Avellino, sul recupero della Dogana, ecco una nota di Salvatore Graziano dell’Associazione Irpina Giovani Architetti
L’architetto Salvatore Graziano – A.I.G.A. (Associazione Irpina Giovani Architetti) – interviene nella discussione avviata nei giorni scorsi sull’ipotesi di recupero della Dogana di Avellino.
Da cittadini che vivono quotidianamente ed abitano il centro storico di Avellino, sappiamo bene quali siano le problematiche in essere.
<<La proposta presentata parte dalla lettura del bene storico della Dogana e delle sue capacità espressive attuali. La facciata resta identica, solo riportata al suo antico splendore. I contenuti, adattati nel rispetto della storia del bene e della contemporaneità. La cultura è apertura, non chiusura, il mezzo con cui viene realizzato è “chiuso” – il projectfinancing -, ma l’unico che garantirebbe una nuova vita alla Dogana. A patto che il Comune non abbia la forza economica per risollevarlo dalla polvere e le capacità manageriali per non farlo ritornare ai pallori del tempo>>.
Avellino è un città che ha perso la sua identità ed ogni giorno che passa, ad ogni pioggia, ad ogni morsa del gelo, ne perde un po’, e peggio di tutto è la perdita sensibile, ovvero della sua memoria quello che deve preoccupare maggiormente. La città ha bisogno di rivivere rinascendo, trovando nuova linfa, attraendo investitori e forze economiche capaci di portarci al passo con i tempi e porci in modo competitivo con le altre Province per attrarre sempre più economia e sviluppo. Quello che accade da tempo con la Dogana è lo specchio di ciò che avviene in città da anni, che la sta spegnendo giorno dopo giorno, partendo dai suoi giovani, dal loro esodo e che mai come in questo momento li vede così lontani.
Ancora una volta vorremmo che si riflettesse sullo stato delle cose. I giovani partono sempre meno entusiasti di ottenere un pezzo di carta fuori dalle mura della città e saranno via per anni. A che serve mantenere un economia agonizzante allo stato attuale delle cose se non ci sarà più nessuno a spendere?
Non avendo la forza qui, la soluzione è uscire dal “sistema” cittadino creando il terreno fertile per attrarre l’interesse di forze esterne. Con la Dogana si potrebbe raggiungere il duplice scopo: recuperare il bene e creare lavoro.
Cosa di rilevanza non secondaria è la presenza di associazioni attente alla memoria ed al rispetto della Dogana su cui l’Ente di Governo deve e può contare, ma l’unico margine di movimento dell’Amministrazione, alla luce delle sue forze attuali, è aprirsi verso l’esterno redigendo un bando di concorso di progettazione mirato ad includere un elenco di investitori compatibili, impuntandosi con loro sul rispetto del suo valore.
Come Associazione ci teniamo a ricordare che: <<la nostra proposta resta una proposta volta a porre l’accento, far sorgere un dibattito, sollevare domande. E vista la risonanza che ha abbiamo ottenuto, siamo sulla strada giusta>>.
Ci battiamo per il recupero della memoria ed il decoro della città attraverso iniziative partenti da basso, dalla partecipazione dei cittadini, per raccogliere “la memoria dell’identità collettiva” e promuovendo l’unico Strumento valido per raggiungere obiettivi concreti: il concorso di progettazione. Solo cosi i risultati attesi possono divenire naturale prosecuzione della memoria di un luogo riadattata ai tempi.
Pertanto, sopra ogni cosa, ci dissociamo da qualsiasi forma di autoreferenzialità e crediamo fermamente di portare nulla più che una nostra verità, ma essendo un bene di valore storico, in quanto tecnici e non solo cittadini di Avellino rispettosi della sua memoria, sentiamo il dovere di agire e proporre meritoriamente soluzioni fattibili ed aderenti alla realtà, nonché escludere il ripescaggio di progetti obsoleti in possessodell’Amministrazione comunale.