Avellino in flessione, la stampa irpina si interroga sulle ragioni

Il redattore di Tuttomercatoweb, Stefano Sica ha pubblicato un forum sull’attuale situazione dell’Avellino. Sulla flessione dei Lupi, in termini di rendimento e di risultati, il collega napoletano ha chiesto il parere a tre giornalisti irpini, che seguono quasi quotidianmente le sorti dei biancoverdi, tra i quali l’opinionista fisso della trasmissione sportiva “Sottorete”, nonchè nostro Direttore responsabile Rino Scioscia. Eccovi l’intero testo dell’articolo appena pubblicato da Tuttomercatoweb.

Un girone d’andata che aveva fatto sognare una città intera e una clamorosa flessione dopo il giro di boa che sta mettendo a repentaglio la partecipazione ai play off. L’Avellino è adesso fuori dalla zona verde, nono in classifica in compagnia di Trapani e Modena. E pensare che i biancoverdi a fine dicembre erano terzi ad appena tre punti dalla capolista Palermo. Abbiamo analizzato il difficile momento degli irpini con tre giornalisti che seguono quotidianamente, e con estrema professionalità, le vicende della squadra di Rastelli: Sabino Giannattasio, redattore di Radio Punto Nuovo, Rino Scioscia, Direttore responsabile del quotidiano on line www.giornaledellirpinia.it, nonché opinionista fisso della trasmissione sportiva “Sottorete” di JusTv, e Domenico Zappella, conduttore della storica trasmissione avellinese “Contatto Sport” in onda sugli schermi di Prima Tivvù.

Quale può essere la ragione alla base di questa differenza di rendimento tra il girone di andata e quello di ritorno? Play off ancora possibili?

Giannattasio
Rastelli, dopo l’ultima partita interna del 2013 contro il Padova, non ha potuto mai contare sulla formazione titolare. Tra infortuni e squalifiche ha sempre avuto assenze pesanti, tra cui Izzo, Zappacosta e Peccarisi. Così come lo stesso Ladrière. Inoltre non bisogna dimenticare che in organico ci sono molti giocatori al primo anno in B. Così come lo staff. Penso che nel girone di ritorno la squadra stia giocando meglio, subendo un grosso torto a Varese e vedendo svanire la vittoria con il Pescara al fotofinish. L’unica gara sbagliata è stata quella contro il Lanciano. Fattori importanti, senza dimenticare che ci sono tre giocatori come Togni, Abero e Soncin da me ribattezzati “acquisti senza dolo”. Dovevano essere i giocatori in grado di farti fare il salto di qualità. Invece nessuno di loro ha reso come si sperava. Ovviamente le cause del “fallimento” sono diverse, ma non è nemmeno da escludere che Togni e Soncin possano dare il loro contributo nel rush finale. Degli acquisti invernali Ciano sta dando il proprio contributo, così come Ladrierè nelle volte che è stato utilizzato. Pizza e Decarli sono due scommesse che hanno ancora sette giornate per dare il loro contributo, ma non me la sento di definirli errori. Gli unici sbagli commessi da De Vito in due anni e mezzo riguardano Catania e Correa. La reazione di Galabinov? Penso che un attaccante voglia sempre giocare. Galabinov non segnava da undici gare e nell’ultimo periodo non aveva offerto prestazioni brillanti. C’è stato quel gesto verso la panchina, ma anche l’abbraccio con il tecnico Rastelli alla fine. Quest’ultimo gesto penso dimostri come non ci sia alcuna spaccatura. Avellino è una città esigente. Il calcio è praticamente vita. Qualche mugugno è normale. Con il Cittadella c’erano state alcune incomprensioni chiarite successivamente. I tifosi però hanno sempre mostrato grande vicinanza alla squadra seguendola ovunque. Penso che l’Avelino possa ancora raggiungere i play-off. A sette giornate dal termine tutto è possibile e con 11 punti saranno dentro a giocarsi gli spareggi. Questo non toglie che il raggiungimento della salvezza sia un obiettivo importante. Ma negli spareggi ci credo. C’è grande equilibrio e la squadra di Rastelli deve ancora affrontare Crotone, Cesena, Modena e Spezia. E’ un campionato imprevedibile, l’Avellino qualche settimana fa ha battuto il Cittadella, i veneti successivamente hanno superato Siena e Cesena.

