Cinema, “Le meraviglie” a Cannes e l’Italia vince ancora
L’emozione blocca Alice Rohrwacher. Conosce il francese ma deve passare all’italiano per andare avanti: “Grazie a Thierry Fremaux che mi ha fatto arrivare qui, grazie alla giuria per avermi fatto tornare”. Trentatré anni, al secondo film dopo Corpo celeste, la regista regala all’Italia la soddisfazione di vincere ancora, a qualche mese di distanza dall’Oscar straniero per La Grande Bellezza e alla cerimonia di chiusura del 67/mo festival di Cannes, la suggestione autentica di chi ha sperato in un premio e ora stringe tra le mani il Grand Prix, il secondo premio per importanza nel palmares.
Nel pomeriggio, senza conferme ufficiali, si era sparsa la voce di un suo imminente ritorno, ma la certezza del verdetto e soprattutto di quale tipo di premio non l’aveva nessuno, tanto meno lei. “Il vostro lavoro mi ha portato qui” ha detto la Rohrwacher guardando con ammirazione Jane Campion, presidente della giuria 2014. Poi alla platea ha raccontato un aneddoto sul film Le Meraviglie: “Ogni tanto ci hanno pizzicato delle api e si è sparsa la voce che da vecchi non verranno i reumatismi”. Accanto a lei Sophia Loren. L’ingresso nel Grand Theatre Lumiere, l’incedere lento della diva fasciata in un lungo abito nero e con il vezzo degli occhiali da sole portati sui capelli, ha fatto alzare tutti in piedi per una standing ovation al mito del cinema italiano.
Lei, stringendosi la mano sul petto, ha parlato di Cannes, della sua importanza e soprattutto si è rivolta idealmente a Marcello Mastroianni, suo compagno in tanti film, amico per 20 anni, protagonista di Matrimonio all’italiana presentato restaurato in Cannes Classics e immagine iconica del manifesto ufficiale di Cannes 2014.
La serata, nello stile Cannes di semplicità e al servizio della premiazione, ha avuto il suo culmine con la Palma d’oro consegnata da Quentin Tarantino: momenti di suspense, ma il cerchio si era ristretto e il nome, dopo aver visto percorrere il regista turco Nuri Bilge Ceylan la Montee des Marches, ormai scontato: Winter Sleep. “Dedico il premio ai ragazzi che muoiono nelle manifestazioni per la libertà” e il riferimento era al turco Ugur Kurt, 30 anni, la cui morte, ad opera della polizia, ha provocato violenti incidenti tornando ad infiammare Istanbul, un anno dopo la nascita delle proteste di Gezi Park che provocarono anche la morte di un 14enne. A Jane Campion ha guardato con ammirazione anche un altro premiato, l’enfant prodige canadese Xavier Dolan, 25 anni, al quinto film, che torna a casa domani con il premio della giuria per il bel Mommy, vinto ex aequo con Jean-Luc Godard, 83 anni, per Adieu au langage. “Lezioni di piano ha segnato la mia infanzia” le dice Dolan con ammirazione ed emozione. In platea per lui c’erano tutti i formidabili interpreti, Anne Dorval, Suzanne Clement, Antoin-Olivier Pilon e c’è da giurarci speravano tutti loro in un premio ancora più importante. Godard non c’era, per lui ha ritirato il premio l’assistente che lo segue da 35 anni. Assente anche Julianne Moore, la fantastica isterica star al tramonto dell’hollywoodiano Maps to the stars di David Cronenberg.
Presente, fin troppo, Timothy Spall, il Mr Turner di Mike Leigh. Protagonista non principale di tanti film (Harry Potter e Il discorso del re), l’attore inglese ha sfogato un passato di premiazioni solo partecipate, ritirando il premio per la migliore interpretazione maschile, quella per il pittore Turner, leggendo un lungo discorso che si era scritto sul telefonino. E alla fine si è messo a piangere, mentre Monica Bellucci, che ha consegnato il premio, assisteva impotente.
Da Ansa.it