Avellino, XL Laceno d’0ro giornata dedicata ai documentari con pellicole premiate nei migiori festival europei

L’undicesima giornata del Laceno d’Oro, il Festival internazionale del Cinema che riflette, giunto alla quarantesima edizione, si apre all’insegna del grande documentario d’autore.

Si parte alle ore 17:00 presso il Cinema Panopticon del Carcere borbonico con “Container 158” di Stefano Liberti e Enrico Parenti per il ciclo “Nuove Visioni”. Una pellicola premiata come migliore documentario italiano al Terraditutti Film Festival nel 2014. A seguire incontro con i due registi.

Si prosegue alle ore 18:30 presso la sala 2 del Movieplex di Mercogliano con il documentario vincitore del premio Fipresci all’ultima Berlinale di febbraio 2015: “Il gesto delle mani” di Francesco Clerici che sarà presente alla proiezione.

Infine, si chiude con un amico del Laceno d’Oro, il regista piemontese Daniele Gaglianone, impegnato fino al 25 settembre alla Casina del Principe con un workshop dedicato proprio alla realizzazione del documentario.
Alle 20:15 sempre nella sala 2 del Multisala Movieplex di Mercogliano, alla presenza dell’autore, verrà proiettato “Qui”, docu-film presentato al Torino Film Festival nel 2014 e incentrato sulle vicende di 10 abitanti della Val di Susa ai tempi delle manifestazioni “No-Tav”.

IL PROGRAMMA DI OGGI, MERCOLEDI 23 SETTEMBRE

– 18:00 Cinema Panopticon/Carcere borbonico – Un consiglio a Dio di Sandro Dioniso
– 19:00 Cinema Panopticon/Carcere borbonico – Largo Baracche di Gaetano di Vaio
– 20:30 Cinema Panopticon/Carcere borbonico – Nous Autres e in Paradiso di Giovanni Cioni
– 20:30 Chiesa di San Nicola ad Atripalda – Due giorni, Una notte di Jean-Pierre e Luc Dardenne

SCHEDA FILM: CONTAINER 158

Regia: Stefano Liberti e Enrico Parenti
Durata: 62’
Origine: Italia, 2013
Soggetto e sceneggiatura: Stefano Liberti, Enrico Parenti
Interpreti: Sasha Sulejmanovic, Miriana Halilovic, Giuseppe Salkanovic,
Brenda Salkanovic, Remi Salkanovic
Musica: Stefano Piro
Fotografia: Enrico Parenti
Montaggio: Chiara Russo
Produzione: Zalab

Il “villaggio attrezzato” di via di Salone a Roma è il più grande campo rom d’Europa, con oltre 1000 residenti. Come altri insediamenti è posto ai margini delle città ed è soggetto a precarietà, degrado, incendi, incidenti che si trasformano in risse tra famiglie e clan. Ma è anche luogo di vita di persone che rivendicano un’identità e un ruolo, troppo spesso imposti loro da schematismi mentali e omologazioni difficili da scardinare. Ci tentano Stefano Liberti ed Enrico Parenti a mettere da parte i pregiudizi e contemporaneamente in scena un’inchiesta “sul campo” che ristabilisca la realtà dell’essere e del sentirsi rom oggi. Lasciando parlare i protagonisti, come chi va a raccogliere ferro, chi si adopera come meccanico, chi è in dolce attesa, chi cerca una nazionalità pur essendo nata in Italia. O come i ragazzi che ogni mattina arrivano inevitabilmente in ritardo nelle scuole poste lontano dal campo. Perché il cinema del reale (e in definitiva il cinema tutto) deve scardinare gli universi simbolici consolidati, rifondare con le immagini il senso comune e riflettere sui meccanismi semantici che sono sempre anche ideologici. Stefano Liberti, giornalista e scrittore (A sud di Lampedusa. Cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti, 2008/2011 e Land Grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo, 2011) ha esordito dietro la macchina da presa per Mare Chiuso nel 2012 insieme ad Andrea Segre, con cui ha collaborato in sede di scrittura per il teatro filmato di Come il peso dell’acqua(2014, con Giuseppe Battiston). Enrico Parenti, regista e direttore della fotografia, ha esordito con il documentario Standing Army nel 2010 e ha firmato i corti Zewdu the Street Child e Campososta.

