Avellino, giovedi 21 dicembre alle ore 22 al Godot Art Bistrot arriva la band avellinese “G.B. Husband”
Giovedì 21 dicembre, alle 22, sul palco del Godot Art Bistrot in via Mazas ad Avellino, i G.B. Husband: la band avellinese, capace come poche di tessere trame oniriche e delicate ninnenanne, con lo sguardo sempre rivolto oltre i confini, sognando lo stesso sogno caledioscopico dei Mid Sixties.
Quelle dei G. B. Husband sono ballate un po’ nostalgiche e visioni languide che suggeriscono la quiete di un tramonto, forse quello irpino dove i bastioni di roccia trattengono i profumi dei boschi e certe asperità tipiche dei popoli di montagna, ostinati a raccontare del difficile amore tra il sole e la luna.
La voce di Angelo Di Falco è incredibilmente simile a quella del compianto Andrew Wood, leader dei seminali Mother Love Bone. Per inquadrare l’esordio di G.B. Husband and The Ungrateful Sons – oggi G.B. Husband – bisogna partire proprio da quegli anni, dai primi dischi da solista di Mark Lanegan, dal blues dei Mad Season, dalla psichedelia gentile dei Grant Lee Buffalo, dal soul sensuale degli Afghan Whigs e dal folk tex-mex dei Giant Sand/OP8/Calexico.
Il progetto nasce ad Avellino dall’incontro di due gruppi con alle spalle più di dieci anni di carriera: i Funny Dunny e i Tom Bosley. Decisamente meno roboante di quanto fatto ascoltare nei precedenti progetti, il suono di G.B. Husband and The Ungrateful Sons si nutre della miglior tradizione folk degli anni 60 e 70, rivista e corretta con una sensibilità decisamente legata al pop-rock degli anni 90.
Il loro primo album è «Full of Love» (2014, III Sun). La prima canzone in scaletta, l’omonima «Full of Love», mette subito in chiaro dove batta il loro cuore, con un arpeggio molto simile a un vecchio classico della metal-pop band Extreme. Poi parte «Quietness» e sembra di ascoltare John Convertino e Joey Burns a spasso per le praterie tra la Via Appia e il West. Su «Lullaby» aleggia lo spettro dei più morbidi Tindersticks, quelli della svolta soul di «Simple Pleasure». Il gioco dei rimandi («Lonely Roads» omaggia il compianto John Martyn) non sminuisce la portata di «Full of Love», un disco intenso, ben suonato e arrangiato, e con una manciata di canzoni in grado di rimanere immediatamente incollate ai neuroni (su tutte «Magic Inside» e la commovente «Weepin»).
La band in formazione ridotta – G.B. Husband – continua a portare avanti un interessante e raffinato progetto folk che ha raccolto un ottimo successo di critica e di pubblico sia in Italia sia nel resto d’Europa.
Al Godot Art Bistrot, domani sera, G.B. Husband oltre al repertorio proporranno una line up rinnovata per continuare ancora sognare. Insieme.