parla di raptus e gli uomini, sui giornali, sono tutti “insospettabili”.
Una strage, e senza considerare tutto il resto: senza considerare i maltrattamenti, le lesioni, i tentati omicidi (46 nel 2012), gli stupri. A dire la verità, la triste conta delle morti è piuttosto controversa. Dovrebbe essere un atto dovuto in base alle leggi da parte del Ministero dell’Interno (e sarebbe anche richiesto dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne), eppure non si fa nulla perché in Italia c’è una violenza radicata nei confronti delle donne e un sostanziale condono di pena nei confronti dei carnefici.
Questa violenza esercitata sulle donne avviene soprattutto contro quelle che non rispettano le aspettative dell’uomo (e della società patriarcale). Infatti il 70% e più dei femminicidi è compiuto all’interno della famiglia, generalmente da parte del partner. Cosa fare allora per fermare questa escalation di violenza? Basterà inasprire le leggi? La violenza contro le donne non è un problema di ordine pubblico, è semplicemente salvare la vita di esse. Necessita creare per loro un sistema di protezione, occorrerebbe poi applicare la legge sullo stalking e andrebbero finanziati i centri antiviolenza che sono uno strumento imprescindibile per contrastare attivamente questa strage.Queste strutture, infatti, offrono alle vittime assistenza psicologica, legale e anche sociale, favoriscono il reinserimento anche lavorativo della donna che spesso, lasciando il marito, perdono tutto: lavoro, casa, reddito. In Italia oggi c’è ne sono meno di Grecia e Turchia, ciò per dire quanto nel nostro paese sia data poca rilevanza al problema. Credo, quindi, che se lo Stato continuerà in questa assurda e miope politica contro la violenza sulle donne, questa è destinata a crescere ancora ed in misura esponenziale. Finalmente pare che qualcosa si muova in tal senso, il Ministro dell’Interno Angelino Alfano al Tg1 ha affermato che nel prossimo consiglio dei Ministri sarà affrontato il problema della violenza sulle donne anche sulla scorta della proposta del neo ministro Josefa Idem per la costituzione di una “task force”, asserendo, tra l’altro, che non ci saranno problemi di bilancio per difendere le donne.
Forse però, la radice di questo male, deve essere ricercata soprattutto sulla preoccupante caduta verticale del senso morale della vita; per il degrado dei costumi e il dissolvimento delle più sane tradizioni cristiane; per l’affermazione di un male sempre più dilagante, conseguenza di una visione atea e materialistica, dove Gesù Cristo trova sempre meno spazio e dove spesso si dimentica che la missione più importane per il genere umano Dio l’affidò proprio ad una donna: la Castissima Maria, Vergine e Madre di ciascuno di noi.
Geremia Niespolo