Contro il Trapani un Avellino ancora alla ricerca di se stesso
Nell’analizzare a freddo il match dei Lupi contro gli uomini di Serse Cosmi, possiamo tranquillamente premettere che contro il Trapani abbiamo visto un Avellino migliore (ma forse sarebbe più giusto definire “meno negativo”) di quello di Chiavari. Ma se paragonassimo il pari rimediato contro i Granata rispetto a quello ottenuto nella prima di campionato contro le Rondinelle di Brocchi, senza ombra di dubbio dovremmo dire che la prestazione dei biancoverdi è stata decisamente inferiore. rispetto a quella brillante dell’esordio, che confortò non poco anche gli “esteti” del calcio, vale a dire coloro che cercano e ricercano ostinatamente il bel gioco. E sì, perchè contro il Brescia i Lupi fecero vedere cose alquanto interessanti sul piano della proposizione offensiva, creando alcune clamorose occasioni da gol, che fecero pensare a due punti persi.
In altri termini, qualcosa di più rispetto alla prestazione incolore di Chiavari (che ha determinato la giusta sconfitta dei Lupi contro la Virtus Entella) sicuramente è stato fatto, ma non quanto sarebbe servito per portare a casa tre punti d’oro contro i Siciliani.
Al cospetto del Trapani, la tanto attesa proposizione del gioco è stata la grande assente, perchè l’Avellino ha mostrato chiari limiti a centrocampo, dove gli interpreti non sono stati all’altezza, soprattutto Gavazzi e, in parte, Paghera che sono sembrati ancora lontani dalla migliore condizione fisico-atletica. Per non parlare dello Slovacco Lasik, apparso quasi un “ectoplasma”, una sorta di ombra in mezzo al campo, che in pochi hanno intravisto. Per fortuna che ci hanno pensato gli esterni, Crecco e soprattutto il positivissimo Belloni, a dare una mano consistente alla mediana biancoverde, altrimenti ci sarebbero stati problemi seri per i Lupi anche in fase di non possesso.
A proposito di fase difensiva, bisogna dire che il pacchetto difensivo ha retto bene all’urto dell’attacco trapanese (forse anche agevolato dal fatto che la compagine di Cosmi era troppo rimaneggiata in avanti). Il reparto arretrato si è disimpegnato con una certa disinvoltura e sicuramente è stato quello che ha ocnvinto di più. La presenza di Djimsiti ha visibilmente costituito un valore aggiunto. L’elvetico-albanese ha fatto valere il suo fisico notevole ma anche una buona esperienza e sagacia tattica. Lo stesso Gonzalez si è dato da fare non solo nel rintuzzare la spinta offensiva degli avanti granata, ma anche nel sostenere il rilancio della manovra avellinese. Diallo ha saputo confermare la sua personalità e forza fisica, ma, come all’esordio, non è riuscito a contenere la propria irruenza, che gli ha procurato, purtroppo, un altro cartellino giallo. Per lui un vero e proprio record: un’espulsione e ben tre ammonizioni complessive in sole due partite giocate.
Il reparto offensivo è stato quello che ha sofferto e risentito maggiormente della giornata-no degli interpreti della zona mediana, reponsabili degli “aborti” nella proposizione del gioco e dei rifornimenti. Francamente, ci pare un vero e proprio delitto tecnico non mettere in condizione una coppia di attaccanti come Castaldo-Ardemagni (che fa sognare i tifosi biancoverdi) di poter offrire alla compagine avellinese tutte le proprie potenzialità di goleadors implacabili.
Capitolo a parte merita la questione Daniele Verde. L’impiego del peperino di Fuorigrotta ora come ora, alla luce della scarsa incisività di questo Avellino, ci pare oltremodo indispensabile. Perchè è una punta agile, veloce, che sa saltare l’uomo con facilità e soprattutto, essendo versatile ed assai mobile, non dà mai punti di riferimento allo schieramento difensivo avversario. L’ex romanista è l’elemento giusto per far saltare anche le difese meglio schierate. C’è bisogno di un pizzico di coraggio tattico in più da parte di Toscano. Quel coraggio che nel match contro il Trapani non ha mostrato di possedere. E sì, perchè schierare Verde solo nell’ultima parte di gara, e per giunta in un ruolo inedito, per non dire “ibrido”, significa, non solo snaturare e depotenziare tecnicamente il giovane calciatore, ma risulta anche, come ha dimostrato l’esito finale, assolutamente improduttivo.