SCHEDA FILM: IL GESTO DELLE MANI

Regia: Francesco Clerici
Durata: 77’
Origine: Italia, 2015
Soggetto e sceneggiatura: Francesco Clerici
Interpreti:Andreas Bocconem Nicolae Ciortan, Mario Conti, Luigi Contino, Simion Marius Costel, Ilaria Cuccagna, Lino De Ponti, Tommaso Rossi, Caled Saad, Antonio Serra, Elia Alunni Tullini, Velasco Vitali
Fotografia: Francesco Clerici
Produzione: Fonderia Artistica Battaglia

Francesco Clerici affronta il materiale del suo documentario con tutto il rigore e il senso della consapevolezza che implica raccontare le operazioni quotidiane di uomini al lavoro tra altoforni e attrezzi meccanici, e sembra cercare, per tutta l’indagine portata avanti dal suo film, di fissare quello scarto invisibile tra l’automatismo della fabbrica e la fuoriuscita del gesto creativo dalle mani, appunto. Quella sintesi già contenuta nella denominazione del luogo esplorato, la Fonderia Artistica Battaglia, attiva a Milano dal 1913 nella realizzazione di opere in bronzo, attraverso la tecnica della fusione a cera persa, rimasta sostanzialmente immutata da secoli. Clerici annota con le sue riprese ogni passaggio nella creazione di uno dei celebri cani di bronzo dell’artista Velasco Vitali: nessun commento alle immagini, zero interviste, l’unico parallelo di un filmato d’archivio del 1967 che descrive, immutati e immutabili, gli identici procedimenti attuati decenni prima in Fonderia.
Risulta chiaro a questo punto come, fatta salva la centralità dello spazio di questa narrazione scientifica, Il gesto delle mani sia in realtà un lucidissimo discorso sul tempo, sui tempi – sul tempo del cinema al lavoro. Girato con un budget ristretto in più di un anno, insieme a cinque ingegneri del suono e un fisico delle particelle, è un film-oggetto di per se stesso, solido e tangibile, in qualche modo non attraversabile ma da affrontare come corpo scultoreo chiuso: Clerici davvero pare essere da questo punto di vista riuscito a donare forma al tempo, coordinata assoluta tra le stanze e le fornaci della Fonderia.

SCHEDA FILM: QUI

Regia: Daniele Gaglianone
Durata: 120’
Origine: Italia, 2014
Soggetto e sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Giorgio Cattaneo
Interpreti: Gabriella Tittonel, Aurelio Loprevite, Nilo Durbiano, Cinzia Dellepezze, Alessandro Lupi, Guido Fissore, Marisa Meyer, Luca Perino, Paola Jacob, Francesco Perino
Produzione: Fandango, Axelotil – Pablo, in collaborazione con Babydoc

Il documentario di Daniele Gaglianone, presentato all’ultimo Torino Film Festival, segue le testimonianze e l’attivismo quotidiano di dieci abitanti della Val di Susa, diversissimi per età, estrazione sociale, stile di vita, interessi, aspirazioni, ma tutti uniti nel rifiuto categorico della famigerata TAV Torino-Lione. Non per motivazioni ideologiche, ma per il semplice e sacrosanto bisogno di difendere il proprio mondo dall’arroganza di scelte (poco) strategiche imposte dall’alto. Qui è senza dubbio un atto d’intervento, è ciò che potremmo chiamare un’opera militante. “Qui e ora”, appunto, testimonianza e documento, che risponde a una precisa scelta di campo di Gaglianone, lucidamente “di parte”, già a partire da quella didascalia iniziale in cui fa riferimento alle parole di un rappresentante delle forze dell’ordine, secondo cui è impossibile trovare qualcuno a favore della linea ad alta velocità: solo chi non conosce il progetto dell’opera, può difenderla; per il resto, la sua assurdità è scritta nelle cose. Ed è questo, allora, ancora, il cuore profondo di Qui – girato più o meno in contemporanea a La mia classe – quello che colpisce allo stomaco con una forza da lasciare senza fiato. L’unica vera preoccupazione di Daniele Gaglianone sembra ormai quella di arrivare alla scoperta di un cinema necessario, di trovare quella strada che gli permetta di andare avanti con il lavoro, di far aderire un’urgenza etica pressante alle possibili soluzioni formali, narrative, estetiche. Anche a dispetto di esse. Una visione morale, in altri termini, che faccia parlare le persone, si faccia toccare dalle loro vite, dalle loro verità, che le accompagni con rispetto e pudore fino a farle venire fuori, libere dai vincoli della finzione, dalle storture dell’interpretazione.

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