La ridondante vittoria sul Foggia è nata da un Avellino nuovo, nel gioco e nella mentalità
Eccellente partita, sabato scorso, da parte dei ragazzi di Novellino, che hanno letteralmente surclassato i Satanelli di Giovanni Stroppa, allievo di Zeman anche ai tempi di Avellino.
Al di là dell’atteggiamento, sorprendentemente timoroso e remissivo dei Rossoneri, ha destato positivo stupore l’approccio alla gara di D’Angelo e compagni, che sin dal calcio d’inizio hanno aggredito la metà campo foggiana, decisi a fare propria la gara, senza andare tanto per il sottile, e soprattutto senza pensare a come si erano posti tatticamente gli avversari, che (rispetto al loro canonico 4-3-3) schieravano un difensore in più e un attaccante in meno.
Abbiamo visto da parte dei Biancoverdi una proposizione di gioco, specie sulle fasce, con una continuità e una veemenza che veramente non c’erano mai state da quando mister Monzon è venuto ad Avellino. La superiorità tecnica dei Lupi è stata palmare ed incontrovertibile, perchè al loro spessore tecnico (comunque riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori) i Lupi hanno aggiunto quella cattiveria agonistica, ma anche quella mentalità vincente davvero insospettabili fino al giorno prima. Con queste premesse, il risultato schiacciante in favore dell’Avellino è diventato quasi conseguenziale.
Ma, c’è di più. Ad una riflessione meno “passionale” e certamente più tattica che tecnica, riteniamo che si possa parlare di un Avellino nuovo, sia nel gioco che nella mentalità (vincente!). Del resto, se riavvolgiamo il nastro delle prime due gare di campionato, ci accorgiamo che i Lupi hanno giocato, riferendoci eesenzialmente al primo tempo delle sfide con Brescia e Cremonese, con un assetto tattico che si basava (oltre che sulla terza linea composta dai soliti quattro elementi) su una mediana formata da quattro calciatori di centrocampo, e una prima linea occupata dal centravanti Ardemagni e dal trequartista Morosini in appoggio.
Con il tanto atteso ritorno in campo di Bidaoui, la fase di possesso dei Lupi ha cambiato abito tattico: da un attacco che poggiava su due soli elementi prettamente votati al gioco negli ultimi trenta metri, Walter Novellino è potuto passare al disegno che sin da ritiro di Cascia aveva realmente in testa: l’azione offensiva con quattro protagonisti. Insomma, giusto per semplificare: dal 4-4-2 delle prime due partite di campionato, contro il Foggia (con Bidaoui in campo, che è comunque un attaccante puro) i Lupi si sono schierati, sempre per semplificare, con il 4-2-3-1. Il match contro i Dauni ha mostrato e dmostrato che lo strumento tattico con il quale i ragazzi di Novellino si trovano maggiormente a loro agio è proprio quello che prevede sei calciatori essenzialmente votati a presidiare la propria metà campo, e quattro elementi che vanno ad infilarsi nell’altra metà campo, agendo prevalentemente negli ultimi trenta metri rispetto alla porta avversaria.
Supportati da due mediani tosti, vigili e “rubapalloni” come Di Tacchio e D’Angelo, questi quattro calciatori offensivi (con Bidaoui letteralmente irrefrenabile sulla sinistra, imitato da Molina sulla fascia destra, e dal fantasista Morosini centralmente, a ridosso del centravanti Ardemagni) hanno saputo dare, per stare a quanto mostrato nella ridondante vittoria dei Lupi a spese del malcapitato Foggia, una palmare dimostrazione delle loro capacità tecniche (che si candidano ad essere considerate tra le migliori della serie B), dando all’Avellino la possibilità concreta (quando le cose gireranno quasi alla perfezione come nel match di sabato scorso) di potersela giocare anche contro le compagini maggiormente accreditate per il salto di categoria.
Foto: www.usavellino.club