Mirabella Eclano, ripulita dalle erbacce: l’antica Aeclanum è pronta per i visitatori
Grazie al fattivo intervento dell’Amministrazione provinciale di Avellino ed al Dipartimento Forestazione, il Parco Archeologico dell’antica “Aeclanum” è stato liberato dalle erbacce che ne impedivano l’accesso e la fruizione da parte dei turisti e degli studiosi del patrimonio storico ed archeologico irpino. Così, uno dei fiori all’occhiello dell’intera offerta turistica della nostra provincia è pronto per accogliere i visitatori, pur nel rispetto del rigido protocollo imposto dalle regole per la prevenzione la diffusione del contagio da covid-19.
Ma. per conoscere meglio questo parco archeologico, ecco la storia dell’antica Aeclanum, tratta dal sito del Ministero per i Beni Culturali.
Abitata sin dall’età eneolitica (necropoli in loc. Madonna delle Grazie), in località Passo di Mirabella Eclano sorgeva l’antica Aeclanum il cui primo impianto può risalire alla fine del III sec. a.C..
Il centro fu dotato inizialmente di una cinta muraria in legno (Appiano), successivamente incendiata dal dittatore Silla nell’anno 89 a.C.. Intorno al I sec. a.C., ossia al tempo dell’istituzione del municipium, l’impianto della fortificazione fu ricostruito in opera reticolata, seguendo un andamento irregolare che delimitava un pianoro di forma triangolare.
All’interno delle mura non è stato sino ad ora possibile collocare con esattezza il foro civile, sede della vita amministrativa e politica del municipium, anche se la zona è in parte nota.
Del macellum (mercato all’aperto per carni e pesce) è visibile una costruzione centrale a pianta circolare, ubicata a nord del supposto foro e che presumibilmente doveva essere circondato da uno spazio porticato e da tabernae (botteghe).
Prospiciente una strada basolata è visibile un’abitazione con peristilio sostenuto da colonne in laterizio, originariamente coperte di stucco. Alla stessa abitazione appartenevano anche altri ambienti, con funzione di rappresentanza.
In una fase successiva l’abitazione sembra cambiare destinazione d’uso, in particolare nel peristilio, che ha oramai perso la funzione di centro della casa per ospitare pozzi e apprestamenti per produzione artigianale. Il rinvenimento durante le fasi di scavo di una grande quantità di scorie di vetro ha fatto supporre che si trattasse di un’officina di vetraio. Su una breve altura, a nord-ovest, sorgeva un complesso termale, le cui strutture sono ancora ben conservate per un’altezza notevole, in alcuni casi fino all’attaccatura delle volte. All’interno del complesso termale, al momento degli scavi, furono rinvenute statue e decorazioni marmoree, che attestano la magnificenza raggiunta dal centro irpino, soprattutto nel corso del II sec. d.C..
La presenza di una basilica cristiana intra moenia, risalente alla fine del IV sec. d.C., attesta il protrarsi della vita nell’insediamento urbano, nonché l’esistenza della sede di diocesi, che ebbe quale suo vescovo il celebre Giuliano, avversario di Sant’Agostino.
La città risulta abitata sino al VII sec. d.C..
Dall’VIII sec. il sito viene ricordato con il toponimo di Quintodecimo, attestante la distanza del centro da Benevento di quindici miglia.