Comune Avellino, siamo allo scambio di accuse all’interno della maggioranza – Duro documento di cinque consiglieri dissidenti
Al Comune di Avellino, si fanno sempre piu’ critici i rapporti tra il Sindaco e la maggioranza che lo sostiene. Cinque consiglieri hanno presentato un duro documento, chiamando direttamente in causa l’operato di Foti. Ecco il testo della nota firmata dai Consiglieri Livio Petitto (Presidente del Consiglio comunale), Giuseppe Giacobbe, Giuseppe Negrone, Antonio Genovese, e Gianluca Festa.
“Quanto accaduto in questi ultimi giorni ci ha profondamente amareggiato. Accuse gratuite e false sono state mosse nei confronti di chi ha semplicemente manifestato una forte perplessità su alcune scelte amministrative e su alcuni metodi ed atteggiamenti che non riteniamo debbano essere tenuti nei confronti della città prima, e dei consiglieri poi. Giova ricordare, innanzitutto, che la competizione elettorale ha visto la vittoria del Pd e dei suoi alleati al ballottaggio, trascinati dai candidati al consiglio comunale. Dunque è stato indispensabile il ruolo di tutti i consiglieri eletti appartenenti alla maggioranza, ed anche quello di coloro i quali, per spirito di servizio, hanno affrontato anche il ballottaggio con l’obiettivo di far prevalere la nostra coalizione, pur sapendo che non sarebbero entrati nell’assise comunale. Tutti insieme abbiamo vinto. Sbaglia chi si attribuisce con poca oggettività i meriti di una vittoria solitaria o chi pensa di essere stato singolarmente scelto dal popolo. Mai come nell’ultima campagna elettorale si è avvertito forte il successo di un collettivo, e solo chi si è interfacciato con gli elettori sa quanto sia stato difficile ottenere voti. Consenso ottenuto in virtù di una competenza, una esperienza ed una capacità di rappresentanza che con diverso peso è stata attribuita ad ognuno di noi. Così come la fiducia che è stata riposta in noi affinchè ci facessimo carico delle legittime istanze ed esigenze di una comunità che ha sempre più bisogno di presenza costante sul territorio e vicinanza alle persone. Dunque, nessuno può ritenersi depositario delle uniche soluzioni possibili per ogni questione, tantomeno delle uniche proposte benefiche per la città.
Di questo abbiamo parlato in più occasioni nelle riunioni di maggioranza e di gruppo che si sono susseguite in queste ultime settimane, evidenziando le cose che non stavano funzionando in amministrazione. Abbiamo spesso evitato di esternare le storture e le inefficienze, attendendo con pazienza che tutti i neofiti acquisissero contezza della situazione amministrativa e cominciassero ad agire. Abbiamo superato atteggiamenti ostili nei confronti di esperienze amministrative consolidate di questa città, che hanno fattivamente contribuito alla vittoria del Pd, per non creare dannose fibrillazioni. Abbiamo osservato comportamenti ed azioni poco rispettose del ruolo dei consiglieri, concedendo l’alibi dello scotto del noviziato e della mancanza di esperienza politico-amministrativa. Il nostro atteggiamento di grande responsabilità ci ha fatto attendere silenti un cambio di approccio ed un attivismo amministrativo, che tardano a venire. Lo abbiamo fatto finchè due assessori scelti in maniera fiduciaria dal sindaco, non hanno rassegnato le proprie dimissioni sbattendo la porta in faccia violentemente proprio a chi li aveva scelti, ed a tutta l’Amministrazione. Anche in occasione di questa evidente sconfitta, ampiamente prevista ed annunciata, rispetto a scelte amministrative opinabili, abbiamo preferito evitare commenti.
Con l’occasione, però, abbiamo chiesto che si avviasse una discussione seria e costruttiva per evitare guai peggiori. Abbiamo chiesto che si avviasse un obiettivo confronto interno, come si fa nelle migliori famiglie, o squadre se preferite, quando ci si accorge che le cose non stanno andando bene, e si vuole correre ai ripari prima che ci siano conseguenze peggiori. In questo caso per la città, chiaramente. E lo abbiamo fatto con grande spirito costruttivo e collaborativo, nelle sedi, nei modi, nei tempi e nei termini opportuni. Purtroppo, però, ancora una volta si è fatto finta di niente, anzi.
