Avellino, XL Laceno d’Oro, ultima domenicadel Festival: al Godot di Via Mazas arriva l’antieroe del Folk, il canadese Oldseed
Ultima domenica all’insegna della grande musica di qualità quella del Laceno d’Oro, Festival internazionale del cinema.
Alle 22:30, al Godot Art Bistrot di via Mazas ad Avellino arriva l’anti-eroe della musica folk, il canadese Oldseed, al secolo Craig Bjerring, musicista eclettico capace di salire sui palcoscenici di mezzo mondo in compagnia di artisti del calibro di Smog, Howe Gelb (Giant Sand), Lambchop, Weakerthans, Scott Kelly (Neurosis), John Baizley (Baroness), David Sandstrom (Refused).
Le sue performance rappresentano un approccio sincero al concetto di “zero-bullshit”, che traspare dai suo tesori musicali. Le sue parole sono personali, dirette e inquietanti tanto da essere rivelatrici della sua interiorità più profonda creando complessi intrecci emotivi in quelle che potrebbero apparentemente essere “semplici” composizioni.
La morbidezza e la forza, gli arpeggi e le schitarrate, ma anche il canto dolce e al contempo inquietante, irrequieto, che culmina spesso in una esplosione di disarmanti “urlate” ricche di emozioni, saranno gli ingredienti apodittici di una sera di grande musica resa possibile grazie al binomio Laceno d’Oro – Godot Art Bistrot
L’ultima domenica del Laceno d’Oro, però, avrà il suo sviluppo in crescendo con un doppio appuntamento con i cortometraggi della sezione “Nuove Visioni” che questa volta saranno protagonisti sul palco del Teatro 99 Posti di Torelli di Mercogliano.
Si parte alle 18:00 con il corto del giovanissimo Fulvio Risuleo dal titolo “Varicella”, premiato come miglior cortometraggio nel corso della “Semaine de la Critique” all’ultimo Festival di Cannes.
Alle 18:30, sempre sul palco del Teatro 99 Posti, spazio a “Cinéma Fragile” di e con Katia Viscogliosi & Francis Magnenot, autrici che saranno presenti in sala.
Alle 21:30 il sipario del Teatro 99 Posti si aprirà sulla proiezione/concerto “Mutes strikes again #2”, inserita nella sezione “Post Cinema e Digital Video”.
La performance visivo/sonora si comporrà dalle proiezioni “Meshes of the afternoon” (1943), “At Land” (1944) e “A study in choreography For camera” (1945) di Maya Deren con la risonorizzazione di Panacea e la premessa critica del professor Alfonso Amendola.
Il cinema di Maya Deren (Kijev 1917 – New York 1961) è un viaggio continuo nella sperimentazione e nella sensibilità femminile. Regista dal pensiero estremo dove il sogno e la realtà spesso procedono su un unico piano (da qui la lettura del suo cinema indicato post-surrelista, definizione non amata dalla stessa regista). Un cinema – che si sviluppa soprattutto negli anni Quaranta- dove culture, forme, linguaggi e saperi si fondono assieme (la poesia, l’antropologia, la danza, la psicoanalisi, la trance, l’iniziazione religiosa, il mito). Una scelta di un cinema totale che Panacea ha voluto raccontare tessendo un dialogo musicale intimo, denso, radicale.
SCHEDA FILM – VARICELLA
Dei lavori di Fulvio Risuleo, classe 1991, è sempre difficile registrare il “quando” in cui sono ambientati. Gli interni di Lievito Madre (terzo posto nella sezione dei corti delle scuole di cinema del Festival di Cannes nel 2014) e di Varicella, quest’ultimo premiato come miglior cortometraggio della Semaine de la Critique sulla Croisette lo scorso maggio, galleggiano in una sospensione pulviscolare a metà tra la foto di famiglia ingiallita e il candore del ricordo visitato un’ultima volta prima che svanisca nel bianco. Lo strepitoso Reportage Bizarre addirittura lascia allo spettatore/utente la possibilità di deciderlo e alterarlo da sé, il tempo di questa storia parigina di fantascienza noir da riordinare a piacere con click del mouse sugli arrondissement della cartina di Parigi che trovate su www.reportagebizarre.com, infestata di apparizioni e inserti che piacerebbero a Carax. L’ultimo, Varicella, aggiunge degli aspetti inediti. Nell’indecisione temporale, Risuleo stavolta inserisce un raddoppio vertiginoso. Alla finestra che illumina il cucinotto in cui si svolge tutto il dramma a due che costituisce l’ossatura del corto, il giovane cineasta replica con l’onnipresenza del dispositivo mobile: mentre il personaggio di Edoardo Pesce sente montare la rabbia nei confronti dell’idea insana della moglie, sotto alla partitura minacciosa per archi e voci di Virginia Quaranta percepisce non meno incalzanti i bip delle notifiche dello smartphone della donna. La luce entra da un’unica vetrata in casa, ma in realtà la scena è piena di finestre, di aperture, come il tablet in compagnia del quale fa colazione il piccolo Carlo. Per una volta l’abisso di Risuleo è al presente, anche se la sorpresa finale riguarda un colpo di scena del passato.
SCHEDA FILM: CINEMA FRAGILE
A settembre, due cineasti, Katia Viscogliosi e Francis Magnenot viaggiano sulle tracce del padre di Katia. È la strada che aveva percorso, nel 1951, a 13 anni, alla ricerca di un futuro migliore. La via ideale, che permetterebbe di ritrovare le tracce e tutti i sogni del passato, incrocia la realtà. Può essere il presente abbastanza poetico da rispondere al mondo di ieri?
All’inizio, c’è un paesaggio che scorre dietro i vetri di una macchina. Come quando da bimbi, ci si annoia un po’ e si alza lo sguardo per vedere il cielo: delle immagini sorgono di sfuggita, e ci balza il cuore. A volte, le emozioni furtive che suscitano sono così forti che rimangono impresse per sempre nella nostra memoria. Siamo partiti alla ricerca di queste emozioni. Il film si è fatto nel movimento, meravigliandoci o sorprendendoci ad ogni sosta. E volevamo filmarlo come un bambino che scopre il mondo : ci sembrava necessario per avvicinarci alle sensazioni provate da Franco, un ragazzo che andava a vivere in un paese sconosciuto.
Diventa ovvio, scrutando il presente alla ricerca del passato, che le stesse situazioni si ripetono all’infinito e che solo le speranze, i sogni, disegnano il paesaggio.
Katia Viscogliosi & Francis Magnenot sono i Dervisches A, lavorano insieme dal 2002. Su esperimenti di finzioni, saggi poetici e documentari. Spesso utilizzano materiali avulsi dal loro intento originario (testi, cartoline, filmini di famiglia, materiali d’archivi pubblici, foundfootage), alla ricerca di un’emozione cinematografica. I Dervisches A. cercano di creare corrispondenze e relazioni molteplici tra la letteratura, la poesia, le immagini e il montaggio. Si riconoscono in un verso di una poesia di Blaise Cendrars: “Quando giri in accelerazione, la vita di un fiore è shakespeariana” (in L’ABC du cinéma). E in molte altre cose.