Avellino, venerdi 17 marzo, promosso dal Liceo Scientifico, sarà celebrato il bicentenario della nascita del giurista e politico irpino Pasquale Stanislao Mancini

In occasione del bicentenario della nascita di Pasquale Stanislao Mancini, il 17 marzo prossimo il Liceo Scientifico P.S. Mancini di Avellino, promuove un articolato programma di manifestazioni a partire dalle ore 8.30 con la cerimonia di scoprimento della targa commemorativa, situata all’ingresso della sede di via De Concilii 1, accompagnata dal canto dell’inno alla gioia di Beethoven eseguito dal coro del Liceo. Alle ore 9.30, poi, si svolgerà, nella sala blu del complesso monumentale dell’ex Carcere borbonico un convegno di studi su «Mancini, l’uomo, il politico, il giurista»: relatori Francesco Barra (Università di Salerno) che terrà una dissertazione sul Mancini patriota giurista e uomo di stato, Cecilia Valentino (docente istituti di istruzione secondaria di secondo grado), che parlerà di Mancini: l’uomo, la famiglia le passioni e poi Francesco Sbordone (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) che illustrerà il rapporto tra Mancini e il diritto internazionale. Moderatore del convegno sarà Gianni Festa, direttore de Il Quotidiano del Sud. Concluderà i lavori l’onorevole Giuseppe Gargani, presidente del Comitato scientifico del Bicentenario di Mancini di Castelbaronia. A seguire alle ore 12, organizzata dalla Biblioteca Provinciale di Avellino “Scipione e Giulio  Capone”, sarà inaugurata nel Museo del Risorgimento, una mostra dal titolo «P.S. Mancini: un intellettuale europeo nel patrimonio librario della biblioteca provinciale di Avellino».

Nato a Castel Baronia il 17 marzo 1817, Pasquale Stanislao Mancini compì i suoi studi prima ad Ariano e poi a Napoli. Avvocato, attivo redattore di riviste giuridiche ed economiche, si interessò anche di argomenti più strettamente connessi con la vita civile e con i problemi della società. Fu uno strenue difensore delle garanzie costituzionali nel 1848; per questo, costretto a lasciare Napoli, andò esule a Torino, dove divenne titolare dal 1850 della prima cattedra di diritto internazionale in Italia. Fu teorico del principio di nazionalità secondo cui sono le nazioni e non lo Stato soggetti del rapporto internazionale, delegittimando, in tal modo, la molteplicità degli stati italiani. Dal 1861 fu presente nel primo parlamento dell’Italia unita, quindi, ministro della Pubblica istruzione nel 1862, ministro di Grazia e Giustizia nel periodo 1876-1878, e poi ministro degli esteri dei governi Depretis dal 1881 al 1885. Dopo Porta Pia egli partecipò da protagonista alla discussione sul disegno di legge delle guarentigie. Esperto penalista si batté contro la legittimità della pena di morte e sostenne i criteri della proporzionalità e della giustezza della pena, fu anche autore di una proposta di legge elettorale che prevedeva l’allargamento del suffragio a quanti avessero compiuto il ventunesimo anno di età, il superamento del sistema uninominale con lo scrutinio di lista e la realizzazione di quello che egli definiva il “bipartitismo introvabile” dal momento che in Italia non era riuscito a radicarsi. Fu uno dei principali artefici, nel 1885, dell’adesione dell’Italia all’alleanza con l’Austria e la Germania (Triplice Alleanza) per ottenere una salvaguardia per la politica coloniale, che perciò prese avvio. Fu, però, per questo attaccato in  Parlamento da chi lo ricordava come il teorico del diritto delle genti e costretto a dimettersi il 29 giugno di quell’anno. Mancini morì a Napoli il 26 dicembre 1888, nella villa di Capodimonte messagli a disposizione da Umberto I.

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