Accadde oggi:”la fatwa di Khomeini contro Rushdie”
Tanta fama. Ma anche tanti problemi. Tutto per colpa del best seller “I versi satanici” che Salman Rushdie pubblicò nel 1988. La trama del romanzo è onirica e riproduce l’antico tema della lotta polare tra il bene e il male. Ma allude anche alla figura del profeta Maometto e soprattutto e ad alcuni versetti che furono censurati da tutte le versioni ortodosse del Corano.
LA CONDANNA Qualche mese dopo la pubblicazione, precisamente il 24 febbraio del 1989, arrivò la fatwa dell’ ayatollah Khomeini che condannava a morte lo scrittore per blasfemia. E non solo. Un privato cittadino iraniano mise anche una taglia da 3 milioni di dollari sulla testa di Rushdie che riparò in Gran Bretagna, dove fu costretto a vivere sotto protezione. Ma l’ira dell’ayatollah e dei suoi fedelissimi si abbattè anche contro i collaboratori dello scrittore. Hitoshi Igarashi, traduttore giapponese del romanzo, fu ucciso dagli emissari del governo iraniano. Andò meglio, si fa per dire, a Ettore Caprioli: fu pugnalato per aver tradotto “i versetti satanici” in italiano, ma si salvò. Stessa sorte anche per l’editore norvegese del libro, che riuscì a salvarsi miracolosamente. Da allora sono passati tanti anni: Rushdie è uno degli autori più letti e tradotti, mentre Khomeini è morto. Eppure la fatwa non è stata ancora ritirata.
Mariano Messinese
Twitter: @MarianoWeltgeis