Sabato 7 maggio alle ore 18 presso il Carcere borbonico inaugurazione della Mostra “Erranti radici, liturgia dell’altrove” dell’artista Franco Cipriano

ERRANTI RADICI, LITURGIA DELL’ALTROVE” è la mostra-evento dell’artista FRANCO CIPRIANO, che si inaugura sabato 7 maggio 2022 alle ore 18, negli spazi del Museo Irpino, Complesso monumentale ex Carcere Borbonico di Avellino. 

Proposta dalla rassegna MONTOROCONTEMPORANEA, col patrocinio della Provincia di Avellino e del Comune di Montoro (AV), la mostra ha la cura culturale del filosofo Ernesto Forcellino – autore del testo principale in catalogo – e la direzione artistica di Gerardo Fiore.  

In mostra, opere dal 1992 ad oggi, che articolano un pensiero dell’arte irriducibile a modalità di conformità stilistica o di cronaca artistica. Nel tempo, la ‘inattualità’ della ricerca dell’artista si è mostrata in una densa originarietà di linguaggio, che interroga la memoria stessa del gesto artistico, rievocandone la radice immemoriale. 

Il percorso di Cipriano, che si è fatto nel tempo dialogante con il pensiero filosofico e poetico, ha tracciato un sentiero aperto alla riflessione del destino controverso dell’arte, pensando l’opera come luogo ‘tragico’ della irrisolutezza della definizione delle cose, nella ‘erranza’ di ogni stabilità espressiva e rappresentativa.  Per l’artista, l’opera è “corpo dell’anima” che cerca e si cerca, in un controtempo del linguaggio nel linguaggio stesso, che accede al silenzio e all’assenza, che nel gesto creativo rivelano il ‘dissidio’ originante tra mondo e non mondo, dissidio che l’arte custodisce come mistero visibile, sentimento inesplicabile della vitalità del senso dell’arte. 

Il filosofo Ernesto Forcellino scrive: 

“[…] E questo forse ci lascia intendere meglio il motivo di un ‘fare’ – come quello di Cipriano – che procede “in levando”, per sottrazione, quasi a voler recuperare e rendere tangibile, nelle cose che affiorano, la movenza irriflessa o l’inconscio in esse custodito, l’incoscienza tacita della (loro) natura. Provando però a lasciar vibrare precisamente questa inconsapevolezza, non già quindi conducendola alla superficie della coscienza, ma anzi – non altrove che nella superficie stessa – a mostrarne l’inconscio in quanto inconscio. Così è come se il lavoro artistico provasse a defilarsi nel gesto che compone, consegnandoci all’illusione – ancora necessaria – che quelle medesime immagini, quelle stesse figure, abbiano in certo modo preceduto l’operare a cui pur devono la loro presenza. Come se anch’esse fossero già (da sempre) state lì, al pari della pietra, del ramo, della terra che ospitano e da cui sono ospitate. Cose, ‘materiali’, che collaborano con l’opera o vi resistono, ponendo, per così dire, un limite alla mano creatrice, nel restituirci una storia remota e nascosta – anteriore all’uomo – che pure guardiamo, sebbene non sembri riguardarci.

È una storia che si deposita come cenere sulle forme (di qui il loro cromatismo ‘essenziale’), suggerendone il mistero, fino a ‘toccare’ quel punto d’indeterminazione dell’ordine cronologico capace di sconfinare, verrebbe da dire, in una ‘archeologia della temporalità’ nella stessa misura in cui lavora ad una archeologia dell’immagine, decostruita e ‘stratificata’.”

La mostra è visitabile fino al 31 maggio 2022, dal martedì al sabato: 9/12,30 – 16/18,30

Per info e contatti: 389 1629853

Loading