Dieci anni fa la storica vittoria sul Napoli che riportò i Lupi in serie B – Quanta acqua è passata sotto i ponti: ora il Napoli è una società di livello europeo, ma anche l’Avellino ha riconquistato onore e prestigio

Dieci anni fa la storica vittoria sul Napoli che riportò i Lupi in serie B – Quanta acqua è passata sotto i ponti: ora il Napoli è una società di livello europeo, ma anche l’Avellino ha riconquistato onore e prestigio. Quel 19 giugno del 2005 è rimasto stampato negli occhi e nel cuore dei tifosi biancoverdi, che vissero una delle pagine più entusiamanti e gloriose dell’ultracentenaria storia dei Lupi. Riuscire a conquistare la promozione ai danni dei più ricchi e blasonati cugini napoletani, fu una “goduria” incredibile per l’intera Irpinia sportiva. Il Napoli di Reja, Pierpaolo Marino e Aurelio De Laurentiis  in quella serie C era una specie di transatlantico in un acquario (espressione del DG Marino), una balena enorme al cospetto di un pesciolino. Eppure quell’Avellino aveva una sua caratura tecnica, ed anche una notevole esperienza per la terza serie. Viceversa, il Napoli, imbottito di calciatori che avevano conosciuto solo la serie A e la serie B, non aveva la “fame” giusta, o meglio quella energia caratteriale che è fondamentale nelle sfide di play off. Biancolino nel primo tempo e Moretti, ad inizio ripresa su rigore , siglarono i due gol che diedero la promozione in serie B ai Lupi. La rete nel finale del Pampa Sosa per il Napoli, servì solo a rendere meno amara quella finalissima per gli Azzurri.

Paradossalmente, però, quella vittoria fece più male ai Lupi che al Napoli, che seppe trarre gli insegnamenti giusti da quella sconfitta, e ripartì a spron battuto nell’anno successivo, macinando vittorie su vittorie per risalire subito in serie B. e per tornare, poi, anche a tempo di record in serie A. Ora la società di De Laurentiis è senza ombra di dubbio tornata ad essere di caratura europea.

L’Avellino, invece, nel campionato successivo retrocesse subito in serie C, e dopo altri 4 anni di “ascensore” tra terza serie e cadetteria, la società della famiglia Pugliese addirittura fu cancellata dal calcio professionistico per il famigerato fallimento nel luglio 2009. Per fortuna, con l’avvento della famiglia Taccone, l’Avellino, ripartito dai Dilettanti, ha saputo rialire la corrente e, stagione dopo stagione, è tornato ai livelli di calcio che maggiormente sono consoni alla gloriosa storia dei Lupi.

Quest’anno, al suo secondo campionato cadetto, l’Avellino ha sfiorato il clamoroso ritorno nella massima serie. E solo per una maledetta traversa, Castaldo e compagni non sono riusciti a realizzare il loro sogno. Ma quella traversa al 93′ al Dall’Ara di Bologna è stato l’inequivocabile segnale che anche l’Avellino (che da qualche giorno è anche tornato a fregiarsi dello storico logo) ha riguadagnato l’onore ed il prestigio che fanno della società biancoverde, non solo un esempio positivo, ma le riconsegnano anche quell’antico lignaggio che  negli anni ottanta la fece assurgere a riferimento per l’intero mondo sportivo meridionale.

Loading