Con Rodrigo Ely e Gigi Castaldo tornano alla mente due miti biancoverdi di 42 anni fa: Piero Fraccapani e Mauro Pantani, eroi dell’indimenticabile stagione 1972-1973
I paragoni tra calciatori di epoche diverse lasciano sempre il tempo che trovano. Però, il piu’ delle volte, recano in sè un fascino particolare: riportano alla mente antiche gesta di campioni, anzi di miti incancellabili.
Orbene, pur con le doverose premesse circa la notevole differenza tra il calcio di oltre 40 anni fa e quello odierno, ci piace argomentare intorno a due accostamenti, a nostro avviso, non proprio impossibili da sostenere. E sì, perchè, diverse sono le analogie riscontrabili se si mette a confronto Rodrigo Ely con uno dei piu’ grandi difensori centrali dell’intera leggenda biancoverde, Piero Fraccapani. Ed altrettante similitudini ci sentiamo di ritrovare, facendo lo stesso “gioco”, tra Gigi Castaldo e l’immarcescibile talento di uno dei piu’ geniali trequartisti che abbiano indossato la gloriosa casacca dei Lupi: Mauro Pantani.
In alcune giocate del giovanissimo Rodrigo abbiamo rivisto l’autorevolezza, la “rude”eleganza, il piglio e la grinta, ma anche l’incedere altero e sfrontato, il portamento regale del “principe normanno” Piero Fraccapani. Cresciuto (guarda caso) anche lui nel Milan all’ombra dei Rosato e dei Rivera del Paron Nereo Rocco, Piero ebbe la fortuna di forgiarsi in una delle scuole calcistiche piu’ importanti del mondo. Ma non riuscì mai a dimostrare il suo grande valore tecnico perchè ebbe anche la sfortuna di trovare davanti a lui difensori che avrebbero scritto pagine indelebili della storia del calcio mondiale: i vari Anquilletti, Rosato, Schnellinger, Malatrasi. Nell’anno 1972 venne ad Avellino a fare le fortune di quella squadra biancoverde che sarebbe assurta agli onori della ribalta nazionale stravincendo il campionato di serie C, dopo aver messo insieme 62 punti in 38 gare (con la vittoria che valeva due punti). Fraccapani, come Ely, aveva il senso dell’anticipo ed un grande colpo di testa, ma sapeva anche uscire dall’area, palla la piede, con molta eleganza, avendo i piedi educati del mediano.
Gigi Castaldo in alcuni movimenti, con o senza palla, in certi atteggiamenti dinamici e nel portamento, ma anche sul piano dell’intelligenza nell’attaccare gli spazi, ricorda molto da vicino quel mostro di bravura tecnica che era Mauro Pantani. Di origini toscane, Pantani fu un vero e proprio girovago del calcio. Dotato di un talento sconfinato, aveva un’intelligenza calcistica fuori dall’ordinario. Quando partiva palla al piede, Mauro era quasi imprendibile, perchè sapeva nascondere la palla come pochi. Era dotato di un gran tiro anche da i venti metri (memorabile fu il gol che segnò nell’amichevole del dicembre 1972 contro il Milan). Forse, rispetto a Gigi Castaldo, Pantani era meno attaccante e piu’ trequartista, perchè agiva una quindicina di metri piu’ dietro rispetto al Giuglianese. Se giocasse oggi, il capitano dei Lupi di quella fantastica cavalcata che diede all’Avellino la prima memorabile promozione in serie B, calcherebbe per decenni i campi nobili della massima categoria italiana.
Proprio dove merita di giocare Gigi Castaldo.