Avellino – Padova 0 – 1, i Lupi cedono ai fortissimi veneti e dicono addio alla finale

Avellino – Padova 0 – 1

Avellino: Forte, Laezza (dal 46′ Errico), Dossena, Illanes (dal 78′ Miceli), Rizzo, Adamo (dall’84’ Bernardotto), Aloi, D’Angelo (dal 78′ De Francesco), Tito, Fella (dal 66′ Santaniello), Maniero. A disposizione: Pane, Leoni, Rocchi, L. Silvestri, Baraye, M. Silvestri. All.: Braglia.

Padova: Dini, Germano (dal 61′ Nicastro), Kresic, Rossettini, Curcio, Hraiech (dall’88’ Andelkovic), Della Latta, Halfredsson, Ronaldo (dal 74′ Vasic), Chiricò (dal 74′ Jelenic), Paponi (dal 61′ Pelagatti). A disposizione: Vannucchi, M. Mandorlini, Biancon, Firenze, Biasci, Andelkovic, Bifulco, Ejesi. All.: A. Mandorlini. 

Arbitro: Colombo di Como. Assistenti: Garzelli-Barone. Q.u.: Natilla.

Marcatore: al 28′ Della Latta.

Ammoniti: Rizzo, Illanes, Ronaldo (P), Dossena, Hraiech (P), Maniero, Aloi, Chiricò (P), Rossettini (P), Vasic (P). Angoli: 6-5. Rec.: 3′ pt; 5′ st.

I Lupi hanno ceduto ai fortissimi veneti e sono costretti a dire addio alla finale play off. Diciamo subito che il Padova ha meritato di qualificarsi in ragione di una prestazione qualitativamente e quantitativamente di maggiore spessore rispetto a quella dei Lupi.

La compagine di Braglia è scesa in campo forse un po’ troppo contratta, addirittura compassata, come se non volesse sprecare subito le proprie energie. I ragazzi in maglia verde. forse esausti mentalmente, hanno sbagliato l’approccio, cercando magari più la gestione che il coraggio offensivo, senza mai aumentare i giri del proprio motore.

Viceversa, gli uomini di Mandorlini hanno da subito imposto il proprio piano partita ai Lupi, andando a pressare nella metà campo irpina i portatori di palla, nel non possesso, e, quando aveva palla, velocizzando e verticalizzando le proprie proposte offensive, dando da subito l’idea di voler comandare il match.

Il Padova ha giocato cercando di sfruttare al massimo le caratteristiche tecnico-tattiche dei propri calciatori. Ciò è stato possibile anche e soprattutto perchè, diciamo la verità, il centrocampo biancoscudato si è rivelato di categoria decisamente superiore, imperniato su quell’Halfredsson (ottimamente supportato da Della Latta e Hariech) vero e proprio signore della zona nevralgica del campo.

E’ venuto definendosi, in tal modo, un canovaccio tattico complessivo che ha determinato ben presto un maggiore presidio della metà campo avversaria da parte dei Veneti, con i Lupi che erano incapaci di ribaltare con efficacia il fronte offensivo. Le seconde palle erano spesso preda del centrocampo biancovscudato, che sapeva ripartire con improvvise verticalizzazioni per Ronaldo e Chiricò, vere e propri spine ne lfianco della difesa biancoverde.

Il gol che ha sbloccato il mach, e indirizzato le sorti della semifinale, è stato realizzato, al 28′, da Della Latta con una grande dose di fortuna, perchè sugli sviluppi di un angolo dalla sinistra, la sfera ribattuta casualmente, è arrivata sul piede del centrocampista veneto, che, a cinque metri da Forte, non ha avuto difficoltà a trafiggere l’estremo difensore irpino.

I Lupi hanno accusato il colpo e, pur cercando generosamente di portarsi con maggiore assiduità nella trequarti ospite, non sono riusciti ad imbastire un’azione pericolosa per l’attenta retroguardia padovana.

La ripresa ha visto un nuovo tentativo tattico da parte di mister Braglia, che ha tolto Laezza ed inserito il giovane trequartista Errico. Ma il nuovo assetto biancoverde non è risucito ad impensierire più di tanto il Padova, che, viceversa, continuava ad imperversare, con rapide e minacciose incursioni nella metà campo biancoverde. In una di queste, Chiricò, tutto solo davanti a Forte, si è fatto clamorosamente soffiare dal piede il pallone del raddoppio veneto.

Il forcing finale, lodevole e generoso dei Lupi, non ha trovato sbocchi concreti negli ultimi venti metri, tanto che Maniero e compagni non sono mai riusciti ad impensierire seriamente il portiere avversario.

E cosi, finisce qua l’avventura dei Lupi in questi play off promozione. Onore al merito del Padova che si è dimostrata squadra complessivamente più forte dell’Avellino, ma standing ovation per la truppa di Braglia, che ha disputato una grande post season.

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