La poesia che guarisce ….di Michela Marano

Poesia ti incido su frammenti di carta e sei tu frammenti del Tempo. Partono dai versi appena citati, le riflessioni sulla Poesia cui è dedicata la giornata del 21 marzo di ogni anno. Versi che fanno da apertura allo scritto manifesto della raccolta poetica, di cui sono autrice, Frammenti in-versi: allusione al modo in cui si scrivono poesie, con semplicità e con pochi strumenti.

Colui che compone versi compie il lavoro di artigiano, di chi intaglia i materiali per darne forma: il poeta accoglie ogni voce e con attenzione microscopica scrive i suoi versi che nell’insieme formano la narrazione del tempo e della sua duplicità, di un tempo proprio e di un tempo dell’evoluzione collettiva.

Ma che cos’è la poesia per noi immersi in un circuito vertiginoso, dove le distanze si annullano, dove si accorcia la percezione del tempo e le generazioni che vivono nel 2020 pare che abbiano sempre poco tempo da destinare alle cose piccole, ma essenziali e vitali. La poesia, inosservata, inascoltata, resa marginale dalla giungla dei suoni e dai tribalismi dell’oggi, dalle urla dell’apparire e della banalità, dai pericoli della vanità, invece offre risposte a domande che restano in attesa.

La poesia è di tutti, il suo è un linguaggio universale, anche se scritto in lingue diverse: la poesia ascolta albe e tramonti, ricorda l’antico, aspetta pazientemente il futuro, ma con le radici nel passato. Esce dal buio. Si allontana dalle chiacchiere, dalle irriverenze: è la ricerca del bisbiglio, delle confidenze tra il cuore e l’anima, delle intimità dei luoghi. Sfoglia le pagine della vita di ognuno di noi, con pazienza dà voce ai luoghi reali e dell’immaginario, ai luoghi e ai tempi idealizzati, alle creature che animano la Natura, alle emozioni, si apre alle gioie comuni e individuali, come ai lutti di ieri e di oggi, sempre implacabilmente nuovi.

La poesia abitua alla calma, all’incanto, alla meraviglia, al miracolo, alla delicatezza pari ad una carezza data su una guancia, alla tenerezza materna. Ha un fascino che si irradia nell’infinito, è un nido ospitale, messo al caldo, pronto a dare riparo alle tempeste: è un abbraccio ben dosato, che mette da parte il superfluo, sigla ovunque la sua pace, è un sole pronto sempre a levarsi.

Oggi purtroppo si legge sempre poco o per niente, ma in ogni libreria dovrebbe esserci, accanto a opere in prosa, un testo di poesie, perché leggere versi significa anche leggersi. I versi sono preghiere che chiedono salvezza, liberazione, perdono, coraggio. Ognuno dovrebbe avere tra le mani un testo di poesia, ricordare e recitare versi capaci di guarire le ferite, di aggiustare il guasto della società in cui viviamo, come un farmaco idealizzato per ogni evenienza, un farmaco salva-mondo.

 Michela Marano

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