Accadde oggi:”l’assassinio di Gandhi”
Era l’apostolo della non violenza. Si chiamava Mohandas Karamchand Gandhi, ma il poeta Tagore lo appellò Mahatma, che significa la “Grande Anima”. E come lui tanti altri iniziarono a chiamarlo così. Perchè Gandhi era davvero la Grande Anima dell’India, di quel subcontinente che cercava di emanciparsi dal giogo inglese. Alla fine l’India riuscì a ottenere l’indipendenza. Ma senza ricorrere alle armi. La strada scelta da Gandhi fu quella disobbedienza civile che ispirò anche i movimenti per i diritti civili nel XX secolo.
LA MARCIA La parola Satyagraha si può tradurre con “disobbedienza civile e non violenza” che furono i capisaldi della sua azione politica che lo portarono ad organizzare alcune forme di protesta eclatanti come la celebre Marcia del Sale, partita con settantotto satyagrahi dall’ashram Sabarmati di Ahmedabad il 12 marzo e conclusa a Dandi il 6 aprile 1930 dopo 380 km di cammino. Una volta giunti sulle coste dell’Oceano indiano, Gandhi e i suoi numerosissimi sostenitori estrassero il sale in aperta violazione del monopolio reale. Questa campagna, una delle più riuscite della storia dell’indipendenza non-violenta dell’India, venne brutalmente repressa dall’impero britannico, che reagì imprigionando più di 60 000 persone. Anche Gandhi e molti membri del Congresso vennero arrestati. E diversi satyagrahi furono anche picchiati dalle autorità durante il tentativo di razziare i depositi di sale.
LA MORTE Una volta ottenuta l’indipendenza, sorsero nuovi problemi. Questa volta di carattere religioso, perchè si verificarono scontri molto violenti tra la maggioranza induista e la minoranza islamica. Nonostante i disperati tentativi di mediazione del Mahatma Gandhi, si giunse alla divisione tra le due comunità, con la nascita di un nuovo stato: il Pakistan. Ma la soluzione non bastò ad evitare una guerra fra i due paesi confinanti. Gandhi per fermare le violenze, iniziò a 78 anni un nuovo digiuno. Chiese inoltre che il Pakistan e l’India garantissero l’uguaglianza per i praticanti di tutte le religioni e che il governo indiano effettuasse il pagamento dei 550 milioni di rupie dovute a quello pakistano. Alla fine il Mahatma ottenne quello che voleva e potè interrompere il digiuno. Ma non tutti furono soddisfatti dell’accordo, soprattutto fra gli induisti legati alle fazioni estremiste che individuarono nel padre della patria il responsabile delle concessioni fatte al Pakistan. Gandhi divenne una pedina scomoda da eliminare. A farlo provvide Nathuram Godse, un fanatico indù che uccise il Mahatma con tre colpi di pistola. Forse Gandhi ebbe solo il tempo di esclamare “Oh Dio”, prima di spirare. Ancora oggi non è stato accertato se furono queste le sue ultime parole. Ma nonostante questo, Gandhi ha lasciato in testamento all’umanità i suoi discorsi pacifisti. E il suo esempio.
Mariano Messinese
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