Flumeri, quando l’accoglienza non ha confini
Si deve alla Prof.ssa Filomena Andreottola, se a Flumeri sono giunti nove bambini provenienti dal deserto del Sahara algerino, dopo due anni di non arrivi dovuti al Covid.
I bambini, di etnia Saharawi, un popolo dedito alla pastorizia nomade, sono stati accolti dall’Associazione Vita con sede in Ariano Irpino, di cui fa parte anche la Prof.ssa Andreottola, che li ha ospitati per un giorno, nella sua villa di Flumeri.
Al loro arrivo nella sede dell’Associazione Vita, sono iniziate le visite mediche effettuate dal Dott. Angelo Marino Lena, da sempre impegnato nel sociale, che ha eseguito un check up generale su tutti i bambini.
Per i bambini è stata una giornata lieta, per loro indimenticabile, fatta di giochi, canti, didattica e con proiezione in serata di film di cartoni animati. Il tutto insieme ad altri bambini italiani, provenienti dal vicino paese di San Nicola Baronia, venuti a fraternizzare.
Abbiamo posto alcune domande alla Prof.ssa Andreottola:
Prof.ssa, ci dica qualcosa sull’Associazione Vita
“L’Associazione Vita è una associazione di volontariato, qualcosa di fantastico , persone che mettono a disposizione gratuitamente il proprio tempo libero per dedicarsi agli altri. Quindi, è la forma più alta di carità cristiana, aggiungo io. Perchè, questa comunque è un’associazione laica, di cui faccio parte dal 2016, e non ha nulla a che vedere con la Chiesa. Perchè io sono li? Perchè ne faccio parte ? Perchè io, oltre ad essere una italiana, l’ Italia è un paese accgliente e sono cristiana, che è la fede in cui sono cresciuta “.
Come è nato questo ponte di solidarietà dell’Associazione Vita con il popolo nomade Saharawi?
“ L’Associazione Vita di Ariano Irpino, il cui presidente è Guglielmo Ventre, da oltre venti anni si occupa di questo popolo, quindi sono qui in Italia da oltre venti anni. Questi bambini che oggi sono nel mio giardino, in genere sono qui in Italia per circa due mesi. Cosa si fa in questi mesi, si cerca di dare a loro un po di serenità, perchè vivere nel deserto saharawi nel periodo tra luglio e agosto a 60 gradi di calore, è veramente disumano. Sono qui, per sottoporsi a visite dentistiche, oculistiche e dermatologiche, o specialiste di altro tipo. Ma, dove è necessario anche interventi chirurgici, che non possono fare nel loro paese. Come appunto avvenne tre anni fa, per una bambina che fu ricoverata all’ospedale Santobono di Napoli, per cure molto sofisticate che richiesero tempo e una volta guarita tornò a casa, e tutto fattogratuitamente”.
I bambini li vediamo felici e spensierati. Quando ripartiranno sarà uno shock per loro?
“ Questi bambini, che qui vediamo felici, amano la loro terra, vivono con le lo famiglie, sono amati e non sono maltrattati. Molti pensano, che sono maltattrati e abusati, ma non è così. Sono un popolo pacifico, amano la loro terra e vorrebbero tornare nella loro terra di origine il Saharawi , nella parte nord occidentale del continente africano. Ma, questo non gli è consentito perchè sono confinati nel deserto algerino, e il Marocco che occupa quelle terre non gli permette di riappropriarsene, perchè quella loro terra è ricca di sotto giacimenti tra i più ricchi al mondo. Non usano armi per ribellarsi, ma vogliono sensibilizzare pacificamente l’opinione pubblica, affinchè si trovino soluzioni favorevoli ai Saharawi “.
Amate molto questi bambini, perchè vedo nel giardino una fontana dedicata al Saharawi
” Per questi bambini che vivono nel deserto, l’erba, l’acqua e il verde in genere è una novità. Quando mettono i loro piedi sull’erba per loro è una cosa eccezionale. Questa fontana, che si chiama Saharawi era già in costruzione sette anni fa, e questi bambini quando vedono l’acqua zambillare vedo nei loro occhi una felicità immensa, come anche quella di potersi bagnare, cosa che non possono fare nel loro attuale paese. Per loro, tutto quello che vedono è una novità, come pure il nostro cibo, che gli piace molto “.
Questi stessi bambini torneranno anche il prossimo anno ?
” No, questi bambini non torneranno più, perchè ogni anno c’è un turnover di arrivo, con nuovi bambini, però sempre di etnia Saharawi “.
Ai bambini e a tutto il popolo di etnia Saharawi, lontano dalla sua terra di origine, va tutta la nostra umana solidarietà.
Carmine Martino