Terremoto di Ischia: l’incuria dell’uomo può più della furia della natura
Ho letto versioni contrastanti circa l’entità della scossa tellurica che ieri sera ha investito l’isola di Ischia, in particolare Casamicciola e dintorni. Di certo, la furia della natura non si è scatenata come in occasione del catastrofico sisma che distrusse Casamicciola nel luglio 1883, quando fu coinvolto anche il celebre filosofo Benedetto Croce, allora diciassettenne, estratto vivo dalle macerie.
Quella fu una scossa assai violenta, di tipo sussultorio e ondulatorio, valutabile attorno al 10° grado della scala Mercalli e di magnitudo 5.8. In altri termini si trattò di un terremoto a dir poco devastante, che all’epoca rase totalmente al suolo la località ischitana causando ben oltre duemila vittime, quasi tutte di Casamicciola. E, non a caso, da allora si fa ricorso alla locuzione “qui succede Casamicciola” proprio per indicare una catastrofe, un putiferio.
Il terremoto di ieri sera non è assolutamente paragonabile a quello del 1883, ed ancor meno a quello del 1980, che infierì su Irpinia e Lucania. Eppure, ha provocato crolli di edifici e un relativo numero di vittime e feriti. Si è detto che altrove, ad es. in Giappone, non avrebbe sortito alcun effetto.
Ma qui siamo in Italia, un paese sgangherato in cui non ci si può fidare manco delle valutazioni statistiche fornite ufficialmente dagli istituti di sismologia. Secondo le prime notizie, la potenza del sisma si attestava intorno a 3.6 di magnitudine. Nelle ore successive e ancora oggi ho letto stime ben diverse, superiori al 4° grado della scala Richter. Inoltre, il livello di profondità in corrispondenza dell’epicentro sismico (un dettaglio per niente trascurabile, anzi) è stato misurato all’incirca ad un chilometro di distanza dalla superficie: non a caso, gli abitanti ed i numerosi turisti che erano ieri sera ad Ischia, hanno testimoniato di aver avvertito un boato spaventoso, simile al fragore di una bomba e taluni hanno raccontato di aver inciampato o essere state scaraventate a terra mentre passeggiavano.
Ed è ciò che ricordo del terremoto del 1980 in Irpinia, che ho vissuto in modo diretto in quanto all’epoca abitavo a Lioni, uno dei paesi rasi completamente al suolo. Per cui andrei cauto nel sottostimare la potenza del fenomeno sismico di ieri sera. Fermo restando che il problema principale in tema di terremoti, risiede sempre e comunque, a prescindere cioè dall’entità delle scosse telluriche, nell’opera di prevenzione e di costruzione, o ristrutturazione delle abitazioni secondo criteri rigorosamente antisismici. Dalle mie parti (intendo riferirmi al territorio dell’Alta Irpinia), la difficile opera di ricostruzione postsismica del tessuto abitativo e degli agglomerati urbanistici, ha costituito un processo storico durato circa vent’anni, se non di più, ma credo (e spero) che sia avvenuta nel pieno rispetto delle normative antisismiche. Mi pare che, stando ai tragici fatti di ieri sera, non si possa dire lo stesso a proposito degli edifici di Casamicciola e dintorni. Nel contempo, e mi ripeto, nutro (non a torto) alcuni dubbi circa le informazioni che ci vengono somministrate dai centri di sismologia e vulcanologia sull’effettiva entità dell’evento tellurico di ieri sera. Ciò vale sia per quanto concerne il grado di magnitudo, sia per quanto attiene alla profondità del sisma. E non si tratta di polemiche sterili o faziose.
Lucio Garofalo