Il detto proverbiale che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire è sempre più vero, così come sembra calzante l’affermazione che non si può curare un male, se non si ammette prima di soffrirne. Noi abbiamo con contezza e conoscenza degli argomenti sollevato le nostre perplessità ed i nostri dubbi su quello che in questi sei mesi è accaduto e, peggio ancora, non accaduto in Amministrazione. Argomento per argomento, assessorato per assessorato. Abbiamo anche chiesto una spiegazione su alcune scelte politiche perpetrate, che non ci hanno convinto e non ci convincono tutt’ora. Lo abbiamo fatto senza fare clamore sbandierando problemi sugli organi di stampa, ma utilizzando il contesto dove ogni consigliere corretto e responsabile manifesta la sua opinione, cioè in gruppo ed in maggioranza. Dinanzi ad alcuni evidenti accadimenti, e clamorose situazioni appalesate, ci saremmo aspettati l’avvio di una necessaria quanto utile discussione per affrontare seriamente alcuni problemi e superarli tutti insieme. Così da risultare più forti ed incisivi di prima nell’azione amministrativa, nel solo interesse della città.
Purtoppo, invece, i nostri favorevoli auspici sono stati, al momento, mestamente disattesi. Della discussione che tanto avevamo atteso, neanche l’ombra. Delle soluzioni che tanto avevamo auspicato, nessuna traccia. L’unica atavica liturgia alla quale abbiamo dovuto assistere, figlia di un inquietante mercanteggio, è stata una comunicazione rispetto ad alcune poltrone e poltroncine assegnate. Tutto avremmo potuto immaginare, tutto avremmo potuto accettare, tranne questa triste conclusione di una vicenda che meritava una gestione molto diversa. Noi eravamo abituati a superare il dissenso convincendo con azioni, propositi, impegni. Con l’opera della persuasione, la forza dell’azione amministrativa, la dimostrazione di risultati ottenuti, ed invece abbiamo dovuto assistere ad una delle vecchie, svilenti, metodologie della politica più bassa, quella del poltronificio.
A proposito, sindaco, come già detto più volte nell’operazione verità da questi banchi, se Lei ha subito ricatti da qualcuno, faccia i nomi. Li faccia all’intero consiglio, e Le assicuro che almeno i firmatari di questo intervento sono pronti ad accompagnarla presso gli Uffici della Procura della Repubblica di Avellino, per presentare denuncia contro questi presunti delinquenti politici. Non potremmo sopportare da alcuno tale comportamento, perché sarebbe stato un atto vile ed offensivo nei confronti della città, che va penalmente perseguito, e non solo.
Se ciò non è accaduto, però, sindaco Le consigliamo di evitare di utilizzare parole altisonanti per nascondere magari una debolezza o oscurare una qualche responsabilità amministrativa. Ed anche sulle dimissioni sindaco, non le invochi ad ogni piè sospinto. Le difficoltà si affrontano e si superano. Se pensa, invece, che tale suo annuncio, e sottolineiamo annuncio badando bene a non parlare di manaccia o peggio ancora di ricatto, inquieti qualcuno, stia pur tranquillo che questo non accade, e per la verità per quanto ci riguarda non ci scomponiamo neanche. Consapevoli che sarebbe un gesto dettato solo da chi getta la spugna, per ragioni esclusamante proprie, e non alimentate da situazioni o persone esterne. Veda, le parole sono pietre , quindi, vanno utilizzate nei modi e nei termini giusti, altrimenti si può fare un autogol.
L’unica cosa, per la verità ,a cui abbiamo assistito in questa vicenda è stata l’offerta di qualche postazione, manco a farlo apposta ad alcuni di quei consiglieri che maggiormente Le avevano mosso alcune critiche. Lei sindaco come definisce questa offerta? Ed il collega Giordano di Sel, che chiaramente cerca di fare il suo lavoro di oppositore, come definisce questa offerta? Lui che ha parlato in consiglio di cacciare i mercanti dal tempio dica, chi sono i mercanti? Questa generosa offerta è stata frutto di una folgorazione sulla Via di Damasco o possiamo definire in altro modo quello che è accaduto?
