Avellino, dal 31maggio al 20 giugno 2014 il foyer del Teatro Gesualdo ospita la mostra pittorica “Una vita a colori” di Carlo Meluccio
Alberi solitari e montagne ovattate, nuvole sempre presenti e uomini solitari, ma anche case isolate e trenini sbuffanti. Sono questi i protagonisti della poetica pittorica di Carlo Meluccio, artista irpino che da oltre 60 anni rappresenta il paesaggio melanconico che lo circonda e che il Teatro “Carlo Gesualdo” ospita nel suo foyer da domani, 31 maggio e fino al 20 giugno.
La mostra personale di Carlo Meluccio, medico e pittore irpino, intitolata “Una vita a Colori” è il quinto appuntamento con “Arte in Scena 2014”, il progetto di teatro aperto a tutte le forme d’arte, a tutti i linguaggi della cultura e a tutti i talenti che coltivano e difendono il bello, fortemente voluto dalla presidenza dell’Istituzione Teatro “Carlo Gesualdo”, con la collaborazione dello storico dell’arte Alberto Iandoli e grazie alla partnership con Progress.
Al vernissage in programma domani, sabato 31 maggio, alle ore 18, interverranno, oltre all’artista, il presidente dell’Istituzione Teatro comunale Luca Cipriano, lo storico dell’Arte Alberto Iandoli, la poetessa Antonietta Gnerre, e Vincenzo Sbrescia, dottore in ricerca all’Università “La Sapienza” di Roma.
La mostra proporrà al pubblico del “Gesualdo” ben 23 opere di Carlo Meluccio, equamente divise tra nature morte e paesaggi, ambientazioni e uomini di un’Irpinia che resiste ancora nell’immaginario collettivo, e che è stata fermata su tela con la tecnica della pittura ad olio.
“Una vita a colori” di Carlo Meluccio sarà ospitata nel foyer del “Gesualdo” fino al 20 giugno e sarà aperta al pubblico dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.
Carlo Meluccio, classe 1923, ha raggiunto con la pittura le “nozze di platino”, dipingendo da oltre sessant’anni, e avendo al suo attivo la partecipazione a numerose mostre sia in Italia, che all’estero, riscuotendo il favore ed il plauso del pubblico e della critica.
Le sue opere, ci danno nel loro insieme la fotografia di un artista che con la sua semplicità formale, o meglio essenzialità, ci parla, con l’atmosfera melanconica ed intima delle sue opere, della solitudine dell’uomo. Le opere di Carlo Meluccio sono immagini richiamate lentamente nella memoria e rivissute con la partecipazione di una profonda sensibilità. Esse restano così, come fuori dal tempo, immerse in un’atmosfera piena di una antica malinconia.
BIOGRAFIA
Carlo Meluccio nasce a La Spezia nel febbraio del 1923 da Carmine, ufficiale di Marina, e da Rosalinda Foce, insegnante elementare. Nel 1930, dopo la prematura scomparsa del padre (a seguito dell’affondamento del Sommergibile “Veniero”) con la madre, la sorella Mariangela e il fratello Carmine si trasferisce a Prata Principato Ultra, paese di origine della famiglia paterna. Diplomatosi presso il Liceo Classico – Convitto Nazionale “Pietro Colletta”, dopo aver frequentato per tre anni a Livorno, dal 1940 al 1943, l’Accademia Navale, si iscrive ai Corsi della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bologna, dove consegue nel 1950 la Laurea. Intrapresa la sua professione di medico, nel 1952 si trasferisce all’Isola del Giglio, dove trova lavoro prestando servizio in una miniera. I sei anni trascorsi all’Isola del Giglio segneranno il principio della sua passione per la pittura. Carlo Meluccio infatti, affascinato dalla straordinaria bellezza di quei luoghi, decise proprio durante la sua permanenza nell’isola toscana di imparare, da autodidatta, a dipingere. Da allora il suo tempo e le sue energie sono divise tra la professione “ippocratica” e l’amore per la pittura, che in sessant’anni lo ha portato in giro per il mondo (in America, in Argentina in Venezuela…), sempre accompagnato da tele, colori e pennelli.