“Don Chisciotte: sogno, follia, poetica libertà. Teatro”: grande successo di pubblico per il lavoro di Lucio e Salvatore Mazza

Successo di pubblico per l’originale spettacolo “Don Chisciotte: sogno, follia, poetica libertà. Teatro”, scritto da Lucio e Salvatore Mazza. Una performance dalla formula meta-teatrale che ha visto l’inserimento di scene dell’opera cervantina tra citazioni letterarie, filosofiche, poetiche e musicali. La pazzia ariostesca dell’Orlando, le maschere pirandelliane che oscillano tra verosimiglianza e pazzia, il tormento interiore tassiano, il tragico di Aiace e Lear, il comico del picaresco hanno arricchito l’elegante, e a tratti ironica, riflessione sui valori letterari del Don Chisciotte, sempre attuali nella loro moderna visione e interpretazione dell’uomo.

“E’ stata un’emozione unica vedere prendere vita un testo così armonioso e unico – dice Salvatore Mazza. Sul palco si sono avvicendati cavalieri, eroi, maschere, equilibristi in bilico sul filo del passato e del presente, dell’immaginazione e della realtà, tra il fare e il dis-fare, tra l’ingiustizia e l’intolleranza, tra ciò che fa battere il cuore e ciò che abbatte, tra l’insonnia e il soffitto. L’originalità della performance sta proprio in questa forma nuova di narrazione tra la fantasia, il sogno e la poetizzazione della realtà”.

Come intrappolati in una società che si sente estranea, agli occhi degli altri si appare spesso incapaci di ragionare lucidamente, e dal conflitto che nasce tra gli altri e la personale “stranezza”, ne deriva una scelta: vivere nella finzione di una fantasmagorica avventura, distaccati dalla vita, irretiti dall’incomunicabilità, dentro un carosello di incontri onirici ed evasioni. Come Don Chisciotte si diventa uomini di lettere e d’armi, cavalieri di ventura un po’ buffi e un po’ coraggiosi, scudieri difensori dei deboli, duellanti di ottusi nemici traditori della verità, vagheggiatori di illusori sospiri amorosi, in un multiforme gioco delle parti in cui la vita e la forma, la ragione e la pazzia, la verità e la finzione pirandellianamente lottano tra loro. Dunque “niente di ciò che si vive è tangibile”? Tutto è perduto, nell’antinomia tra realtà e finzione? “Dove finisce la verità” e “dove inizia la menzogna”? C’è una risposta. E’ nelle parole, nelle movenze, nell’in-autenticità di un uomo-attore, per cui la finta pazzia nulla è stata se non una bugia su cui gli altri si sono cullati, credendo che basti vedere il Mondo al contrario per essere ritenuti socialmente accettabili. Perché è nella vita che si finge, più che in teatro, e si indossa una maschera e, forse, si fugge dall’angoscia e dal dramma esistenziali. Credere che ciò che si vede sia tutto, è illusione; vedere ciò che si cela dietro lo sguardo altrui, è la più grande scoperta: quella di un Mondo nuovo, diverso, obbediente unicamente alle norme dettate dalla propria coscienza, nell’autenticità della sua esistenza. Un proprio Mondo, il Mondo reale.

Il CLAN H teatro resta un punto di riferimento sul territorio come laboratorio indipendente di sperimentazione e di integrazione di stili e linguaggi, attraverso un percorso di ricerca sempre nuovo e attuale, che sotto la guida magistrale del regista e direttore artistico Lucio Mazza, e il contributo fondamentale delle attrici e degli attori, tiene sempre vivo il bisogno di ri-crearsi e ri-generarsi nel Teatro e con il Teatro.

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