Scioscia
La differenza di rendimento tra girone di andata e ritorno, almeno in termini di risultati, è discendente da un coacervo di fattori, altrimenti non sarebbe stata cosi abnorme. Basti considerare che, nelle prime 14 gare del girone di andata, i Lupi avevano messo insieme qualcosa come 27 punti (ed erano addirittura primi in classifica, in condominio con Palermo ed Empoli), a fronte dei miseri 12 punti, nelle stesse 14 gare, del ritorno. Insomma due facce totalmente diverse. Quali le cause? La principale penso sia di origine “psicologica”, vale a dire la sottovalutazione dell’eccessiva durezza e lunghezza del campionato di B, con la peculiarità di una sosta di un mese che ha stravolto e modificato il “comportamento”, sia in bene che in male, di alcune squadre essenzialmente della fascia intermedia (outsider, sorprese e compagini di medio calibro), tra le quali l’Avellino. Il rapporto di fiducia reciproca tra Rastelli e un numero di 13-14 calciatori (in una rosa di 25 elementi) ha poi spinto il tecnico biancoverde ad utilizzare essenzialmente tali elementi, finendo non solo per demotivare gli altri 11 scarsissimamente utilizzati, ma nel contempo, “usurare” soverchiamente lo stato di forma ed il rendimento potenziale dei cosiddetti titolari. Tirare la carretta per 35 partite ha determinato un’inevitabile carenza fisico-atletica di quelli che sono stati maggiormente impiegati. Quindi il non esaltante mercato di gennaio, che non ha portato calciatori importanti ad Avellino, per due motivi diversi (ma, per certi versi complementari): un budget assolutamente “contingentato” e l’aberrante convinzione che la rosa già a disposizione potesse comunque reggere all’urto di un girone di ritorno, che si presumeva più difficile ma non nella sua effettiva “durezza”, insomma banale peccato di superficialità dovuta anche all’inesperienza a questi livelli da parte della dirigenza biancoverde. Il traguardo play off per l’Avellino non è improvvisamente divenuto una chimera (almeno in termini di classifica, considerato che l’ottavo posto dista solo due punti e ce ne sono ancora 21 in palio, un’enormità), però è chiaro che il trend negativo di quest’ultimo periodo, anche in relazione alle prestazioni deludenti, non autorizza a pensare positivo per la sorte dei Lupi. Ciononostante, io credo, magari, che con il recupero della migliore forma da parte di qualche singolo, vedi Zappacosta, e con un riassetto tattico che possa sfruttare al meglio le potenzialità tecniche di un calciatore di notevole spessore come Togni (che con l’arrivo dei campi asciutti può incidere positivamente sul destino di questa squadra), l’Avellino può ancora dire la sua nella lotta per la post-season.

Zappella
La differenza di rendimento dell’Avellino tra girone di andata e ritorno ha personalmente una sola causa: lo straordinario campionato disputato nella prima parte della stagione ha fatto accrescere le ambizioni dell’intero ambiente. Dopo anni di fallimenti sportivi vissuti negli ultimi due decenni, l’attuale società con sacrifici e passione ha fatto rinascere l’entusiasmo in Irpinia, tanto da poter pronunciare quella prima lettera dell’alfabeto. Ma restare con i piedi ben saldi a terra è l’imperativo in casa irpina proprio per evitare cocenti delusioni come l’atroce fallimento del 2009. L’Avellino, costruito per la salvezza, ha fatto in pieno il proprio dovere riuscendo virtualmente a conquistare l’obiettivo già nel girone di andata. Proprio questi straordinari risultati degli ultimi due anni hanno fatto alzare sempre più l’asticella, ma non dimenticare il recente passato (quattro anni fa di questi tempi si lottava per ambire ad un posto nei play off di serie D) è un obbligo per proseguire nel processo di crescita. Tecnicamente è sotto gli occhi di tutti che, specie nelle ultime due gare, i biancoverdi hanno pagato un fisiologico calo sia atletico che mentale. L’ossatura della squadra, così come lo staff tecnico e societario, sono al debutto nella categoria cadetta e prima o poi lo scotto del noviziato lo devi pur pagare. E’ quello che sta accadendo ora all’Avellino, ma iniziare la caccia alle streghe o fantomatici processi è quantomeno inopportuno. In queste settimane le voci fuori dal coro si sono sprecate, a volte anche sterili illazioni, ma di fatto il “giocattolo” Avellino non è affatto rotto o scalfito. Anzi. Credo fortemente nel raggiungimento dei play off, perché con obiettività e senza gli occhi del tifoso, questo Avellino ha finora steccato poche partite. Del famigerato “pessimo girone di ritorno” parlano i numeri, questo è vero, ma fino alla sconfitta di Palermo ho sempre visto una squadra viva e che in talune gare ha dimostrato un gioco migliore anche rispetto al girone di andata. Un po’ la sfortuna, un po’ i torti arbitrali ed un po’ anche qualche ingenuità di troppo hanno fatto perdere punti in classifica ma non la forza di un collettivo che con il carattere e la grinta riesce a sopperire a delle naturali lacune tecniche rispetto ad avversari che in questa categoria hanno investito fior di milioni di euro. Il secondo tempo con il Brescia e il derby con la Juve Stabia hanno evidenziato diverse difficoltà, ma questo è un organico che non molla mai, ed è soprattutto considerando il calendario dei lupi che vedo l’Avellino nella griglia play off. Ovviamente sarà fondamentale alla ripresa la gara con il Crotone. Con una vittoria l’Avellino tornerà la mina vagante del campionato per il rush finale.

