Avellino, gli asili-nido negati ai bambini
Parcheggiati per ore in qualche ludoteca privata, per chi può ancora permetterselo, o affidati ai nonni, veri ammortizzatori sociali in questo periodo di crisi. A più di quarant’anni dalla legge 1044/1071 che istituì gli asili nido comunali, pochi posti e lunghe liste di attesa nell’unico asilo nido e nelle scuole materne di Avellino. Una lista di attesa per gli asili nido vuole automaticamente dire che ci sonofamiglie in gravi difficoltà. E quel che è peggio è che non ci sono neppure liste di attesa e se ci sono, sono esigue. Chi non usa la rete, per motivi economici, resta fuori dal resto del mondo. L’enigma è presto spiegato. Sono molteplici i motivi. Innanzituttto, in molti interessati non sono neppure a conoscenza (qualche anno fa venivano affissi anche gli avvisi pubblici). Le famiglie si sono stancate e non credono più nell’utilità della domanda, specie se non hanno un Cristo in Paradiso. Addirittura alcune famiglie vengono indotte, garbatamente, a non fare domanda, con la scusa che la stessa sarebbe del tutto inutile. Del resto non è dato neppure sapere quanti posti sono disponibili, ed in piu’ i criteri e i parametri si presentano fuorvianti e discriminanti: come sempre. Questo è il risultato di una gestione comunale dei servizi per l’infanzia assolutamente fallimentare e piena di contraddizioni. Magra consolazione per le famiglie dei bambini esclusi o meglio autoesclusi, è il fatto che provengono soprattutto da zone popolose e disagiate, che non riuscirebbero comunque ad accedere agli asili nido.Ovviamente le famiglie senza lavoro o con lavori saltuari non avranno alcuna possibilità di accesso. Se solo fosse stata compiuta una minima comparazione con i sistemi utilizzati in ogni parte d’Italia, i nostri Amministratori si sarebbero resi conto che distinguere e stabilire fasce diversificate delle rette mensili produce una maggiore equità e solidarietà consentendo alle fasce sociali più deboli e con maggiori difficoltà la possibilità di poter accedere a questo fondamentale servizio per la crescita del bambino, oggi, e dell’adulto, domani.
Ad Avellino, in controtendenza con tutto il resto d’Italia, in quest’ultimi anni, hanno chiuso vari plessi adibiti ad asilo nido e materne. E queste strutture sono state consegnate (non si sa come, se in comodato gratuito o in affitto) a titolari di ludoteche private. Un altro “business” sconosciuto a quasi tutti i cittadini. E la cosa ancora piu’ grave è che nessuno ha pensato che, con questi fortunati titolari di ludoteche private, si potevanoattivare convenzioni per l’accesso a nuovi posti per l’asilo-nido e materne con tariffe al pari di quell’unica struttura comunale funzionante sul territorio cittadino.
Come facciano i bambini a sopravvivere ancora in questa città dove non ci sono strutture comunali a loro adibite, appare un grande mistero. Vista dal basso, Avellino (ma questa non è una notizia) non sembra una città a misura d’uomo, e men che meno a misura di bambino.
La Dama Rosa