Oreste Vigorito alla Gazzetta dello Sport: “Vorrei il mio Benevento come l’Avellino dei dieci anni in serie A”
Il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, da Avellinese di adozione, non ha mai dimenticato gli anni fulgidi dell’Avellino in serie A, quel decennio d’oro per i Lupi, di cui era tifoso (il compianto fratello Ciro, è stato responsabile dell’Ufficio stampa della società biancoverde, proprio nel periodo della promozione in serie A, stretto collaboratore del presidente Arcangelo Iapicca). Il patron degli Stregoni si augura di poter rivivere dal prossimo anno in massima serie, gli stessi incredibili successi dell’Avellino degli anni ’80.
Ecco uno stralcio dell’intervista di Vigorito rilasciata alla Gazzetta dello Sport:
“Sul campo abbiamo meritato la promozione. I 23 punti sulla terza non sarebbero mai stati colmati, non mi sentirei in colpa se non saremo promossi sul campo. Riprendere sarebbe un bene per il sistema, e nessuno potrà obiettare ai verdetti. E’ chiaro che annullare tutto sarebbe una ingiustizia. Si aprirebbero contenziosi con ripercussioni su tutti i campionati. Meglio finire per la regolarità. La sicurezza si ritroverà tra qualche anno, non tra qualche mese. E attenzione: il calcio è un’azienda, con migliaia di dipendenti”.
Inzaghi – “Potrebbe girare in Ferrari e campare di rendita e d’immagine. Invece la sua famiglia ha gli stessi valori della mia. Mi era accaduto anche con De Zerbi, anche se Inzaghi è un torrente di montagna di giorno, e De Zerbi di notte: la stessa buona acqua, ma non sempre si vede”.
Progetto – “Volevamo risalire in tre anni e questo è il secondo. Il vantaggio in classifica ci aveva consentito di portarci avanti. Foggia ci lavora da quando siamo retrocessi e con Inzaghi ha fatto un piano con 3 prime scelte. Se non arrivano c’è un piano B con 4.Tutti giocatori esperti di A, con voglia di lottare e che non facciano un passo indietro nemmeno per prendere la rincorsa come diceva il Che. Dovremo essere come il Padova di Rocco: quando lo dovevano affrontare, tutti lo temevano. O come l’Avellino dei dieci anni di A, squadre che sanno che devono dare qualcosa in più. L’orizzonte è il limite dove arriva lo sguardo, ma per me quello è il punto di partenza. Non ci deve essere un solo traguardo, ma più traguardi, uno dopo l’altro. Quindi prima cercheremo la salvezza, poi di assestarci e crescere”.
Errori da evitare “Era stato troppo facile arrivarci. Otto anni di C, poi la A in 12 mesi. Pensavamo che quella fosse casa nostra, sono stato riconoscente con chi aveva meritato la promozione. ma questo ci ha fregato. E abbiamo buttato via i mesi da agosto a dicembre. Quando a gennaio con De Zerbi abbiamo preso Sandro, Sagna, Diabatè e Guilherme è cominciato il nostro campionato. Sarebbe stato più comodo risparmiare una ventina di milioni e tornare sereni in B, invece ci siamo impegnati fino all’ultimo e la gente ci ha applaudito il giorno della retrocessione. Ci ha aiutato, e in B abbiamo aumentato il numero degli abbonati».
Riforme – “Non è compito mio. Se dai da mangiare al figlio più grande non puoi non darlo al più piccolo. Al calcio serve una riduzione delle diseguaglianze economiche, giocare con Ie Nike o scalzi non è la stessa cosa. In porta puoi tirare bene o male, ma tutti lo devono fare con le scarpe uguali”.