Il covid-19 in una tela del pittore avellinese Ming, al secolo Fabio Mingarelli

Il pittore avellinese Ming (al secolo Fabio Mingarelli) racconta, a suo modo, il covid-19 con una tela. Ecco, di seguito, un interessante articolo (con intervista al pittore)  scritto dalla collega Stefania Marotti, e pubblicato dalla redazione avellinese de “Il Mattino”, nell’edizione odierna del citato quotidiano.

La sensibilità artistica per cogliere il cambiamento della percezione della realtà durante il Coronavirus. Ming, il giovane pittore avellinese, affermato in campo nazionale, ha realizzato un’opera che ritrae un uomo con lo sguardo rivolto alla molecola della pandemia.

Un’esercitazione di stile, che rappresenta la paura dell’ignoto suscitata da una patologia ancora incerta nella cura.

“E’ un quadro realizzato con tecnica mista – afferma l’artista – in cui spicca il volto di un giovane che osserva di traverso il Coronavirus. La tela cerca di dare forma allo stupore, allo sgomento generato dal virus che, con il suo    dilagare, ha trasferito nelle persone di tutte le età un senso di angoscia sul futuro”.

Nella figurazione pittorica, il virus a forma di corona è proposto in dimensioni molto ridotte rispetto al volto del dipinto.

“E’ un’attestazione di fiducia e di riconoscenza verso gli uomini di scienza – afferma Ming – i medici, gli infermieri che si sono dedicati all’emergenza Covid in modo totale, contraendo, in alcuni casi, la malattia e perdendo la vita accanto ai malati”.

Una lezione di altruismo, dunque, che spicca in un ritratto pensato osservando se stessi ed il proprio rapporto con la realtà in questo difficile periodo di isolamento.

Penso che l’esperienza della pandemia – continua il pittore –  abbia cambiato tutti noi, modificando innanzitutto le relazioni e la maniera di rapportarci alla realtà. La notazione principale è che il Coronavirus ricorda a ciascuno che siamo uguali, con la stessa dignità, sia i ricchi che i poveri. Inoltre, riporta alla mente la fragilità, la caducità dell’esistenza, per risvegliare il senso di solidarietà e di comunità. Se usciremo dall’isolamento, infatti, sarà perchè tutti abbiamo rispettato le restrizioni stabilite dal Governo per arginare il contagio. Uniti ce la faremo”.

Nell’opera si coglie una sorta di paura, rispetto ad un male che ancora non ha un vaccino o una terapia.

Da qui nasce la speranza– conclude Ming – L’esperienza della quarantena ci ha insegnato a guardarci dentro, a conoscere meglio chi è al nostro fianco, a farci coraggio l’uno con l’altro, a condividere l’angoscia, ma anche il valore di donare agli altri una parte di noi stessi”.

 

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