U.S. Avellino: 108 anni di…infinito

Oggi è l’anniversario della nascita dell’U.S. Avellino: sono passati 108 anni da quel 12 dicembre del 1912.

Quante emozioni, quante gioie, quanti dolori. l’Avellino, il nostro Avellino è passato attraverso traversie di ogni genere, ma non ha mai chinato la testa. Negli ultimi 11 anni i Lupi sono stati esclusi due volte dai campionati professionistici, ma come l’Araba Fenice sono risorti a nuova vita, e non hanno mai smesso di lottare per riscattarsi e continuare ad esaltare ed inorgoglire l’intero Popolo Irpino.

Tralasciando gli anni che abbiamo potuto solo leggere attraverso pagine ingiallite, dalla stagione 1963-64 ad oggi abbiamo visto e seguito i Lupi su tutti i campi d’Italia. Il mitico “Piazza d’Armi” che sorgeva là dove c’è il tribunale, ci ha visti giovanissimi tifosi, poi adolescenti e successivamente giovanotti, prima di lasciare il passo al costruendo stadio Partenio, che, proprio nella giornata di domani, festeggerà il suo mezzo secolo di vita (inaugurazione avvenuta il 13 dicembre 1970, con la partita Avellino-Brindisi, che si chiuse a reti inviolate).

Gli eroi del Piazza d’Armi che ricordiamo con maggiore nettezza: i portieri Trulla e Recchia, i difensori Cattonar, Bagagli, Riti, Versolato, i centrocampisti Fracon e Selmo, gli attaccanti Mujesan, Ive, Abbatini, Cesero e Ghio. Nel nuovo tempio del Partenio (dal 2011 denominato Partenio-Lombardi) ha avuto luogo la maggiore espressione della gloria sportiva dell’U.S. Avellino, a cominciare da quella leggendaria cavalcata dei “Ragazzi del ’72” che portarono per la prima volta i Lupi in serie B (con gli indimenticabili: Miniussi, Codraro, Piaser, Zucchini, Piccinini, Fraccapani, Palazzese o Bongiorni, Zoff, Marchesi, Pantani e Nobili) per passare all’ascesa nell’olimpo del calcio italiano, con la promozione in serie A, al termine del campionato 1977-78, con Salvatore Di Somma e Adriano Lombardi tra i maggiori protagonisti.

Dieci anni di battaglie dei Biancoverdi nella massima serie, che coincisero con l’apogeo del calcio italiano, che, negli anni ottanta, fu considerato il più bello ed importante campionato del mondo, perchè vi giocavano fuoriclasse immortali come Platini, Maradona, Zico, Socrates, Rummenigge, Gullit e Van Basten, ma anche gli italiani che vinsero il mondiale di Spagna (Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Bergomi, Scirea, Bruno Conti, Tardelli, Graziani, Antognoni e Paolo Rossi). Nelle fila dell’Avellino, in quegli anni giocarono gente come Juary, Barbadillo, Diaz, Dirceu, Schachner , e poi Tacconi, Vignola, De Napoli, Tagliaferri, Colomba e tanti altri.

Dopo la triste caduta in cadetteria, avvenuta nel maggio del 1988, i Lupi hanno avuto alterne vicende, che hanno accompagnato le nostre domeniche negli ultimi trent’anni. Momenti di buio, alternati a gioie purtroppo effimere, con i continui saliscendi dalla C alla B, senza mai riuscire a risalire in quell’olimpo del calcio italiano, che ai tifosi biancoverdi over50 manca maledettamente, ma che gli appassionati più giovani non hanno neppure avuto l’immensa gioia di vederlo dal vivo.

L’augurio nostro è che le giovani generazioni, prima o poi, possano finalmente vivere tutto quello che abbiamo vissuto noi.

Una cosa sola sarà sempre uguale, ieri, oggi e domani: l’amore per i colori biancoverdi, che, tramandandosi di padre in figlio, diverrà …infinito!

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