Avellino, inchiesta welfare, sentenza impietosa per Caracciolo e Iannace: sei anni di reclusione
Sentenza impietosa per i due chirurghi Francesco Caracciolo e Carlo Iannace (attuale consigliere regionale del PD): condanna a sei anni di reclusione (di cui tre indultati) e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. In aula, nel pomeriggio odierno, ad ascoltare la sentenza di primo grado frutto dell’Inchiesta Welfare, una nutrita pattuglia di legali dei 19 imputati, ma anche una delegazione di donne riunitesi nell’associazione Amdos da sempre al fianco del senologo, ora tra le fila della maggioranza di Vincenzo De Luca.
In aula anche il procuratore capo della Repubblica Rosario Cantelmo e i pm intestatari del fascicolo Roberto Patscot e Teresa Venezia che a Maggio avevano chiesto per i due medici otto anni di reclusione. L’indagine volta a far luce su un giro di operazioni di chirurgia estetica spacciati, secondo l’accusa, come interventi oncologici per i quali l’Azienda ospedaliera avrebbe incassato rimborsi non dovuti e i medici coinvolti i relativi premi di produttività e una serie di falsi ricoveri in day hospital, ha travolto tutti medici, dirigenti, infermieri e pazienti dell’ospedale, corroborata da oltre 700 testimonianze e circa 10mila cartelle cliniche acquisite dagli inquirenti.
Oggi la sentenza di colpevolezza per i principali due imputati: nel 2011 Iannace era direttore della Breast Unit del Moscati mentre Caracciolo ricopriva il ruolo di primario di Chirurgia.
Nel dispositivo letto dal presidente Rescigno, anche l’invio degli atti alla Prefettura di Napoli ai sensi della Legge Severino che, a questo punto, fa traballare la poltrona del consigliere eletto nella lista “De Luca Presidente” e attualmente rientrato nel Partito democratico.
Assoluzioni e prescrizioni invece sono arrivate per Vincenzo Castaldo e Maria Giannitti, rispettivamente direttore sanitario dell’ospedale e direttrice del presidio, Lisetta Santoro, Maria Teresa Guarino, Maria Infante, Francesco Pagliarulo, Emanuela Zanettin, Katarzyna Julia Jakubiec, Adelina Polcari, Adele Testa, Angelo Bruno e Maria Luisa Piscopo, Antonio Pastore, Maria Teresa Prizio, Francesco Ruggiero, e Rita Melillo.
L’avvocato di Iannace, Quirino Iorio, ha detto: ““I reati contestati, al momento, non mi sembrano tra quelli previsti dall’applicazione della Legge Severino, ma bisogna leggere con calma le motivazioni. Non credo che dovrebbero esserci ricadute immediate su questo profilo. La Legge Severino prevede l’applicazione anticipata degli effetti di una condanna penale che, finché non cambierà la Costituzione, non è una sentenza definitiva. Già ci sono state sentenze che hanno cambiato il corso del loro iter processuale andando in appello. Per cui i conti si tirano solo alla fine“.