Grottaminarda, “Li Cunt Antich”: grande successo per la raccolta di antichi racconti in vernacolo grottese di Mina De Luca
“Un evento assolutamente da ripetere, dando maggiore spazio alla parte recitata dei bellissimi racconti contenuti nel libro di Mina De Luca “Li Cùnt Antich’”; in genere alle iniziative culturali c’è purtroppo poca partecipazione, questa volta, invece, è stata grandissima e ne siamo davvero felici perché si tratta di un’opera letteraria che fotografa l’identità della nostra comunità”.
Così il Sindaco di Grottaminarda, Marcantonio Spera, nel corso della presentazione della coinvolgente raccolta di antichi racconti in vernacolo grottese. La sala del Castello non è riuscita a contenere le tante persone giunte per l’evento ed il rischio pioggia non ha consentito di svolgere l’evento all’aperto. Ma è stata comunque una bellissima serata: il Sindaco Spera, la Presidente Virginia Pascucci, le Assessore Marilisa Grillo e Doralda Petrillo hanno parlato di patrimonio culturale, di recupero delle tradizioni popolari, di conservazione dell’identità locale, di condizione femminile e di patriarcato; l’Autrice, Mina De Luca, intervistata dalla moderatrice Monica De Benedetto ha sviscerato la genesi del libro, soffermandosi sui temi di alcuni dei 36 racconti contenuti, ne è emersa la valenza della figura della nonna ed in generale delle persone anziane, la socialità di un tempo basata su cose semplici come ritrovarsi con tutto il vicinato in un giardino per chiacchierare e raccontare storie (cùnt), fatti realmente accaduti, leggende con un tocco di paranormale e “horror”, aneddoti divertenti.
Racconti che hanno tenuto compagnia, attraverso il gruppo Facebook “Grottaminarda Paesologica”, a tante persone nel periodo di Covid e lockdown, compresi gli operatori della Pubblica Assistenza di Grottaminarda. E proprio a questa associazione Mina De Luca ha deciso di devolvere il ricavato dalla vendita del libro, una volta coperte le pure spese di stampa, visto che è stato autoprodotto.
Grande partecipazione del pubblico specialmente quando ci si è soffermati su alcuni termini dialettali arcaici, quindi oramai in disuso, ma talmente calzanti da rendere difficile la traduzione in italiano. E poi c’è stato il fantastico momento della lettura recitata di 6 racconti da parte dei bravissimi Erika Fierro, Paolo Vitale, Igor Palumbo che ha strappato risate, applausi e commozione.
“Anche io ho conosciuto questo libro tramite i social – ha affermato la Presidente del Consiglio Comunale Virginia Pascucci – ovviamente le doti intellettuali di Mina De Luca erano a me ben note. Un libro molto ironico e goliardico in alcuni punti, drammatico in altri, che fa ripercorrere la vita di ognuno di noi attraverso il passaggio delle stagioni, i luoghi, le feste patronali, una serie di accadimenti che non possono lasciarci privi di sentimenti. La figura della donna è predominante sia quale fonte che quale protagonista dei diversi racconti che descrivono un mondo patriarcale. Una condizione femminile che deve farci riflettere alla luce di ciò che le cronache dei nostri giorni ci raccontano. Questo libro è un dono che Mina De Luca ha fatto alla comunità”.
“Ciascuno di noi nel leggere questo libro si immedesima – ha affermato l’Assessora alle Attività Culturali, Marilisa Grillo – la prima sensazione che io ho avuto è stata quella del ricordo di mia nonna e della mia bisnonna che si mettevano davanti la porta il pomeriggio con le amiche a lavorare all’uncinetto con i passanti che si fermavano a scambiare una chiacchiera. Questo libro è una preziosa testimonianza che va ad arricchire il nostro patrimonio storico-culturale e va ad aggiungersi ad altre importanti pubblicazioni sulla nostra storia locale ad opera dei compianti Luigi Melucci ed Antonio Palomba che ci hanno lasciato tanto”.
Esiste dunque, una buona letteratura sulla storia locale, ma ancora non vi era nulla di narrativa in vernacolo. “Li cùnt Antich’ è il primo libro in dialetto grottese. Vi è già un pregevole “Dizionario del dialetto Grottese” di Tonino Capaldo, scritto alla fine degli anni ‘90 che riporta anche alcuni testi in vernacolo ma si tratta di poesie.
“Quando Mina mi ha portato la prima copia del suo libro non vi nego che ho avuto un’esplosione di gioia – ha spiegato l’Assessora Doralda Petrillo – e per questo motivo, in qualità di delegata alla Promozione delle Tradizioni Popolari, ho insistito con Mina affinchè questa sua creatura avesse il giusto rilievo in una presentazione non solo per la sua valenza a livello linguistico in quanto ci consente di preservare il nostro diletto che è il nostro albero genealogico linguistico ma soprattutto mantiene salde le nostre radici. Questo libro inoltre ha una grande valenza sociale perché ha consentito un utile scambio culturale, prima attraverso i social ed oggi qui. E tutti noi, amici di Facebook, ci sentiamo un po’ madrine a padrini di questo libro visto che ne abbiamo seguito le diverse fasi gestazionali”.
“Quando ho iniziato a scrivere questi racconti sul gruppo ho capito che rappresentavano per molti un momento di evasione dal difficile momento che stavamo vivendo a causa della pandemia – ha spiegato l’autrice – c’era sempre grande attesa per il racconto successivo ed ho sentito quasi un dovere morale nel proseguire. Sono stata quindi spinta a farne un libro per lasciarne traccia. La memoria di questi racconti – ha proseguito Mina De Luca – mi appartiene profondamente, non ho nessuna difficoltà a ricordare esattamente dove li ho sentiti, chi me li ha raccontati e l’effetto che hanno avuto su di me bambina. Molta importanza ha avuto nella mia vita la figura di mia nonna materna. Nei primi anni della mia vita sono cresciuta con lei, a Contrada Cognole. C’era una comunità nel vero senso della parola, le persone si sostenevano in tutto, anche nei lavori dei campi e quando arrivava il momento di riposarsi lo si faceva tutti insieme, e nemmeno quel tempo veniva sprecato. Ciascuno raccontava delle storie, a volte erano esperienze realmente vissute, altre volte storie fantastiche che un po’ ci intrattenevano e po’ ci spaventavano anche, ma a noi bambini piaceva questo perché volevamo dimostrare di essere grandi”.