Avellino – Campobasso 1 – 1, Lupi non al meglio ma anche sfortunati steccano la prima
Avellino – Campobasso 1 – 1
Avellino: Forte, Bove (dal 46′ Scognamiglio, dal 70′ Gagliano), Sbraga, Silvestri L., Ciancio, Mastalli (dal 55′ De Francesco), D’Angelo, Mignanelli (dal 55′ Tito), Carriero, Kanoute, Plescia (dal 70′ Micovschi). A disposizione: Pane, Pizzella, Rizzo, Matera, Messina. All.: Braglia.
Campobasso: Raccichini, Fabriani, Menna, Dalmazzi, Vanzan, Bontà (dal 93′ Nacci), Candellori, Giunta (dal 63′ Tenkorang), Emmausso (dal 62′ Di Francesco), Rossetti (dal 73′ Parigi), Liguori (dal 73′ Vitali). A disposizione: Zamarion, Coco, Magri, Sbardella, Pace, Martino, Di Biase. All.: Cudini.
Arbitro: Caldera di Como. Assistenti: Catani di Fermo e Zezza di Ostia. Q.u.: Pirrotta di Barcellona Pozzo di Gotto.
Marcatori: al 69′ Di Francesco (C), al 77′ D’Angelo (rig.)
Ammoniti: Menna (C), Bove, Bontà (C), al 91′ Vitali (C). Angoli: 2-3. Rec.: 1’pt; 5′.
L’Avellino ha steccato la prima ed ha perso due punti in casa al cospetto del neo promosso Campobasso dell’ex calciatore biancoverde Mirko Cudini. Alla vigilia di questo match d’esordio si era parlato delle insidie che poteva nascondere questa sfida, soltanto apparentemente sbilanciata verso l’ambizioso Avellino di Braglia. Ma proprio quest’ultimo, probabilmente, non ha saputo fare tesoro di queste fondate preoccupazioni della vigilia, ed anche delle peculiarità tattiche dei Molisani, mostrate il primo di agosto scorso, in occasione dell’amichevole giocatasi a Campobasso.
In effetti, il canovaccio tattico della gara di questa sera si è rivelato sostanzialmente molto simile a quello restituito dalle due squadre giusto quattro settimane fa in Molise: Avellino desideroso di fare la partita e di mettere sotto il più giovane e meno smaliziato Campobasso, che, a sua volta, sull’onda dell’entusiasmo per il ritorno tra i professionisti, si è confermato veloce e sbarazzino, ma anche attento nella fase difensiva.
Nel primo quarto di gara, proprio i Rossoblu di Cudini hanno movimentato il gioco, mostrandosi briosi e desiderosi di far valere la superiore freschezza atletica. I Lupi, da parte loro, hanno palesato i limiti di una compagine ancora in rodaggio, bloccata atleticamente e povera di idee. Anche perchè Braglia, alle prese con tanti nuovi arrivati, per non saper nè leggere e nè scrivere, si è affidato al suo vecchio sistema di gioco, con una difesa a tre, centrocampo 4+1, ed attacco con Kanoute a supporto di Plescia.
Ma il sistema di gioco proposto da Braglia non ha trovato sul campo i riscontri attesi dal Maremmano, che ha, piuttosto, mostrato di non avere memorizzato abbastanza i pregi ed i difetti che pure i ragazzi di Cudini avevano fatto intravvedere quattro settimane fa in Molise.
Nè è venuto fuori un primo tempo con molte ombre e poche luci (un paio di occasioni, con una traversa clamorosa, ed una parata importante del pipelet rossoblu, entrambe per opera di un intraprendente ed assai produttivo Kanoute) da parte dei Lupi. Lo zero a zero della prima frazione di gioco ha messo in una situazione di vantaggio psicologico i ragazzi di Cudini, che sono rientrati negli spogliatoi con parecchie certezze tanto entusiasmo.
Ad inizio ripresa, l’Avellino ha mostrato maggiore vivacità ed un pizzico di determinazione in più. L’azione offensiva dei Lupi si è fatta più convinta e continua, tanto che al 55′, i ragazzi in biancoverde hanno colpito due pali, uno dietro l’altro, con un tiro mancino di Mignanelli ed un interno destro di Plescia sulla ribattuta del primo legno.
A circa 20 minuti dal novantesimo, nel bel mezzo della manovra offensiva dei Lupi, il Campobasso è pervenuto all’inopinato vantaggio, con un tiro di Di Francesco, che ha approfittato di un buco difensivo biancoverde, agevolato anche dalla momentanea uscita dal campo di Scognamiglio per infortunio.
Braglia (come colui che dopo aver subito un furto a casa propria, si fece montare una porta di ferro) mettendo da parte la sua ritrosia tattica, è corso ai ripari cambiando sistema di gioco, passando ad una difesa a quattro, mossa che, a nostro avviso, avrebbe potuto fare molto prima, se non dall’inizio del match, almeno al rientro dagli spogliatoi.
La tardiva mossa di Braglia che, necessitato soprattutto dallo svantaggio, ha rimandato negli spogliatoi le sue ataviche paure, passando ad un sistema maggiormente offensivo, con l’inserimento di Micovschi in luogo di Scognamiglio, ed una punta più fresca, con il cambio Gagliano per Plescia. Ma c’è voluta l’ennesima invenzione del velocissimo Kanoute, con il rigore che ha saputo costruirsi (convertito in rete da D’Angelo), per riportare l’Avellino in parità.
Il forcing finale dei biancoverdi ha prodotto un altro paio di buone occasioni con Micovschi e Gagliano, prima che il triplice fischio dell’arbitro decretasse la deludente battuta d’arresto dei ragazzi di Braglia, che, detto tra noi, ci ha messo pure tanto del suo, con scelte tecnico-tattiche assai poco condivisibili.