Avellino, la pittrice venezuelana Gladys Marcotulli dona cinque sue opere al Museo Civico di Villa Amendola

 

La nota pittrice venezuelana Gladys Marcotulli, cittadina del mondo, che ama da anni trascorrere periodi di vacanza anche nella città di Avellino, ha visitato, accompagnata dall’Assessore alle Politiche Culturali e Promozione della Città Nunzio Cignarella, dallo Storico dell’Arte Alberto Iandoli e dal pittore Carlo Meluccio, il Museo Civico di Villa Amendola, che già aveva avuto modo di apprezzare lo scorso anno.

La pittrice di Caracas, che è presente nel panorama artistico mondale sin dagli anni ’50 del secolo scorso, e che può vantare l’esposizione di sue opere in alcuni tra i maggiori musei del mondo, come il Museo d’Arte Moderna di Mendoza in Argentina, la Carib Art Gallery di New York e i Musei d’Arte Contemporanea di Zagreb in Croazia, di Dubrovnik in Bosnia e di Ljublajana in Slovenia, e che negli anni ’60 in Italia attirò le attenzioni del poeta Leonardo Sinisgalli, in occasione della sua ultima visita in città ha deciso di donare al Museo Civico di Villa Amendola, per la istituenda Sezione GAMA (Galleria d’Arte Moderna di Avellino), che sarà allestita al secondo piano del Polo Culturale di Via due Principati 202, cinque sue opere facenti parte del ciclo “The Byzantine Splendour”, realizzate in tecnica mista, pittura ad olio e collage su tela, ed esposte in varie ed importanti mostre.

La Marcotulli prima di salutare con un “arrivederci a presto” l’Assessore Nunzio Cignarella e il Curatore del Museo Civico di Villa Amendola, Alberto Iandoli, ha voluto accompagnare la donazione delle sue cinque pregevoli opere con una nota autografa, apposta sul registro dei visitatori del Museo Civico in cui scrive : “Su Avellino, fiumi di note sono sgorgate dal racconto – talvolta doloroso – della sua storia. Tanti artisti si sono spesi nel migliore modo per parlare, plasmare e cantare su Avellino, e di ciò vi è testimonianza nel Museo Civico di Villa Amendola, che raccoglie frammenti significativi della storia cittadina. Villa Amendola e il suo Museo li ho visitati per la prima volta un anno fa grazie allo studioso d’arte Alberto Iandoli, che conosco da qualche anno, e stimo, e che è amico e biografo del pittore Carlo Meluccio, a cui mi lega un’amicizia lunga più di un cinquantennio. Di Villa Amendola ho subito apprezzato il suo essere isola felice in un punto della città aggredito negli anni ’60, come del resto in tutte le città italiane dai palazzoni di cemento. La sobrietà dell’allestimento museale e l’idea dell’Amministrazione Comunale di pensare a Villa Amendola come casa – museo, nel senso di luogo in cui mettere a riparo i frammenti di storia della città, giunti agli avellinesi di oggi, mi sembra che sia una giusta intuizione, e salva in questo modo Villa Amendola dall’essere uno dei tanti musei sparsi in Italia e nel resto del mondo, dove i frammenti di storia sono esposti in maniera fredda e distaccata rispetto a chi li osserva. L’idea poi dell’Assessore alla Cultura Prof. Nunzio Cignarella e di Alberto Iandoli, che ringrazio di cuore per l’accoglienza, di dedicare uno spazio del Museo all’Arte Contemporanea, a quegli artisti che hanno lavorato, o che lavorano ancora ad Avellino, o che ad Avellino sono legati, come nel mio caso, fa diventare Villa Amendola, oltre che casa – museo della storia di Avellino, anche casa degli artisti. Al Museo di Villa Amendola, casa anche degli artisti, quindi ho pensato di donare cinque mie opere, che sono espressione del mio intimo universo plastico, che aggancia il messaggio bizantino con la modernità del mio presente, convinta che le mie tele, offerta che, come artista mi sento di presentare, non possano stonare con tutto il resto che ha trovato casa a Villa Amendola”.

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