Avellino: la sclerosi della politica

 

Tra i diversi regimi, quello che si basa sulla democrazia è l’unico che ha come fondamento l’amicizia tra cittadini e governanti. I politici non devono essere classe separata, o almeno basta che i cittadini comuni non li vedano come cosa diversa da sé. I regimi autocratici, comportano indifferenza, in quello peggiore, inimicizia e avversione.

Ad Avellino, sono decenni che i “Politici” costituiscono “classe separata”.  Una volta entrati, nei vari livelli, con profitto e/o con ignavia (questo poco importa)  in uno dei luoghi della politica, essi acquisiscono il diritto di non uscirne mai più, fino a quando non provveda la natura. In politica, una volta entrati, nessuno se ne vuole più uscire. Esserci, in pratica, viene ritenuto un diritto di nascita. E così si perpetuano e si moltiplicano, nelle scadenze elettorali,  i casi di nepotismo, di familismo e di trasmissione ereditaria delle cariche politiche. E si finisce  per considerare chi è fuori un potenziale pericolo, un’insidia per la propria posizione acquisita. E si fa di tutto per restare aggrappati, impedendo accessi non graditi, al proprio circolo chiuso. Magari fissando propri criteri, in modo che gli equilibri acquisiti non siano scossi.

Se proprio occorre lasciare un posto, ce n’è sempre un altro  a cui si può aspirare. Oggi quello che importa è entrare in un giro di potere. “A che “giro” appartiene?”, ci chiediamo, vedendo qualcuno che “gira”, per l’appunto, da un posto all’altro. Quando entri in un giro, non ne esci più, a meno che tu abbia tradito le aspettative di chi ti ci ha messo.
E’ questa  la “sclerosi” della politica.

Eppure, si sente dire, un po’ da tutti i partiti, che c’è volontà di  rinnovare la classe dirigente, e che, a tal fine, bisogna “allevare” nuove generazioni politiche. Il linguaggio stesso “ l’allevamento “ tradisce perfettamente l’orizzonte culturale in cui si pensa debba avvenire il cosiddetto “ricambio”. Quel ricambio che tutti, a parole, dicono necessario, ma che, secondo l’idea stessa dell’allevamento, è perpetuazione dello “status quo”, che riesce a produrre, ahinoi, soltanto cloni.
La Dama rosa

 

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