Avellino, sabato 30 gennaio alle ore 17 al Circolo della Stampa presentazione della ricerca storica sul patrimonio architettonico religioso in Irpinia

L’Irpinia è una terra custode di grandi tradizioni storiche e di siti archeologici e monumentali di notevole valore. Fra questi ultimi, spicca la densità di edifici cristiani risalenti ai secoli compresi fra il V e il XII che, insieme ai castelli medievali, costituiscono forse il “patrimonio diffuso” di maggiore rilevanza di tutto il territorio provinciale.
La conoscenza di questa eredità di fede, arte e storia oggi compie un decisivo salto in avanti, grazie al suo inserimento all’interno di un’importante risorsa di ricerca attivata a livello europeo.
Si tratta del progetto CARE (Corpus dell’Architettura Religiosa Europea), la piattaforma internet costruita per custodire, in una grande banca-dati, le informazioni e le conoscenze relative a tutte le chiese costruite sul nostro Continente prima dell’anno 1100. A questo progetto partecipano studiosi di molte nazioni, dalla Spagna alla Serbia, dall’Irlanda alla Polonia, che da qualche anno stanno dando vita ad un sistema informativo facilmente accessibile e consultabile, utile alla ricerca scientifica, ma fondamentale anche per chiunque desideri acquisire informazioni sull’arte e l’architettura cristiana dei primi secoli.
Nell’ambito di questo progetto, il Laboratorio di Archeologia Tardoantica e Medievale dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, diretto dal professor Federico Marazzi, è stato incaricato di gestire la raccolta dei dati per tutto il territorio della Campania. Il lavoro è iniziato proprio dal territorio irpino e se ne presentano le prime conclusioni, nel momento in cui i dati acquisiti vengono progressivamente resi disponibili in rete. Realizzati da due ricercatrici irpine affiliate all’Ateneo napoletano, Consuelo Capolupo e Alessia Frisetti, il censimento dei dati e la loro elaborazione ha rivelato un panorama variegato e affascinante attraverso sette secoli di storia.
La schedatura dei siti, che ha seguito i criteri imposti a livello nazionale ed internazionale a tutte le equipes coinvolte nel progetto, ha portato all’individuazione di 87 edifici religiosi localizzabili nei territori comunali di 37 centri, nello specifico: Altavilla Irpina, Ariano Irpino, Atripalda, Avella, Avellino, Bagnoli Irpino, Calabritto, Calitri, Casalbore, Cassano Irpino, Conza della Campania, Domicella, Forino, Flumeri, Frigento, Lapio, Luogosano, Mercogliano, Mirabella Eclano, Montecalvo Irpino, Monteforte Irpino, Montella, Montemarano, Montemiletto, Montoro, Nusco, Pago del Vallo di Lauro, Prata di Principato Ultra, Pratola Serra, Quindici, Rocca San Felice, Sant’Angelo a Scala, Sant’Angelo dei Lombardi, Serino, Summonte, Taurano, Tufo e Venticano.
Tutti i luoghi di culto, pertanto, rientrano nelle orbite di competenza di sei diverse diocesi e arcidiocesi attuali, e cioè quelle di Ariano Irpino – Lacedonia, Avellino, Benevento, Nola, Salerno – Campagna – Acerno e Sant’Angelo dei Lombardi – Conza – Nusco – Bisaccia.
Degli 87 luoghi di culto analizzati 36 sono ancora esistenti, mentre dei restanti 51 resta menzione solo nelle fonti. Degli edifici ancora conservati, in base alle intitolazioni attuali, 17 possono essere classificati come chiese, 3 sono monasteri, 2 basiliche, 5 edifici cattedrali, 8 chiese rupestri ed uno solo, lo Specus Martyrum di Atripalda, è un sacello ipogeo con funzione martiriale e cimiteriale.
Per il loro stato di conservazione tali edifici, invece, possono essere così divisi: 12 presentano ancora l’assetto medievale, sia totalmente che parzialmente; 8 sono stati ricostruiti in epoca post-medievale nello stesso sito che ospitava il luogo di culto oggetto di analisi; in due casi le strutture altomedievali sono state inglobate in costruzioni più recenti; 5 sono, invece, i luoghi di culto oggi in stato di rudere e per i quali sarebbe necessario ed urgente un intervento di restauro e messa in sicurezza ed 8 sono, infine, quelli messi in luce attraverso campagne di scavo archeologico ed oggi parte di parchi e/o aree archeologiche, in corso di studio o, come nel caso della chiesa di San Giovanni a Pratola Serra, prima oggetto di scavo ed oggi completamente abbandonata.
Terminata la fase di raccolta dei dati, si è proceduto all’inserimento delle informazioni nel modello base della scheda ed alla realizzazione di un apparato fotografico e grafico adeguato. Le piante esistenti sono state adeguate ai dettami europei del CARE, mentre per alcuni edifici è stato necessario realizzarne di nuove, sempre seguendo gli stessi criteri. La banca-dati si collega infine ad un sistema cartografico informatizzato che sarà progressivamente aggiornato, anch’esso fruibile direttamente on-line.
Allo stato attuale dei lavori sono state completate tutte le 87 schede, sebbene non sia da escludere un loro continuo aggiornamento sulla base di future scoperte e pubblicazioni.

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