Ah, se l’Irpinia avesse avuto almeno l’Università…..

Mandare i figli all’università per gli Irpini è  una spesa non indifferente anche per quelle famiglie benestanti, che come tutti soffrono la crisi del momento. E se studiare costa caro in assoluto per gli Irpini, figuriamoci per quelle famiglie che hanno figli che sono costretti ad emigrare per la mancanza della facoltà prescelta nell’Ateneo piu’ vicino all’Irpinia. Questa della facoltà che costringe lo studente a cambiare città, è diventato un vero e proprio salasso per le malcapitate famiglie! Uno studente irpino “fuori sede” spende, infatti, fino a 7.000 euro annui in più rispetto ad uno che studia a casa. In Italia, secondo recenti ricerche fatte dalla Federconsumatori, il 20 per cento degli studenti universitari studia al di fuori della propria regione di residenza. Percentuale che, nella nostra Irpinia, raggiunge punte da far rabbrividire. Ma questo ci fa riflettere su come, in passato, i nostri politici “che contavano” abbiano sottovalutato il problema, affrontandolo, forse, con poca lungimiranza…(si dice che abbiano preferito l’uscita autostradale dell’A16 all’Università). Per i giovani irpini costretti ad emigrare negli atenei del centro Nord: Roma, Pisa, Siena, L’Aquila, l’affitto è la voce più costosa. Ma  a questa necessita associare le spese accessorie (riscaldamento, condominio, energia, ecc.), che fanno raggiungere mediamente i 5.000 euro annui. Se si sceglie, invece, di condividere una stanza, la spesa si riduce sensibilmente ma poi possono nascere le solite problematiche legate alla non facile convivenza.  Poi, ci sono le tasse universitarie, le nostre sono infatti tra le più care in Europa, in media 1800 euro all’anno.  Una spesa esorbitante se si considera che le università svedesi, tra le prime nella classifica mondiale, sono tutte completamente gratuite. Mentre invece “La Sorbona” di Parigi, tanto per citarne una tra le più importanti, costa al massimo 500 euro mentre alla “Freit Universitat Berlin” si superano a malapena i 200 euro annui. Insomma, la nostra politica nazionale e locale certamente non ha aiutato in passato e non aiuta ancora le famiglie al mantenimento dei figli all’università. Da non dimenticare poi i libri, che assorbono una bella fetta di spesa universitaria. Ci sono facoltà costose e altre meno, quindi anche e soprattutto il reddito, gioca un ruolo fondamentale per i giovani nella scelta della facoltà.  Chi non ha la possibilità di sostenere i costi di una vita da studente fuori sede, deve accontentarsi di frequentare l’università più vicina, quasi sempre Napoli, Salerno-Fisciano, Benevento ed anche Caserta.  Insomma, fa rabbia vedere che solo Avellino in Campania non ha nè uno straccio di ateneo, né tanto meno qualche facoltà distaccata, se non quella delle arti coreografiche al Teatro Gesualdo.  E fa rabbia dover vedere (ed io, per motivi di lavoro, ne sono testimone diretto) tante famiglie affrontare prestiti personali decennali con ritenute onerose sullo stipendio, per poter far studiare i figli.  Purtroppo, viviamo in una Nazione dove malgrado l’eccessivo carico fiscale, non riusciamo ad avere servizi, non dico di qualità ma, almeno decentemente sufficienti a farci vivere con dignità. La crisi economica ha acuito enormemente il problema “studio” in Italia. Nell’ultimo anno c’è stato un deciso calo delle immatricolazioni e per il prossimo anno accademico se ne preannuncia uno ancora più forte, viste anche le difficoltà post-laurea di trovare occupazione attinente ai propri studi. Poi, c’è chi a causa delle difficoltà economiche è costretto addirittura ad abbandonare gli studi.

Purtroppo, come già detto, la politica in passato ha fatto scelte diverse da quelle che sarebbero servite a far lievitare il livello di cultura in questa Provincia, rimasta terra povera, non solo sotto l’aspetto economico. Infatti, è risaputo che la cultura è il misuratore della ricchezza di un popolo e noi, sappiamo benissimo, la posizione che occupa la nostra Provincia in rapporto al Pil prodotto nell’intera Nazione.

 

Geremia Niespolo

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