Avellino – SFF Atletico 1 – 0, per i Lupi una vittoria oltremodo sofferta

Avellino – SFF Atletico   1 – 0 

Avellino: Viscovo, Betti, Morero, Dondoni, Parisi, Tribuzzi (dal 93′ Dionisi), Matute (dall’84′ Buono), Di Paolantonio, Da Dalt (dall’84′ Ciotola), De Vena, Sforzini (dal 68′ Gerbaudo). A disposizone: Lagomarsini, Mentana, Carbonelli, Omohonria, Pepe. All.: Bucaro.

SFF Atletico: Galantini, Di Emma (dal 46′ Pompei), Campanella, Gagliardini, Cotani (dal 69′ Rizzi), Ortenzi, Santarelli, Monti (dal 46′ Colacicchi), Nanni, Tornatore (dall’85′ Formilli), Tortolano (dal 70′ Neri). A disposizione: Macci, Papaserio, Donnarumma, Karas. All.: Vigna.

Arbitro: Bertini di Lucca. Assistenti: Matera e Cleopazzo di Lecce.

Marcatore: all’ 8′ De Vena.

Espulsi: Nanni (At) al 79′ e Sforzini al termine del match. Ammoniti: Matute, Pompei (At), Tortolano (At).  Angoli: 9-2. Rec.: 3′ pt e 5′ st.

 

 

Diciamolo subito: oltre ai tre punti portati a casa (sia pure con l’incredibile angoscia degli ultimi minuti) i Lupi non hanno fatto molto per giocare una partita convincente. Nè sul piano dell’atteggiamento e della determinazione, nè tantomeno per quanto riguarda l’aspetto tecnico-tattico. La  squadra di Bucaro, trovato il gol dopo soli otto minuti (grazie ad una spizzata di testa di Sforzini per De Vena, che di destro ha messo dentro a fil di palo),  pur avendo davanti a sè quasi una partita intera, non è riuscita, cosi come accadde contro il Città di Anagni, a chiudere il confronto.

Dopo un buon primo tempo, nel corso del quale l’Avellino ha fatto vedere cose discrete, e sostanzialmente avrebbe anche potuto raddoppiare, nella ripresa si è visto lo stesso copione della gara di Colleferro, quando gli avversari sono riusciti a pareggiare ed a togliere due punti d’oro ai biancoverdi.

Un Avellino brutto, confusionario e titubante in mezzo al campo, dove il buon Di Paolantonio non ha trovato assistenza e dialogo costruttivo con gli altri compagni di reparto. Man mano che trascorreva il tempo, affiorava nei ragazzi di casa la “paura di vincere” che li spingeva inesorabilmente a privilegiare il non possesso, e a cercare di gestire invece di proporre.

Di questa situazione negativa se ne accorgevano i tifosi sugli spalti, che chiedevano a gran voce a Bucaro di cominciare a fare cambi. Ma il tecnico palermitano si mostrava alquanto restio ad avvicendare più di un uomo che pure mostrava evidenti segni di stanchezza mentale e fisica. Il primo cambio Bucaro lo effettuava allo scoccare dell’ultimo quarto di gara, togliendo dal campo Sforzini (che, oltre alla spizzata ad inizio gara per il gol di De Vena, era stato praticamente spettatore non pagante) ed inserendo Gerbaudo per tentare di dare nuova linfa alla mediana avellinese.

Ma quello che fino a pochi minuti dalla fine sarebbe rimasto l’unico cambio di Bucaro (che continua ad ignorare il regolamento della serie D, che gli consente di effettuare addirittura cinque sostituzioni), non produceva effetti significativi, perchè, anche con un centrocampo a tre, i Lupi continuavano a soffrire le iniziative degli avversari, che, sia detto per inciso, solo per la loro pochezza tecnica, non riuscivano ad impensierire seriamente la porta di Viscovo.

A dare una mano, forse decisiva, ai Lupi ci pensava prima un difensore laziale (che commetteva la sciocchezza di atterrare Dondoni in area, lontano dalla palla) e subito dopo l’arbitro che espelleva l’uomo migliore dell’Atletico, Nanni, reo di aver protestato vibratamente in occasione del penalty. 

Accadeva, però, che De Vena si faceva respingere con i piedi dal portiere laziale il tiro dal dischetto, consentendo agli avversari di continuare a credere nel pareggio. I Lupi incassavano oltremodo il colpo del mancato raddoppio, e lasciavano sempre più campo agli avversari. Bucaro, che forse era ancora più impaurito dei suoi calciatori, non buttava nella mischia l’esterno d’attacco Pepe, per uno stremato Da Dalt, preferendo ad un attaccante l’esperienza di Ciotola, maggiormente aduso alla gestione della palla.

E ‘vero che Tribuzzi in un’azione di contropiede tirava fuori dal cilindro un gesto tecnico di notevole fattura, andando a colpire la trasversale con un destro fantastico dai venti metri, ma i minuti finali erano tutti di marca laziale. L’Avellino traballava, con gli avversari, che pur giocando in dieci, prendevano d’assedio la trequarti avellinese. In un paio di occasioni, i tentativi degli avanti laziali sfioravano di poco lo specchio della porta di Viscovo, mettendo a dura prova le coronarie dei tifosi biancoverdi. Che all’agognato triplice fischio dell’arbitro, dopo cinque interminabili minuti di recupero, potevano tirare un grosso respiro di sollievo.

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