Che opinione ti sei fatta riguardo le dichiarazioni del presidente Taccone, prima del match con la Juve Stabia, dalle quali traspariva qualche critica verso l’operato di Rastelli e De Vito?

Giannattasio
Al di là di tutto, da quello che mi risulta, De Vito è già al lavoro in vista del prossimo anno. Questo conta più di tutto.

Scioscia
Le dichiarazioni del presidente alla vigilia di un match delicato come quello di Castellammare, e comunque in un momento in cui la squadra biancoverde è protesa verso il rush finale di un campionato durissimo, potrebbero essere state deleterie e inopportune. Certamente non hanno giovato alla squadra, o quanto meno le hanno fornito alibi gratuiti. Il massimo dirigente avellinese (persona degna di stima enorme per quello che ha fatto per questa società, che ha risollevato dalla polvere di un campionato dilettantistico per portarlo ai massimi livelli del calcio italiano) in questa circostanza penso abbia peccato di “eccesso di spontaneismo”, perché avrebbe fatto meglio, a mio sommesso avviso, a conservare e a tenere per sé certe critiche nei confronti dell’area tecnica (che per certi versi possono pure essere condivisibili) almeno fino all’ultimo minuto dell’ultima gara di campionato, magari in sede di consuntivo finale.

Zappella
Le dichiarazioni del presidente Taccone della scorsa settimana mi hanno sorpreso un po’, lo ammetto. Ma, dopo averle rilette per la seconda volta, non ho mutato il mio pensiero. Il presidente ha più volte affermato di essere il primo tifoso dell’Avellino, mai dichiarazione fu più appropriata. Nel corso di questi anni ho avuto il piacere di conoscere bene il pensiero del presidente che da uomo vulcanico e passionale spesso dimentica di essere il maggiore dirigente perché nella sua indole ed umiltà prevale l’essere tifoso di questi colori. Ad avercene presidenti così. Non è un mistero che quando parli di Avellino calcio, serie A e tante altre belle cose, il pensiero va sempre a quella figura di nome Antonio Sibilia. Era il calcio di una volta, quando la passione superava tutto. Altro che business, marketing, merchandising ecc., un calcio di veri valori. Ed è quello che oggi rivedo in questa società e presidenza. Del resto lo stesso Taccone non ha mai fatto mistero di ammirare Sibilia. L’attuale As Avellino è trainata da una sola cosa: la passione. Quella della famiglia Taccone che, oltre al presidente Walter, trova nel figlio Massimiliano l’altra figura chiave, un ragazzo cresciuto in Curva da tifoso e che oggi da dirigente non si è snaturato. Il vero segreto dell’Avellino è questo “cuore biancoverde” che pulsa in seno alla società e che ha portato a costruire una vera e propria famiglia all’interno dello spogliatoio.

Ripartiresti dal duo Rastelli-De Vito in vista del prossimo campionato o sarebbe opportuno resettare tutto?

Giannattasio
Certo che ripartirei da entrambi. Come detto, il ds è già al lavoro, Rastelli merita la riconferma.

Scioscia
Ripartirei da entrambi. Prima di tutto perché l’obiettivo principale (vale a dire la storica salvezza nel campionato cadetto, cosa mai riuscita finora, salvo nell’anno dell’esordio assoluto dell’Avellino nel campionato di serie B, stagione 1973-74) sono riusciti a raggiungerlo. Ma è innegabile che se i biancoverdi non dovessero arrivare a disputare la post-season, dopo quello strabiliante girone di andata, si potrebbe parlare, a mio avviso, a giusta ragione di “fallimento”. Comunque faccio una previsione personale: se i Lupi riusciranno a disputare i play off, non ci saranno problemi sulla riconferma del tandem tecnico Rastelli-De Vito. Viceversa, nella malaugurata ipotesi del mancato ingresso dei biancoverdi nella post-season, temo che per entrambi possa anche prefigurarsi un futuro lontano da Avellino.

Zappella
Risposta secca: Rastelli e De Vito li confermerei almeno per altri 10 anni. Insieme alla società, sono l’altro segreto vincente di questo Avellino.

 

 

 

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