Per quanto ci riguarda, a scanso di equivoci, per l’ennesima volta e per evitare altre false interpretazioni delle nostre intenzioni, chiariamo che non abbiamo chiesto e non chiediamo nessuna postazione o prebenda. Anzi ci hanno offeso gli atteggiamenti utilizzati nei confronti di alcuni nostri amici consiglieri. Vogliamo solo che la macchina Amministrativa funzioni. Vogliamo solo evitare che scendendo in strada dobbiamo ancora subire, inermi ed inerti rispetto a ciò che sta accadendo, le critiche della comunità. Non siamo disposti a venire in aula per alzare semplicemente le nostre mani per ratificare scelte altrui, o comunque assunte in altre stanze.
Ogni nostra mano, non lo dimentichi mai sindaco, rappresenta pezzi di popolazione che direttamente a noi chiedono conto dell’azione amministrativa del Comune, perché attraverso noi hanno votato Lei. L’Amministrazione fin’ora, e sono passati ormai sei mesi ed è sotto gli occhi di tutti, ha deluso le aspettative e noi vogliamo evitare che questa situazione continui, o addirittura che peggiori. Vogliamo potere condividere scelte ed indirizzare decisioni, perché sulla scorta di questi presupposti siamo stati chiamati a governare la città, e non consentiremo più a nessuno di agire in maniera solitaria. Abbiamo cominciato questa esperienza amministrativa al grido di “Mai più un uomo solo al comando”, perché non un uomo solo aveva vinto, ma una squadra senza la quale molti sarebbero rimasti a casa ed altri siederebbero tra i banchi dell’opposizione. Tra l’altro ricordiamo che metà città , a differenza di quanto avvenuto al primo turno, non ha partecipato al ballottaggio e questo qualche dirigente di partito che parla, per convenienza, di consenso raccolto fuori dal Pd dovrebbe ricordarlo, pensando che ci sono ampie fasce di votanti del Pd e di elettori della città che vanno ancora convinti e conquistati. E quanto non si sta facendo non va in questa direzione. Sei mesi di nomine in solitario e di scelte unilaterali, quanto scarsamente efficaci, ci hanno consegnato uno scenario amministrativo poco edificante. Ora chiediamo un cambio di passo, la città non può attendere. È a noi che chiede conto, e da noi deve ricevere risposte chiare, esaustive e risolutive. Da oggi, insieme, dobbiamo cambiare registro. Noi non abdicheremo mai al nostro ruolo di rappresentanti degli avellinesi, e soprattutto non consentiremo a chicchessia di offendere la nostra intelligenza, la nostra competenza e la nostra autorevolezza. Così come non abdicheremo mai al nostro ruolo di consiglieri di maggioranza, di una maggioranza che abbiamo contribuito in maniera molto incisiva e consistente a far eleggere, e che vogliamoo governi bene la città, che ci ha consentito “ancora una volta” di amministrarla e non, come qualcuno ebbe a dire, di deluderla.
Noi rimarremo tra questi banchi a chiedere soluzioni per affrontare problemi per i quali siamo anche disposti a portare all’attenzione del consiglio comunale specifici ordini del giorno. Noi non abbandoniamo la nave anche se versa in cattive acque. Avellino e gli avellinesi ci hanno consegnato un mandato specifico, quello di governarli nell’interesse di tutti, e noi responsabilmente onoreremo questo mandato, senza fare sconti dinanzi ad atti di arroganza, presunzione o prevaricazione politica o amministrativa di chicchessia, certi di dover rispondere, prima di tutti, alla nostra coscienza e ad una comunità che ci ha eletti per rappresentarla.
Noi abbiamo il dovere di contribuire insieme a tutti i nostri colleghi a dare una svolta ad una situazione amministrativa che si sta facendo sempre più complicata. E lo faremo senza farci sottomettere e non accettando volgari compromessi o offerte. Il confronto, la discussione e la condivisione dovranno essere componenti imprescindibili alla base di un rilancio dell’azione amministrativa. Valori, questi, fondativi del Pd, partito a cui con orgoglio apparteniamo. Noi faremo prevalere il primato della politica e della rappresentanza per l’interesse collettivo”.