Amministrative 2018, l’appello del giornale “L’Irpinia” agli Avellinesi: “Aurigemma e Di Nunno, una lezione da non strumentalizzare”
Nel corso di questa campagna elettorale per il rinnovo del governo della città di Avellino vengono spesso evocate – con toni elogiativi, pressoché unanimi – le figure di Antonio Aurigemma e di Antonio Di Nunno. Si tratta, evidentemente, di un doveroso omaggio a due sindaci particolarmente apprezzati e amati che, con il loro impegno amministrativo, sono stati capaci di rappresentare un punto di riferimento importante e significativo per chiunque sperasse in un miglioramento delle condizioni di vita della comunità e in una reale sua prospettiva di progresso.
È la testimonianza che il loro operato è diventato patrimonio comune largamente condiviso di comportamenti, gesti, progetti, pensieri, ambizioni e sogni a cui si immagina di dover ancora rivolgersi: probabilmente, è quanto Aurigemma e Di Nunno si sarebbero auspicati, durante i loro pur tormentati anni in Municipio, e questo dato costituisce la più densa eredità che essi possano aver lasciato.
Troppo spesso il richiamo all’azione di Antonio Aurigemma e Antonio Di Nunno, però, oltre a rivelare l’incapacità ad affrontare le questioni del presente, contiene un tentativo di strumentalizzazione e di attribuzione indebita e ipocrita di slogan e programmi che diventa sgradevole, addirittura insopportabile.
Sgradevole perché esso è condotto con la superficialità di chi non conosce che cosa davvero abbia rappresentato per i due ex sindaci di Avellino misurarsi con i temi – per esempio – dell’assetto urbanistico della città, della qualità dell’ambiente, dei trasporti e della mobilità; del respiro prima civile e poi culturale nel recupero dei luoghi di maggiore memoria storica del territorio.
Insopportabile perché, in non poche occasioni, si dichiara oggi dinunniano chi ieri lo ha combattuto e osteggiato in ogni sede, contribuendo così a fare del suo programma amministrativo brandelli e macerie.
È un tentativo di ipocrisia politico-amministrativa che né Aurigemma né Di Nunno meritano. In tutte le campagne elettorali non si dovrebbero mai richiamare i morti: in questo caso il rischio è che essi si manifestino come fantasmi di una verità che non tarderà a venire a galla.
Aldo Balestra, Angelo Barone, Pino Bartoli, Francesco Barra, Gabriella Barra, Luigi Basile, Gennaro Bellizzi, Michele Candela, Gerardo Capone, Antonio Carrino, Nicola Cecere, Nunzio Cignarella, Pierino De Gruttola, Carlo De Stefano, Vincenzo Di Domenico, Franco Festa, Antonio Fusco, Maurizio Galasso, Antonio Gengaro, Patrizia Giuliani, Giuseppe Impagliazzo, Aurelio Martino, Franco Marra, Franco Marzullo, Pierluigi Melillo, Antonio Mirra, Antonio Petrozziello, Generoso Picone, Rosanna Rebulla, Menotti Sanfilippo, Ugo Santinelli, Amalio Santoro, Carlo Silvestri