Ciampi (M5S): “La Regione dice sì al biodigestore, la risposta alla mia interrogazione è inequivocabile. Subito la mobilitazione”
Sulla questione del Biodigestore a Chianche, ecco il testo di una nota del Consigliere regionale del M5S, Vincenzo Ciampi:
“In risposta alla mia interrogazione sulla ”Localizzazione del biodigestore anaerobico da 45.000 tonn/anno di umido nel comune di Chianche”, la Regione Campania conferma che non ha nulla contro la realizzazione del biodigestore di Chianche”, lo dichiara il consigliere regionale del M5S Vincenzo Ciampi –
“Chianche ha una zona Pip solo sulla carta (solo parzialmente urbanizzata) e pensata quaranta anni fa; mentre l’Irpinia ha decine di aree industriali disponibili, spesso sottoutilizzate, in cui potrebbe tranquillamente essere ospitato il biodigestore con tutte le garanzie per l’ambiente. Prevale la logica pilatesca della Regione che all’acquaiolo (il Comune di Chianche) domanda: com’è l’acqua? E l’acquaiuolo risponde: è fresca!”
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In risposta alla mia interrogazione sulla ”Localizzazione del biodigestore anaerobico da 45.000 tonn/anno di umido nel comune di Chianche”, la Regione Campania conferma che non ha nulla contro la realizzazione del biodigestore di Chianche.
Accetta come buone le note presentate dal Comune rispetto alla coerenza del progetto al Piano territoriale di coordinamento della provincia di Avellino nonostante individui quell’area come un importante “corridoio ecologico”.
La Regione, ricordando che la localizzazione dell’impianto è stata avallata dal Consiglio d’ambito dell’Ato rifiuti di Avellino, conferma che “Non esistono motivazioni tali da ritenere che il biodigestore possa arrecare grave pregiudizio all’areale di pregio della Docg Greco di Tufo”.
Lo staff tecnico amministrativo Valutazioni ambientali, l’organismo regionale che non ha ritenuto necessaria la valutazione di impatto ambientale del biodigestore, prende per buone le integrazioni del Comune di Chianche che evidenziano come non vi sono “allo stato dell’arte studi scientifici che dimostrino la correlazione tra la presenza di sostanze maleodoranti provenienti dalla decomposizione della sostanza organica e l’attività fitotossica per la vite”.
Insomma, si prende per buona tutta la documentazione del proponente – il comune di Chianche – che ha l’interesse a portare acqua al proprio mulino, senza ritenere necessario alcun approfondimento.
Inutile dire che tutta la procedura si fonda dimenticando che piano paesistico regionale e piani urbanistici, compresi gli strumenti del comune di Chianche, sono tutti scaduti (l’area Pip individuata nel 1986 è ancora compatibile con le esigenze del territorio?). Tutte questioni, sollevate nelle nostre osservazioni nel corso della discussione sulla legge finanziaria regionale, che introduceva surrettiziamente articoli che modificavano in senso peggiorativo l’attuale legge urbanistica.
Tutte iniziative di questa maggioranza di governo regionale che abbiamo sventato anche se non del tutto, proprio perché contraddicevano la competenza statale in materia di tutela del paesaggio.
E qui a Chianche di tutela del paesaggio discutiamo, e la Regione (figurarsi un piccolo comune) non può ingerire su materie di interesse nazionale (il Ministero della cultura contesta alla Regione Campania il secondo comma dell’articolo 26 della legge 31 secondo il quale alcuni interventi non costituirebbero varianti al Piano regolatore).
Chianche dunque non è un episodio marginale di questa battaglia, non si tratta di decidere quanto sia impattante quell’impianto, piuttosto si tratta di avere prima di tutto gli strumenti aggiornati a tutela del territorio e poi decidere dove realizzare opere così significative.
La pianificazione in Campania è all’anno zero e nell’attesa che si aggiornino gli strumenti urbanistici in funzione delle nuove esigenze di tutela e di sviluppo, non si può far passare qualsiasi cosa.
In conclusione: Chianche ha una zona Pip solo sulla carta (solo parzialmente urbanizzata) e pensata quaranta anni fa; mentre l’Irpinia ha decine di aree industriali disponibili, spesso sottoutilizzate, in cui potrebbe tranquillamente essere ospitato il biodigestore con tutte le garanzie per l’ambiente dato che ospitano già altri opifici industriali.
Dovrebbe valere il buon senso, ma prevale la logica pilatesca della Regione che all’acquaiolo (il Comune di Chianche) domanda: com’è l’acqua? E l’acquaiuolo risponde: è fresca!