Accadde oggi: muore Adolfo Celi
L’artista dei due mondi. Una carriera costruita tra Brasile e Italia e l’amore per due terre tanto lontane quanto belle. Adolfo Celi era italiano di nascita, ma si sentiva anche brasiliano. Almeno d’adozione. Il 19 febbraio del 1986 l’attore si spegneva, stroncato da un arresto cardiocircolatorio. Aveva 64 anni ed era nato a Carcuraci di Messina. Ma crebbe tra l’Isola a forma di triangolo e il Nord Italia. Nel 1942 si iscrisse all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma e conobbe tra i tanti, Vittorio Gassman ,Mario Landi e Vittorio Caprioli, che gli trasmisero la passione per il teatro e per il cinema. Nel 1946 venne scritturato per il film: “Un americano in vacanza” di Luigi Zampa, cui seguono due anni dopo “Proibito rubare” di Luigi Comencini e “Natale al Campo 119″ di Pietro Francisci. Nello stesso anno Aldo Fabrizi avanza una proposta che gli cambia la vita: la partecipazione al film “Emigrantes“.
BRASILE- Parte per il Brasile e si innamora di questo paese così affascinante e pieno di contraddizioni. E decide di trasferirsi qui. Ma anche una donna, Tonia Carrero, fa breccia nel cuore dell’attore. I due si sposano nel 1951: il loro matrimonio durerà fino al’ 63. Nel frattempo Celi inizia una carriera di caratterista cinematografico, recitando nei film “L’Uomo di Rio” e “Agente 007- Thunderball: Operazione tuono” , che gli conferiscono la notorietà internazionale e ne favoriscono il ritorno in Italia.
ITALIA- Ma il cinema italiano è cambiato molto durante la sua assenza. Celi, però, dimostra grandi capacità di adattamento. Si specializza nelle parti del “cattivo“, sia nei film western o d’azione sia nelle commedie dove interpreta personaggi malvagi e prepotenti. A 45 anni è tra i pochi attori italiani che sappiano recitare anche in inglese. E per la sua bravura viene ingaggiato come protagonista o comprimario in un numerose produzioni internazionali, come “Il tormento e l’estasi” e “Il fantasma della libertà” di Luis Bunuel. Ma l’apice del successo lo raggiunge con l’interpretazione del dott. Sassaroli nella trilogia “Amici Miei”, di Monicelli. Celi interpreta un primario ricco e annoiato che per sfuggire al tedio della vita si unisce alle “zingarate” di un gruppo di amici di mezza età. Amici miei è un film sull’amicizia virile, che scava le radici profonde dell’esistenza. Non mancano gli spunti comici. Si ride, ma il retrogusto è sempre amaro. La stessa sensazione che si ha ricordando Adolfo Celi. A ventotto anni dalla sua morte.
Mariano Messinese
Twitter:@MarianoWeltgeis