Comunque vada: “Grazie per tutto, ing. De Cesare”
Al momento non sappiamo con certezza, e neppure dovizia di particolari, quanto stia accadendo in seno all’azienda della Sidigas di Gianandrea De Cesare. Sappiamo solo che il patron delle due più importanti realtà sportive irpine (al netto degli strepitosi successi ottenuti nell’ultimo anno solare dalla Sandro Abate, nel Futsal nazionale) ha assunto la dolorosa decisione di cedere la Scandone basket ed il calcio Avellino, per non meglio precisate difficoltà dell’azienda madre, la Sidigas.
La notizia del disimpegno di De Cesare è arrivata come un fulmine a ciel sereno, e tanti tifosi, sia di calcio che di basket, hanno ricevuto una “mazzata tremenda”, un colpo al cuore della loro passione, davvero difficile da metabolizzare. Molti di loro hanno reagito in maniera “scomposta”, arrivando anche, attraverso i social, ad apostrofare il patron della Sidigas come un traditore, un imprenditore senza scrupoli, incurante dell’amore viscerale del popolo irpino per i colori biancoverdi.
Il sacro culto della gratitudine, purtroppo, non è patrimonio del cuore di tutti. In molti hanno già dimenticato cosa ha fatto De Cesare per il basket (prendendolo, anni fa, dalla polvere di un’inevitabile scomparsa e portandolo ai massimi livelli nazionali), e soprattutto per il calcio negli ultimi mesi, dopo la cancellazione dai campionati professionistici, avvenuta nell’agosto 2018.
Soprattutto nello sport di squadra più popolare in Italia, De Cesare è stato capace di riportare, nel giro di soli nove mesi, l’Avellino nel calcio professionistico, vincendo il campionato di serie D e, addirittura, lo scudetto dei Dilettanti.
Del resto, se il successo nello sport è legato essenzialmente al raggiungimento del risultato prefissato, c’è da ritenere, senza se e senza ma, l’operato di De Cesare come un qualcosa di incredibilmente positivo ed irripetibile.
Prescindendo da come evolverà questa situazione di crisi societaria, l’ing. De Cesare, che di mestiere fa l’imprenditore (ed in quanto tale, è legittimamente votato, in primo luogo, al perseguimento dei propri interessi industriali) bene ha fatto, a nostro avviso, a mettere in vendita le sue due “creature” sportive nello stesso “pacchetto”, tenendole insieme, auspicando e ricercando un futuro sereno per entrambe, soprattutto nell’ottica di un “effetto traino” da parte del calcio nei confronti del basket, per diverse ragioni, meno “appetibile”.
Da vecchi cronisti ed osservatori sportivi (amanti in egual misura di calcio e di basket), e soprattutto, da persone a cui il valore inestimabile della gratitudine non ha mai fatto difetto, sentiamo l’obbligo di ringraziare, sin da ora, comunque vada a finire, Gianandrea De Cesare: per avere donato anni di eccellenza nello sport ad una realtà interna del Sud, afflitta da tante ataviche problematiche sociali.
Grazie Ingegnere.