Solofra, sul futuro del Landolfi, i consulenti Guarente e Cerrato: “Non dovrà essere un doppione”
I due medici irpini consulenti della Commissione: “Più dell’ospedale sotto casa occorrono strutture funzionali e funzionanti. Introdurre la Medicina del Lavoro nell’ospedale di Solofra significherebbe avere un reparto di degenza unico nel Sud Italia dedicato allo studio e all’approfondimento di nuove malattie professionali”
“Avere l’ospedale sotto casa, senza che questo sia nelle condizioni di assicurare i servizi necessari alla comunità, è del tutto inutile. La posizione oltranzista e miope di ormai pochi amministratori locali, per cui il ‘Landolfi’ dovrebbe continuare ad essere un inutile doppione del Moscati, se attuata porterebbe unicamente a far chiudere l’ospedale di Solofra e a rinunciare ad una organizzazione integrata ed efficiente della sanità irpina che assicurerebbe ai cittadini, questa sì, un’assistenza efficace e di qualità.” Lo affermano Nicola Guarente e Antonello Cerrato, consulenti medici della Commissione Sanità del Consiglio regionale della Campania.
“Chiunque si approcci alla questione Landolfi con onestà intellettuale – proseguono Guarente e Cerrato – non può che prendere atto che un nosocomio uguale al Moscati, che è a pochi chilometri di distanza e raggiungibile in 10 minuti, non solo è del tutto inutile, ma andrebbe rapidamente incontro a chiusura. Più che dell’ospedale “sotto casa”, le comunità irpine hanno bisogno di avere strutture funzionali e funzionanti, in grado di assicurare l’assistenza richiesta e la sua massima qualità. Emblematico è il caso del Frangipane di Ariano Irpino. L’Asl ha sempre palesato l’intenzione di potenziare – ad esempio – la cardiologia. Oggi, tuttavia, un paziente colpito da infarto non può essere sottoposto ad angioplastica perché manca il servizio di emodinamica. Con la conseguenza che dovrà essere portato al Moscati che, in questo caso sì, è davvero troppo distante.”
“Invece di scadere nella demagogia, chi pretende di occuparsi di sanità – aggiungono i due medici – dovrebbe adoperarsi, invece, per creare le condizioni affinché i medici siano incentivati a partecipare ai bandi per le specialità che spesso nelle realtà periferiche vanno deserti. A cosa serve avere ad Ariano i reparti di pediatria o chirurgia se sono solo aperti sulla carta? E’ sconcertante che in un tale contesto ci sia chi propone l’apertura dell’ospedale di Bisaccia quando anche un bambino intuisce che occorre potenziare Ariano dove manca il personale, specie quello medico specialistico per via di bandi che vanno deserti, per mancanza di Primari autorevoli e attrattivi, e dove manca la Emodinamica, per cui un paziente affetto da “Sindrome coronarica acuta STEMI” rischia di non avere il tempo di raggiungere il ‘Moscati’ per potersi salvare.”
“Introdurre la Medicina del Lavoro nell’ospedale di Solofra – osservano poi Cerrato e Guarente – significherebbe avere un reparto di degenza unico nel Sud Italia dedicato allo studio e all’approfondimento di nuove malattie professionali e all’impatto che l’ambiente lavorativo può sulla salute in un’area industriale come quella della Valle dell’Irno. Vuol dire, dunque, fare un lavoro di grande prevenzione in un territorio come quello adiacente al terzo polo conciario del mondo. Il centro della fertilità, la riabilitazione, la medicina nucleare, inoltre, una volta inserite nel nuovo nosocomio solofrano, daranno ulteriore specificità e saranno riferimenti di servizi sanitari non solo per la provincia di Avellino, ma per tutto il tessuto regionale in sinergia semmai con il vicino presidio sanitario di Montoro, anch’esso a breve oggetto di ulteriore e nuova riqualificazione.”
“Occorre, dunque, potenziare, riorganizzare e mettere a sistema le strutture esistenti. Tenendo conto, ovviamente, della realtà irpina, della sua morfologia e della peculiare densità abitativa di ognuna delle diverse zone che la compongono. In questo senso si muovono la Regione e la Commissione sanità, supportati dal contributo di larga parte di medici e amministratori locali che hanno un approccio laico, non demagogico e non improntato ad un campanilismo che è non solo del tutto improduttivo, ma anche piuttosto dannoso per le stesse comunità che pretendono di tutelare.”
“Chi vive la sanità quotidianamente, avendola scelta come impegno professionale, non può che auspicare che la classe politica abbandoni definitivamente un campanilismo sterile e una demagogia che ormai non paga più. L’approccio oggi deve essere realmente improntato al funzionamento del Sistema sanitario e alla tutela concreta del bene dei cittadini. Su questi argomenti non ci stancheremo di sensibilizzare il Presidente della Commissiona Sanità, Alaia, persona ormai esperta del settore, che in più occasioni ha dimostrato grande ricettività e – concludono – la volontà di affrontare e risolvere le problematiche annose della sanità irpina e regionale espressione della politica miope e deleteria del passato.”