Breve viaggio “nostalgico” nell’ex Italsider, ora Arcelor Mittal di Taranto
Negli anni 70 chi si recava in macchina a Taranto, proveniente da Bari, come accadeva al sottoscritto per lavorare all’Italsider (Oggi Arcelor Mittal), quando arrivava nei pressi della cittadina di Massafra , (famosa per i suoi aranceti) , cominciava a vedere in lontanananza una scia di fumo rosso, misto a vapore, che rimaneva come una cappa sospesa sullo stabilimento, per poi propagarsi a seconda del vento sulla città, più precisamente sul rione Tamburi.
Per far innalzare più in alto possibile i fumi e vapore, provenienti dagli AFO 1,2,3,4,5, e , dalle acciaierie, furono progettati e costruiti in quegli anni, tre camini in calcestruzzo, di altezza oltre 200 metri.
Altro fattore negativo per l’aria e la salute, era il reparto cokeria, dove arrivava e arriva tutt’ora, il carbone dal porto di Taranto, con una serie di nastri trasportatori.
Oggi, ritornando a Taranto dopo tanti anni, non vedo più quella nube di un tempo, perchè sono stati eseguiti una serie di lavori ambientali, anche se non del tutto sufficienti a tutelare gli abitanti della città di Taranto, oltre ai lavoratori dello stabilimento.
Si dice che siano diecimila gli operai e impiegati dell’ex-ILVA che giornalmente entrano dalla portineria principale del complesso siderurgico.
Però la cifra non è esatta, perchè altre migliaia di operai, tecnici e maestranze varie entrano da altre portinierie di imprese esterne.
Imprese che giornalmente eseguono manutenzioni varie come: strade, ferrovie interne per centinaia di chilometri, siluri per il trasporto del magma ghisa, carrelli che trasportano le bramme di acciaio, trasporto scorie e lavori inerenti le fermate, degli AFO e acciaierie, nonché la manutenzione dei vari edifici e per finire sollevamenti / trasporti .
E di queste migliaia di operai non se ne parla, sia da parte dei giornalisti che da parte dei rappresentati del Governo, che giornalmente dedicano all’ex Italsider di Taranto ore di trasmissione.
Si menziona invece solo un generico indotto, mentre andrebbe fatto un vero censimento, perché anche gli operai, tecnici e maestranze varie delle imprese esterne vanno tutelati.
E’ proprio questo il timore che è stato espresso al sottoscritto da un responsabile della Peyrani, una società che opera nel settore impianti industriali, e da sempre, prima all’Italsider, poi all’ex- ILVA:
“ E’ davvero triste constatare che chi lavora nello stabilimento ex-ILVA di Taranto non ha garanzie occupazionali stabili. Si sta mettendo in pericolo il futuro di molti dipendenti e delle loro famiglie. Non voglio entrare nel merito della questione e di chi è la responsabilità, ma voglio solo auspicare che le parti in causa, Governo, Mittal, Comune e Sindacati, trovino un ragionevole accordo, che tenga conto anche della salvaguardia del posto di lavoro delle maestranze esterne, che vengono da paesi lontani“.
Un augurio che, siamo convinti, condividono tutti gli Italiani.
Carmine Martino