Accadde oggi:”nasce Valentina Tereskova”

Attenzione a non chiamarla astronauta. Quella era una parola troppo occidentale. Invece la protagonista della storia di oggi era una cosmonauta. Il Partito comunista  aveva deciso così.  Del resto erano altri tempi . C’era la  Guerra Fredda e si combatteva su tanti fronti, anche su quello lessicale. Ma la nuova frontiera dello scontro si era spostata sempre più in alto. Infatti fin dagli anni ’50  Usa e Urss si sfidavano per la conquista dello spazio. 

UNA MISSIONE RISCHIOSA –  L’Unione Sovietica passò presto in vantaggio. Nel ’57 lanciò lo Sputnik, il primo satellite artificiale. Quattro anni più tardi il cosmonauta Jurij Gagarin  divenne il primo essere umano a raggiungere lo spazio. Gli Stati Uniti rispondevano colpo su colpo, ma erano in ritardo.  A Mosca già si progettava una nuova missione da affidare a Valentina Treskova,  che sarebbe diventata la prima donna a viaggiare intorno all’orbita terrestre.  il 16 giugno 1963 venne lanciata dal cosmodromo di Bajkonur per una missione della durata quasi tre giorni interi. Ma l’esperienza fu traumatica. Dopo una trentina di giri intorno alla Terra  i tecnici si accorsero di un tragico errore. La navicella Vostok, con le sue orbite si stava allontanando dal pianeta e non avvicinando. Presto sarebbe sfuggita alla attrazione terrestre per perdersi nello spazio. Dal centro di controllo furono perciò impostate le necessarie correzioni.

LIETO FINE Ma i guai per la povera Valentina non finirono.  La navicella era minuscola e  la cosmonauta rimase legata al sedile con la tuta e il casco addosso per tutte le 70 ore e 50 minuti del volo. L’assenza di peso la faceva star male. «A un certo punto ho vomitato», ha raccontato la Tereskova . Il secondo giorno ha iniziato a farle male la gamba destra, al terzo il dolore si era fatto insopportabile. Il casco premeva su una spalla, un rilevatore sulla testa le causava un continuo prurito, le condizioni all’interno della tuta col vomito e tutto il resto si posso solo vagamente immaginare. Le navicelle Vostok non erano in grado di assicurare la sopravvivenza dei cosmonauti al momento dell’impatto con la superficie terrestre. Così, dopo il rientro, Valentina fu «sparata fuori» da una carica esplosiva, come avviene sui jet in caso di emergenza.

IL FINTO ATTERRAGGIO «Ero terrorizzata mentre scendevo col paracadute », ha ricordato la prima donna nello spazio . «Sotto di me c’era un lago e non la terra ferma. Ci avevano addestrato a questa eventualità ma non sapevo se avrei avuto la forza necessaria per sopravvivere». Il vento, fortunatamente, la spinse via. Ma nell’impatto Valentina sbattè la faccia contro il casco e si provocò un gran livido sul naso. Era dolorante, sporca, semisvenuta e venne portata subito in ospedale. Ma per l’onore dell’Unione sovietica il rientro della prima donna dallo spazio doveva essere trionfale. Così, appena si riprese, fu riportata nella stessa zona con una tuta immacolata e pronta a esibire il suo miglior sorriso per le cineprese. Lo stesso che sfoggerà anni dopo dopo su  un francobollo celebrativo.

Mariano Messinese

Twitter: @MarianoWeltgeis

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