Dalla Liguria tornano Lupi vivi ed affamati. Attendendo il “vero” Castaldo

Chi pensava ad un Avellino ripiombato in una grave situazione di crisi dopo la scioccante scoppola interna contro il Perugia, si è dovuto ricredere: i Lupi al Picco hanno dato ampia dimostrazione di essere vivi e combattivi e di potersela giocare alla pari anche contro lo Spezia, anche su quel campo dove gli uomini di Di Carlo hanno conquistato gran parte dei loro punti in classifica.

L’Avellino ha disputato un match che conforta i propri tifosi, perchè è piaciuto l’approccio alla sfida e la buona tenuta del campo. Il gol del vantaggio (rivelatosi, poi, effimero) di Ardemagni è stata la dimostrazione palmare dell’ottima disposizione tattica e dell’intelligente condotta di gara dei Lupi. Purtroppo, la malasorte ci ha messo del suo con “l’infortunio” di Radunovic su quel tiro “telefonato” di Djokovic, che ha determinato l’incredibile pareggio dei Liguri. Poi, lo scoramento ha preso il sopravvento nei ragazzi di Novellino, almeno fino alla fine del primo tempo e, a dire il vero,  gli Spezzini avrebbero potuto anche approfittarne per raddoppiare.

Nel secondo tempo, soltanto un’indecisione di una retroguardia inedita come quella avellinese ha consegnato i tre punti allo Spezia. E sì, perchè il gol di Granoche, lasciato inspiegabilmente solo al centro dell’area, nasce dalla scarsa intesa tra i singoli componenti della difesa biancoverde (Solerio, Migliorini, Jidayi e Laverone non avevano mai giocato insieme).

Ma l’Avellino nel complesso non ha demeritato affatto, prova ne sia il forcing finale dei biancoverdi, che poteva essere premiato con un più giusto pareggio, se solo il colpo di testa di D’Angelo non fosse andato per pochi centimetri al di là dell’incrocio dei pali, e soprattutto se Ghersini avesse concesso un calcio di rigore su Ardemagni che, probabilmente, a parti invertite, il fischietto genovese non avrebbe negato a cuor leggero, come, purtroppo ha fatto a sfavore dei Lupi.

Sulla buona prestazione dei Lupi a La Spezia ci contavano non poco i tifosi più riflessivi ed esperti. Per almeno due motivi: 1) per la convinzione netta che il disastro di sette giorni prima contro i Grifoni era stato semplicemente il frutto di una giornata particolarmente negativa: 2) soprattutto perchè i Lupi in trasferta non perdevano dalla sfortunata partita di Bari ed avevano ampiamente dimostrato di avere acquisito una maturità mentale ed un assetto tattico abbastanza efficace nella fase passiva del gioco. La partita del Picco ha restituito, anche al lordo delle importanti assenze nella difesa biancoverde, un Avellino maturo, lucido e combattivo, e soprattutto ancora assai affamato di punti. Il che sicuramente lascia ben sperare per il rush finale del campionato dell’Avellino.

Una riflessione particolare bisogna riservarla a Gigi Castaldo, che finora è stato vittima di una circostanza sfortunata, perchè, da quando è arrivato Walter Novellino sulla panca biancoverde, lui non ha mai goduto di uno stato di forma particolarmente positivo, dovendo, tra l’altro, addirittura fermarsi per un brutto infortunio. Del resto, durante la forzata assenza del bomber di Giugliano, il tecnico di Montemarano, essendo un pragmatico, ed avendo bene in mente il concetto che in serie B, tra le due fasi di gioco, quella che più conta è senz’altro la passiva, si è “inventato” il sistema tattico basato su una sola punta (Ardemagni, per altro in forma strepitosa) e sugli inserimenti dei due centrocampisti esterni (D’Angelo e Lasik), oltre al “girovagare” del peperino di Fuorigrotta (al secolo, Daniele Verde).

Logicamente, l’alta redditività in termini di risultati di questo sistema di gioco (con i 19 punti ottenuti nelle 9 consecutive gare positive dei Lupi) ha tenuto lontano dal campo, ancora per qualche partita, il numero dieci biancoverde. Ma Novellino sa benissimo che un Castaldo in una forma  appena accettabile non può rimanere fuori dall’undici biancoverde (vuoi nella formazione iniziale, vuoi a gara in corso).

Ecco spiegato il motivo del graduale ma costante reinserimento tra i titolari del bomber di Giugliano. A La Spezia, Gigi ha giocato l’intero secondo tempo: si è visto che non è ancora al top, ma si è anche intuito che quest’Avellino, d’ora in poi, non potrà più fare a meno della presenza in campo di Castaldo, che può assicurare all’attacco biancoverde maggiore consistenza penetrativa e sorattutto tanta imprevedibilità.

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