Flumeri, la visita pastorale del Vescovo di Ariano Irpino, Mons. Sergio Melillo
La visita pastorale, è una di quelle occasioni importanti, in cui il Vescovo mantiene i contatti personali con la comunità cristiana della Diocesi. Proprio quello che è avvenuto ieri sera a Flumeri.
Ad accogliere Sua Eccellenza Sergio Melillo, c’era Don Claudio Lettieri Parroco di Flumeri e Trevico, la Confraternita di San Rocco, rappresentanti del mondo economico, dell’associazionismo e dei fedeli.
Dopo aver celebrato la Santa Messa, nella Chiesa di San Rocco, la visita è continuata nell’adiacente sala S. Rocco, dove Don Claudio ha ringraziato il Vescovo per la sua presenza e la vicinanza costante con i fedeli flumeresi. Allo stesso modo, c’è stato il saluto di Franco Bravoco, Priore della Confraternita San Rocco di Flumeri e di altri presenti che, hanno brevemente discusso su varie problematiche inerenti la Confraternita e la costruzione annuale del Giglio di grano, dedicato a San Rocco. Al termine dell’incontro, il Vescovo ha stretto la mano a tutti. Noi abbiamo colto l’occasione per porgergli alcune domande.
Oggi Papa Francesco è in medio Oriente, dove tra difficoltà sopravvivono piccole enclavi cristiane. Cosa Lei si aspetta da questo viaggio papale ?
“Innanzitutto, la presenza del Cristianesimo in medio oriente, anche se con una presenza minoritaria è significativa, perché il medio oriente è la culla dove è nato Gesù e dove è nato il cristianesimo. Per questo dialogo, con un sentire religioso diverso, è un voler camminare insieme senza creare certamente ne sincretismi e ne commisione per un rapporto fraterno anche di conoscenza e di rispetto reciproco. Penso alle difficoltà, che, a volte una visione distorta di Dio, produce nei rapporti tra persone, che appartengono a confessioni diverse. Quindi, il viaggio de Papa è un viaggio soprattutto per ribadire non solo il messaggio del cristianesimo , messaggio di apertura e di incontro, ma anche per trovare un punto di dialogo con una visione religiosa che, ha una prospettiva diversa da quella cristiana”.
A Gedda in Arabia Saudita, vi è un centro culturale islamico, con scritto all’esterno “ Islamizziamo il mondo “ . Lei per ragioni umanitarie è molto attento a questa immigrazione in atto . Pensa che possa concretizzarsi in futuro, l’islamizzazione dell’Europa ?
“Io questo non lo so, perché non ho conoscenza della geopolitica, posso dire che queste persone ,che vengono da un altro sentire religioso, spesso si confronta con un mondo che ha dimenticato e ha messo in angolo quello che sono le radici della fede cristiana, quindi trovano anche un terreno molto desertico.Quindi, c’è anche a volte una incapacità nostra da cristiani di confrontarci con un dialogo e con una testimonianza coerente di vita. E questo ci offre anche l’occasione per dire , che l’Europa ha un po oscurato la presenza del cristianesimo”.
Questo sta a significare, il mancato riconoscimento da parte degli organismi europei sulle radici giudaico-cristiane dell’Europa ?
“Questo è un voler tradire le nostre origini e dimenticare da dove veniamo. Ripeto non siamo arroccati in una visione diciamo difensiva della fede. Ma , proprio perchè il dinamismo in senso aperto del cristianesimo, ha portato anche ad una condizione sociale aperta e una prospettiva di libertà , di fraternità, e, non dobbiamo dimenticare da quando è iniziato tutto. Da questo incontro, tra il cristianesimo e la cultura diciamo quella del vicino oriente, una cultura antica, anche quella greca e quella latina , c’è stato un giusto incontro e una giusta prospettiva arricchente”.
Carmine Martino